Di fronte all‘attuale crisi dei profughi l’Europa vacilla, vittima del proprio egoismo. E’ una gara a chi è più menefreghista e squallidamente leghista. I britannici scaricano sui francesi, i francesi sugli italiani. All’interno di questi ultimi, i governatori leghisti di Lombardia, Veneto e Liguria declinano ogni responsabilità e scaricano su Sicilia, Calabria e Puglia. Che avvenire c’è per un continente segnato da personaggi del genere, privi di ogni senso di solidarietà e coesione? Evidentemente nessuno. Abbiamo l’ennesima dimostrazione dell’inutilità e del totale fallimento dell’Europa attuale. Ma anche di quello dell’Italia percorsa dalle pulsioni leghiste e razziste.
Perché le televisioni si ostinano a fungere da megafono alle ‘teorie’ di un individuo neanderthaliano come Salvini? Probabilmente perché i cosiddetti manager, pagati profumatamente a spese della collettività, del servizio ‘pubblico’ dell’informazione, ma anche quelli di quello privato, ritengono che il primitivo leader tribale dei sedicenti padani, che oggi mira a farsi portavoce delle frustrazioni e delle paure dell’italiano medio di ogni latitudine, incarni paranoie e inquietudini diffuse.
In tal modo, ancora una volta, radio e televisione violano il proprio mandato educativo, in attuazione e diffusione dei valori costituzionali, e servono invece da tramite per l’Italia peggiore, quella priva di futuro. Un po’ come la “Radio delle mille colline” che fu tra i principali protagonisti del genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati in Ruanda.
Non siamo evidentemente ancora a questo punto, ma la direzione è quella. Non c’è alternativa all’accoglienza. Quest’ultima del resto mette alla prova una società e una politica gravemente malate. Senza la corruzione dei Buzzi e dei Carminati e dei loro sponsor politici, da Alemanno ai capibastone del Pd, molti più migranti e richiedenti asilo si sarebbero potuti accogliere, meglio e con molta minore spesa.
Parole sensate le sta dicendo la Chiesa, soprattutto da parte di Papa Francesco. Ma le parole non bastano. Occorre che la Chiesa metta a disposizione immediata dei rifugiati e richiedenti asilo tutte le proprie strutture: chiese, conventi e quant’altro. Come pure che fornisca, com’è stato chiesto da Alessandra Ballerini, Don Ciotti ed altri, i visti ai migranti e ai rifugiati che consentano loro di aggirare il disumano sistema di Dublino, rincongiungendosi con i propri familiari in attuazione di un diritto umano fondamentale.
E’ ora di fermare la macchina dell’odio e della paura immotivati. Fanno bene il deputato Chaouki e SEL a denunciare Salvini per istigazione all’odio razziale. I giuristi democratici saranno al loro fianco come finora sono stati in prima fila nel denunciare chiunque si sia reso colpevole di un tale gravissimo reato.
Per risolvere il problema dei richiedenti asilo, che fuggono da situazioni di guerra e degrado in buona parte determinate dalle scelte folli dell’Occidente (vedi Libia) ci vogliono calma, intelligenza e umanità. Non certo le sparate degli incompetenti, da Maroni che invoca il blocco navale, alla Mogherini che, con l’Europa, come rivelato dal Guardian, vaneggia di attacchi militari ai trafficanti.
Uno Stato, e tanto più un’Unione stabilita su base continentale, dimostrano di essere tali nel momento in cui sono capaci di affermare essenziali valori di solidarietà e dignità umana, evidentemente affermati con grande chiarezza sia dalla nostra Costituzione (art. 2) che dai Trattati europei. Altrimenti, come purtroppo pare, si tratta solo di un’accozzaglia di individui in preda all’isterismo, alla paranoia e all’egoismo esasperato, premessa inevitabile del caos e della guerra di tutti contro i tutti. Mentre il singolo è sempre più abbandonato a se stesso e alle proprie paure a volte irrazionali, i soliti furbetti si riempiono le tasche a spese della collettività. I concetti fondamentali di bene comune e spazio pubblico si offuscano sempre di più. Un destino tremendo, cui ci sta condannando il neoliberismo che scatena i veleni del razzismo e della violenza.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua