domenica 23 febbraio 2014

Le proposte di Rifondazione per le elezioni amministrative di Perugia


ImageSi è tenuta stamattina una conferenza stampa di Rifondazione di Perugia per illustrare le proposte programmatiche in vista delle elezioni amministrative del comune capoluogo di Regione.
Il Segretario Provinciale Flamini ha dichiarato “I contenuti che offriamo per la ricostruzione della coalizione sono elementi di svolta per affrontare la crisi e le politiche di austerità, Sono particolarmente soddisfatto delle mobilitazioni che hanno caratterizzato il nostro partito nell’ultima settimana con volantinaggi che ci hanno permesso di discutere con i cittadini di Perugia, da quello a difesa del nostro servizio sanitario pubblico, a quello per il rilancio dell’Università, fino a quello di fronte alla Perugina per sostenere le ragioni dei lavoratori”. Sul punto politico il segretario ha proseguito sostenendo che “l’ultimatum del Pd sulle primarie è inaccettabile. Del resto tempi e modi si sono prolungati per le loro beghe interne, altro che tatticismi degli alleati. Le primarie devono essere di coalizione ed è la coalizione stessa a doverne decidere le modalità. Detto questo, sia sugli elementi programmatici che su quelli politici crediamo sia possibile e non rinviabile un percorso comune delle forze politiche e sociali della sinistra perugina. Lavoriamo per verificare patti d’azione politica su programmi e coalizione e per individuare insieme un candidato unico della sinistra alle primarie. In questo senso le primarie sono uno strumento per sancire un cambio di passo. Diversamente sarebbero solo una farsa”.
Il Capogruppo Emiliano Pampanelli ha illustrato alcuni punti fondamentali delle proposte del Prc perugino: “Proponiamo la definizione di piani sociali e del lavoro che permettano alla comunità di uscire dalle proprie insicurezze, determinate dalla crisi, dalla difficoltà nella ricerca del lavoro, di arrivare a fine mese, attraverso un’azione capace di ridisegnare nuovi progetti e processi per l’amministrazione contro il Patto di Stabilità e di favorire modelli di sviluppo fondati sull’economia sociale di territorio. Proponiamo un’idea di socialità, di stato sociale e di cultura che parta dalla riappropriazione  e riuso dei luoghi collettivi e dai beni comuni, che parta dalla valorizzazione e dal rilancio del sistema d’istruzione pubblica a partire dall’Università, che parta dalla difesa della sanità pubblica con al centro la prevenzione. Proponiamo di aderire a “rifiuti zero”, di abbandonare la politica delle grandi opere; proponiamo di riqualificare gli spazi pubblici attraverso l’autorganizzazione popolare; proponiamo l’utilizzo dei beni demaniali ad uso produttivo, reddituale e sociale convinti che sia necessario abbandonare pratiche di ulteriore consumo del territorio come nel caso dei centri commerciali, così come è urgente ridefinire una più equa e giusta tassazione locale; riteniamo importante creare istituti di democrazia partecipativa a partire dal bilancio”.

AMMINISTRATIVE 2014
LE PROPOSTE PROGRAMMATICHE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Le politiche neoliberiste perseguite negli ultimi venti anni e che hanno determinato una delle crisi economiche più grandi a memoria d’uomo, le politiche sbagliate dei governi che si sono succeduti dal 2008 a oggi, in particolare quelli delle larghe intese, che hanno somministrato le stesse ricette causa della crisi sotto il segno dell’”austerità”, sono da considerarsi fallimentari e vanno combattute con fermezza. Soprattutto dagli Enti locali che, in quanto erogatori diretti dei servizi alla persona, sono le vere vittime, insieme ai propri cittadini, dei tagli mastodontici a cui abbiamo assistito con
Perugia, come tutti i comuni italiani, ha subito in questi cinque anni tagli poderosi: da 48 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato nel 2009 si è passati a 24 milioni nel 2013, dimezzando, di fatto, la capacità d’indirizzo delle risorse e quella di governo sociale ed economico del territorio.
La coalizione di CentroSinistra, che ha governato Perugia e l’Umbria in questi anni, ha cercato di tamponare le scelte inique imposte dall’austerità tra mille difficoltà e senza riuscire a trasmettere, o facendolo solo in parte, al “sentire comune” lo sforzo continuo e drammatico messo in campo per non tagliare i servizi e cercare di mantenere un welfare capace di dare risposte a una cittadinanza
Costruire un nuovo CentroSinistra senza partire da questo presupposto non ha senso, non basta più dire che nessuno deve essere lasciato indietro o che non si taglierà la spesa sociale.
Occorre ripartire da Perugia, capoluogo di regione, con una Coalizione che abbia il coraggio di aprire una vera sfida all’Europa della Merkel e alle politiche di austerità e, al contempo, che sappia riorganizzare la macchina comunale, ripensando la gestione economica dell’Amministrazione, potenziare il suo ruolo sociale a sostegno della collettività mettendo a frutto le poche risorse disponibili razionalizzando ancor di più le spese e rendendo più efficienti servizi e organizzazione.
Occorre una visione d’insieme che sappia sviluppare, in tutti gli ambiti amministrativi, un nuovo progetto di città nel segno del lavoro, dei beni comuni, dell’ambiente e del sociale, capace di dare a Perugia un’economia sostenibile e un profilo di alta vivibilità e cultura.
Per fare questo, dobbiamo necessariamente partire da una RIORGANIZZAZIONE COMPLESSIVA DELLA MACCHINA COMUNALE: serve uno scatto in avanti riguardo la riduzione della pianta organica degli apicali e rivedere i parametri di giudizio con cui sono definiti.
Cessare ogni forma di consulenza, alla luce degli eccessi del passato, rappresenta una priorità. Per questo dobbiamo ripensare gli uffici, ampliando le loro funzioni anche in ambiti di pianificazione e indirizzo, rendendoli capaci di mettere al servizio dei cittadini, delle imprese e della città tutta progettazione, supporto tecnico e amministrativo per meglio stimolare le attività produttive, sociali
Occorre una grande azione di semplificazione della burocrazia, che troppo spesso è stata interpretata in modo sbagliato con l’intento di favorire interessi speculativi. Combattere la burocrazia non deve significare allentare le maglie dei controlli che anzi vanno intensificati in tutti i sensi: ambiente, territorio, lavoro. Particolare forza va impiega nel versante della lotta all’evasione, soprattutto per garantire che le politiche di sostegno alle fasce deboli siano effettivamente godute da
Proponiamo un processo di decertificazione in tutti gli uffici e in tutte le attività
L’acquisizione diretta dei documenti tra uffici agevola i cittadini nella presentazione di pratiche e istanze e li libera dal fastidio di dover cercare i documenti depositati in luoghi fisici diversi. Il cittadino non può essere vessato dalla burocrazia e spendere denaro e tempo per produrre documenti che sono già in possesso degli stessi Enti che li richiedono. È necessaria, a tal fine, la creazione di un ufficio che, in ottemperanza alla norma, garantisca un costante e corretto accesso alla banca dati da parte delle unità operative e in più coordini e controlli le attività di decertificazione svolte dagli uffici facendo pesare questi procedimenti anche nelle valutazioni e negli obiettivi del personale.
Le normative che negli ultimi anni si sono susseguite in tema di privatizzazioni, rischiano di trovarci impreparati. Occorre, oggi più che mai, declinare titoli che ancora rimangono senza significato come quello dei BENI COMUNI. Vanno ragionati sistemi nuovi che facciano dei servizi primari come acqua, rifiuti, istruzione, salute e mobilità un laboratorio pubblico di efficienza, innovazione e sviluppo. Non sono più rinviabili scelte come quella dei “rifiuti zero” e della tutela ambientale che sappia garantire il principio precauzionale, inteso come una linea di condotta cautelativa per quanto riguarda le decisioni politiche ed economiche sulla gestione delle questioni scientificamente controverse. Tutte le risorse del pubblico devono essere investite nel pubblico, con particolare riferimento alla scuola, e indirizzate mediante una fattiva parteciapzione dei cittadini, partendo proprio dalle aziende del Comune.
