Credo
che SEL abbia interpretato la sincera energia di sinistra in questo
paese. Credo anche che Nicola Fratoianni (il dopo Vendola dopo Vendola)
sia una delle facce più fresche ma preparate di una stagione che ha
fatto cadere vecchi frutti avvizziti piuttosto che presentare germogli.
Credo anche che il bastian contrario per missione sia un figuro
abbastanza stufoso del giornalismo nostrano: per esempio leggo Rondolino
contro Il Fatto e le risposte de Il Fatto contro Rondolino e L’Unità e
ogni tanto ho il dubbio che masturbarsi in compagnia sia una rischiosa
ma funzionale pratica per alienarsi dal mondo.
Però questa cosa che a Milano SEL alla fine si sia piegata ad
appoggiare BeppeSala scritto tutto attaccato come vuole il suo
marketing, questa cosa che lo stesso partito che aveva avuto il piglio
di raccontare il vigore gentile di Pisapia quando non ci credeva
nessuno, questo fatto per cui i duri e puri sono i moderatori appena
spretati sacerdoti della mediazione, questa sinistra che non riesce a
non calciare di destro per i goal a porta vuota, un poi mi stinge. Mi
contrae. Mi lascia perplesso, almeno. Ecco.
Perché se è vero che SEL è stato il partito che ha deciso di
tagliare i ponti del governo nel momento più coraggioso, quando ancora
si poteva liberamente fingere di credere che il Partito della Nazione
fosse un inciampo risolvibile in tempi brevi, sapere che oggi quello
stesso partito decide di appoggiare il totem di EXPO per la corsa a
sindaco di Milano mi provoca qualcosa di molto simile al prurito
incazzoso. Perché io davvero voglio capire quale sia il
percorso ritenuto valido per renderci potabile quel Beppe Sala che è
stato l’orsetto pubblicitario di un EXPO venduto in pratiche confenzioni
monouso. Lo stesso EXPO che, guarda caso, Giuliano Pisapia indicava
come inevitabile, quello stesso EXPO che l’opera intelligente di
Nando Dalla Chiesa e la commissione antimafia di esperti (di antimafia,
eh, mica di mafia come quegli altri) ha demolito punto per punto per le
sue lacune organizzative.
Mi piacerebbe sapere, ma davvero, che pensiero sia rimbalzato
in testa a Fratoianni o ai suoi dirigenti lombardi, per convincersi che
davvero il “patto delle primarie” debba essere vincolante anche per
prendere la rincorsa verso il precipizio. Trovare sbavatura di
sinistra nella storia e nel pensiero di Beppe Sala è un po’ come
scommettere sulla verginità degli uomini di chiesa: una questione di
fede fuori da ogni logica di reale possibilità. E avere fede in Beppe
Sala, mi sia concesso questo mio pensiero personalissimo, è un po’ come
credere nella conversione ai diritti di Roberto Formigoni: accadrà prima
che Matteo Renzi si scopra umile piuttosto che Giuseppe Sala riesca ad
indovinare uno slogan qualsiasi che possa accontentare un “sinistro” non
medio borghese milanese.
I dirigenti di SEL, dopo essere riusciti ad allontanare la
candidatura di Civati con tutte le loro forze, dopo aver contribuito al
feticcio per la Balzani, dopo aver perso delle primarie che avrebbe
vinto anche Violante, hanno deciso di rispettare a livello locale lo
stesso patto stracciato a livello parlamentare: contano più gli intenti degli elettori. Una cosa così.
E mi spiace perché lì dentro ci sono le stesse forze che
hanno sostenuto Giuliano Pisapia quando Pisapia davvero non se lo filava
nessuno. Sono gli stessi che hanno provato a raccontare
un’alternativa di governo in Lombardia mentre tutti gli altri giocavano
allo sputo più lungo contro Formigoni. È quel partito che continua a
darsi da fare per raccontare una possibilità piuttosto che concentrarsi
sul marketing dell’opposizione.
Invece ora SEL sta con Sala. E intanto la sinistra dura e pura ripiega su quello stesso Curzio Maltese.
A sinistra del PD, a Milano, si riesce a fare peggio del PD. Poi dici
che basta poco per essere credibili. Pensa te. Nella Milano che credeva
di avere solo mutande arancioni. Buona fortuna. Già.
E buon giovedì.
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