mercoledì 26 febbraio 2014

M5s: i quattro espulsi preparano un video. E il gruppo si sgretola: una decina pronti a dimettersi dopo il voto degli attivisti

dissidenti m5s

Ieri il processo dell'assemblea dei parlamentari che ne ha decretato l'espulsione, oggi il processo alle intenzioni di Beppe Grillo. Nulla è risparmiato ai quattro senatori del Movimento 5 stelle che i diarchi stellati hanno deciso di espellere dal proprio gruppo parlamentare.
"Si terranno tutto lo stipendio, 20.000 euro al mese fanno comodo", scrive senza alcuna pezza d'appoggio l'ex comico, dando fiato alle trombe di una denigrazione che vuole distogliere l'attenzione dalla certificazione del reato d'opinione nelle regole interne del Movimento. E invita a confermare "il verdetto della assemblea, così noi siamo un pochino meno ma molto, molto più coesi e forti". Parole che hanno scatenato l'indignazione di molti. Ivan Catalano scrive che "La superficialità con cui si usa la motivazione dei soldi, che è argomento unico e principale, nei discorsi dei colleghi parlamentari, denota il voler tenere sotto il tappeto le reali critiche che ci sono e che vengono palesate". Walter Rizzetto sintetizza: "Beppe, 20mila euro? Informati sulle buste paga almeno. Guarda i rendiconto dei 4 e di altri. Metterla solo sui soldi è la vera cazzata".
"Siamo sereni", ripetono Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Orellana. Ma si percepisce il clima da caccia alle streghe: "Scusaci, ma oggi non parliamo con la stampa, qualunque cosa diciamo, anche per il solo fatto di dirla, verrebbe usata contro di noi".
Così si sono chiusi negli uffici del Senato e stanno preparando un video. Un filmato da condividere sui social network, nel quale parleranno direttamente a quella "rete" che ha in mano il loro destino, per non essere tacciati d'intelligenza col nemico quella stampa "asservita e padronale che vuole distruggere il Movimento". Ha iniziato Orellana, uomo mite e pacato, postando un filmato mite e pacato di due minuti in cui spiega chi è e qual è la sua storia nel Movimento. Una tentativo di risposta flebile, serve altro. Così si sono chiusi in una stanzetta, per studiare una contromossa a metà fra un attacco a tutto campo e un testamento della loro esperienza da movimentisti.
Ma i toni del post di Beppe hanno provocato una slavina. "Io con questa roba non ho nulla a che fare, voglio andarmene da questa follia", sbotta un senatore, gli occhi lucidi. Lui e una sette, otto, forse una decina di suoi colleghi hanno deciso: "Un minuto dopo la ratifica dell'espulsione ci dimettiamo, questa schifezza è un Soviet, non il Movimento che abbiamo conosciuto". Un numero preciso non è ancora prevedibile, ma sono molti che dicono senza mezzi termini che "ormai è certo, non si torna indietro".
Il deputato Ivan Catalano parla di "Grande Fratello", il collega Manlio Di Stefano non fa nulla per smentirlo, con un post su Facebook che richiama sensazioni e sapori di altre epoche - poco felici - dell'italica storia: "Abbiamo bisogno di essere come la testuggine spartana, ognuno di noi deve sentirsi protetto dal compagno al suo fianco. In questi undici mesi ho sempre sentito, nei momenti fondamentali, una spada conficcarsi al mio fianco. Questo non è più tollerabile. Fate la vostra scelta. In alto i cuori!".

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