La PARTECIPAZIONE deve essere, allora, uno dei cardini principali su cui sviluppare l’idea di nuova Amministrazione che noi proponiamo. Occorrono nuovi strumenti partecipativi decentrati che non ripropongano vecchi schemi di “controllo politico” ma che invece siano capaci di aprire vertenze su istanze reali dei quartieri e a cui sia riconosciuta la possibilità di incidere sulle scelte dell’Amministrazione. È necessario quindi avviare un percorso che sia in grado di mettere a sistema anche forme reali di bilancio partecipato dove ogni territorio sia in grado di decidere gli interventi
In questo senso, una reale partecipazione può essere il mezzo utile per consolidare l’importante storia di Perugia nel solco dei DIRITTI CIVILI. Potenziare gli strumenti che sono stati all’avanguardia su temi come le unioni civili, il testamento biologico, essere più incisi per affermare il diritto a una sanità laica, pensiamo in particolare a questioni come la pillola ru486 e l’obiezione di coscienza nel campo dell’ivg, rappresenta un punto importante e qualificante dell’azione di
Dobbiamo intervenire dentro la crisi mettendo a sistema tutti gli strumenti possibili per determinare nuovi modelli di sviluppo che invertano il trend negativo dell’economia e che
sappiano consegnare tra cinque anni ai perugini una nuova città che faccia della bellezza, della cultura e del sociale il perno della Perugia che verrà.
In questo senso, dobbiamo ripensare le politiche delle dismissioni favorendo l’utilizzo di spazi pubblici a fini sociali, culturali e produttivi, senza limitarci a quelli comunali ma avviando, dopo una puntuale mappatura delle risorse immobiliari pubbliche esistenti, un confronto con tutti gli Enti
del Demanio Pubblico che offra alla città nuovi e vecchi spazi a oggi inutilizzati.
Proponiamo un PIANO SOCIALE E DEL LAVORO.
Al progressivo impoverimento della maggior parte dei ceti sociali e del crescente stato di difficoltà economica dei cittadini, il Comune di Perugia deve rispondere con politiche in difesa dei servizi e della spesa sociale perseguendo obiettivi di trasparenza, etica, riduzione delle spese nella gestione finanziaria, miglioramento dei servizi erogati e, in prospettiva, di riduzione delle tariffe.
Le politiche di esternalizzazione non sempre hanno prodotto dei risparmi per l’Amministrazione, dobbiamo essere capaci di avviare un’attivita di controllo e verifica di benefici/costi dei servizi e, là dove necessario, invertire la rotta e riportarli in seno al pubblico garantendo comunque tutti i livelli
Occorre riaggiornare la spesa sociale al contesto economico che viviamo e alle nuove esigenze che la crisi ha prodotto, evitando costose sovrapposizioni d’interventi, liberando così risorse per essere in grado di mantenere e implementare i servizi lasciando tuttavia in equilibrio il sistema.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di professionisti autonomi, lavoratori a progetto, freelancer: un popolo di partite iva, piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, costretti a misurarsi con un mercato del lavoro, con sempre meno diritti e garanzie e livelli remunerativi sempre più bassi. A loro l’Amministrazione deve saper rispondere mettendo a disposizione spazi pubblici per avviare progetti di coworking abbassando così costi di gestione che da soli non saprebbero
Il coworking rappresenta, inoltre, un nuovo modello di lavoro intelligente perché mette in relazione professionisti portatori di diversi saperi e culture producendo sinergie positive che possono fare sistema. Un intervento in questo senso dell’Amministrazione è necessario, non solo per aiutare centinaia di giovani lavoratori, ma anche per avviare fattivamente politiche di reinsediamento produttivo e abitativo nel centro storico che porterebbe di conseguenza effetti positivi per le attività
Convinti che in questa fase è importante sviluppare progettualità, a costi ridotti per il Comune, in grado di innescare micro realtà produttive e calmierare i prezzi di prodotti di prima necessità per far fronte alle crescenti difficoltà delle famiglie, occorre avviare il progetto “Terre comuni”. Vogliamo dare in comodato d’uso a singoli cittadini e associazioni e/o cooperative di cittadini costituite a tal fine e in difficoltà economica e occupazionale tutte le aree pubbliche, da quelle agricole a quelle verdi, idonee alla produzione agricola e alla raccolta delle olive. Tale progetto rappresenterebbe per l’Amministrazione uno strumento utile per riqualificare e proteggere le aree in questione sottraendole al degrado e riconsegnandole alla socialità, si configurerebbe anche come una forma vantaggiosa di manutenzione di aree verdi comunali e sarebbe un aiuto importante per coloro che vi sarebbero impiegati dal punto di vista lavorativo e di accesso ai prodotti di prima necessità. La
coltivazione di prodotti ortofrutticoli, la raccolta delle olive e la produzione del relativo olio, sopra descritta, oltre a rappresentare un’utile occasione per restituire aree alla socialità e al decoro urbano nel segno di una gestione “vantaggiosa” del verde, possono diventare un mezzo per sviluppare
Tra le finalità del progetto può esservi, inserita, tra le altre, quella della fornitura di olio e prodotti ortofrutticoli, a costo calmierato e nel segno della “filiera corta” e dei “km 0”, alle mense del Comune di Perugia o ai diversi Gruppi d’Acquisto presenti nel territorio.
Promuovere dunque modelli di produzione virtuosi, in grado si stimolare l’economia cittadina e nuovi modelli di consumo sostenibili che salvaguardino il territorio, accorcino la filiera abbattendo i prezzi e migliorando la qualità dei consumi.
Diventa allora importante potenziare, sempre con politiche di concessione di spazi pubblici e di messa in rete di esperienze virtuose, tali Gruppi di Acquisto e tutte le Associazioni e i piccoli produttori che lavorano nel campo agroalimentare, del biologico e della filiera corta. Queste realtà sono una presenza diffusa nel perugino e dimostrano che esistono importanti margini di abbattimento dei prezzi quando s’interviene sulla distribuzione, accorciandone i passaggi, con un effetto di calmieramento dei prezzi e una significativa ricaduta in termini di qualità dei consumi e di sostegno ai produttori locali. Pensiamo quindi ad un nuovo modello di economia sociale di territorio. La riorganizzazione del sistema commerciale perugino passa anche da qui: serve coordinare le piccole realtà produttive sostenendole con un aiuto fattivo, in termini di spazi e di coordinamento, offrendo opportunità commerciali con l’organizzazione di mercati rionali a tal fine dedicati e che possano trovare nel centro storico un ambiente accogliente dove cadenzare iniziative importanti per far meglio conoscere prodotti e produttori e per riportare l’acropoli al suo ruolo originario di volano della piccola economia cittadina.
Serve un Piano del commercio serio, dove gli uffici comunali siano chiamati a una puntuale elaborazione dei dati così che si possa fare luce sui punti di forza e le criticità del sistema.
Riteniamo che ormai a Perugia, soprattutto in periferia, ci siano troppi centri commerciali, per questo dobbiamo saper invertire la rotta dello sviluppo commerciale dalla grande distribuzione alla
Occorre sostenere le piccole e medie imprese e gli artigiani utilizzando tutti gli strumenti dell’Amministrazione, mettendo in sinergia tutti i soggetti sociali ed economici della città, pensiamo a convenzioni e protocolli con Enti e Confederazioni artigianali e del commercio per il credito, le start up, a un coordinamento costante che sappia indirizzare i fondi europei, nazionali e locali, la fiscalità generale a interventi di riqualificazione della città, capaci di fare economia.
Cessare fattivamente il consumo del territorio recuperando spazi e luoghi esistenti diventa irrinunciabile per cercare nuovi modelli di sviluppo anche nel settore dell’edilizia. Ragionare di “cubatura zero” nel piano regolatore significa anche intervenire in una sua ridefinizione generale avendo il coraggio di mettere mano su ciò che a oggi è previsto e non ancora attuato. Servono invece interventi straordinari di manutenzione stradale, di ammodernamento della rete fognaria e della banda larga, di decoro urbano nelle periferie.
Serve un nuovo PIANO PER IL CENTRO STORICO, partecipato con i cittadini e gli operatori economici, che assuma senza ipocrisia la gravità della situazione.
Abbiamo individuato quattro settori d’intervento: la costituzione di organismi amministrativi e di partecipazione per le politiche del centro storico; la valorizzazione della residenzialità, delle attività culturali, della rete commerciale; la mobilità nella città; la qualità della vita nella città territorio.
Non si tratta esclusivamente di “sicurezza” tema questo che concerne alle forze dell’ordine.
Occorrono serrate politiche di intelligence e di indagine sul territorio soprattutto riguardo le infiltrazioni mafiose. Il Comune, per parte sua, deve lavorare con più impegno rispetto a prevenzione e controllo del territorio.
L’impegno deve essere quello di riportare i cittadini a vivere in centro attraverso un piano di riqualificazione urbana dell’acropoli, così come bisogna incoraggiare l’apertura di nuove attività commerciali attraverso piani di defiscalizzazione e facilitazione all’approvvigionamento delle merci con la creazione di una piattaforma logistica.
Va sviluppata un’azione di ripopolamento del centro storico che individui nelle famiglie e nelle giovani coppie i soggetti di riferimento principali, per potenziare il tessuto economico dell’acropoli e combattere il fenomeno dell’abbandono del centro.
Per fare questo è necessario destinare tutti gli immobili inabitati di proprietà pubblica in locazione.
Occorre un piano di rilancio dei negozi di prossimità e del piccolo commercio in centro, sostenerli attivamente anche con la riduzione o l’esenzione di tasse e tariffe comunali, così come per i cinema
A tal fine, per tutte le attività culturali e sociali del centro dobbiamo:
- Ridurre le spese di affissione in generale e, ove possibile, le imposte sulle insegne per gli operatori cinematografici;
- Realizzare bacheche pubbliche, in sinergia con le proprie società partecipate, a scopo pubblicitario gratuito, in tutte le stazioni del minimetrò, nelle fermate degli autobus prossime al centro, nei parcheggi SIPA;
- Installare totem pubblicitari fissi in punti strategici della città come Piazza Italia, piazza Matteotti, Corso Vannucci, ecc.;
- Garantire alle associazioni cittadine tutti gli spazi pubblici a titolo gratuito, per manifestazioni, incontri e assemblee;
- Istituire un piano di azione condiviso con gli operatori culturali del centro storico, che programmi le iniziative e gli interventi economici, che ottimizzi l’azione del Comune con una visione d’insieme che sappia rispondere a tutte le esigenze dei soggetti culturali
- Distribuire le iniziative culturali della città in modo equo e omogeneo nei vari cinema e teatri, siano esse organizzate dal Comune o soggetti da esso patrocinati e sponsorizzati;
- Farsi promotore di convenzioni con enti pubblici e aziende partecipate per uno sconto sui biglietti o sugli abbonamenti cinematografici;
- Stipulare convenzioni SIPA-CINEMA-TEATRI per la riduzione del costo del parcheggio
- Stilare un nuovo accordo con la Sipa affinché sia reintrodotta la tariffa notturna nei parcheggi intorno alle mura dell’acropoli, per incentivare la fruizione del centro storico ed
eliminare i disagi causati da chi parcheggia in aree non autorizzate;
- Favorire un più amplio utilizzo del minimetrò istituendo, insieme alle società gestrici del servizio, un sistema di bus navetta notturno che, dall’orario di chiusura del Minimetrò fino alle due di notte (in conformità con gli altri sistemi di accesso al centro storico), colleghi in ambo i sensi tutti i maggiori parcheggi della città, compreso il parcheggio di Pian di Massiano, ciò per aumentare la capacità attrattiva del centro storico, la sua fruizione e permettere a chi lo desidera di essere accompagnato, nelle ore più tarde della notte, direttamente al parcheggio.
La candidatura a CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 è una scommessa importante che può ridare a Perugia il lustro internazionale che si è guadagnato nel tempo. La storia di Perugia si lega da secoli con quella dell’Università e oggi più che mai dobbiamo essere capaci di creare una collaborazione fattiva e proficua in grado di far emergere i punti di forza della città in tutti i suoi ambiti: cultura, sociale, economia. Fare della bellezza, in termini di arte, decoro urbano vivacità culturale e vivibilità, l’orizzonte da raggiungere, giocando un ruolo d’innovazione, nella partita
della candidatura, capace di promuovere nuovi modelli di sviluppo economici e culturali in grado di sancire Perugia una città universalmente riconosciuta come internazionale.
Su queste basi e dentro questa idea di città futura, mettiamo a disposizione il nostro impegno per costruire insieme a tutte le forze che ci si riconoscono una nuova fase di governo per Perugia.

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