martedì 23 giugno 2015

Obiettivi (s)centrati: la sinistra in Umbria


di Jules Winnfield
 Le recenti elezioni regionali in Umbria, vinte con qualche difficoltà da Catiuscia Marini, consegnano alla sinistra umbra un quadro desolante e, per certi versi, degno di una farsa da basso impero. Tutti hanno pensato al loro pezzettino, e tutti hanno perso. Game over. Sull’analisi complessiva del voto umbro, sulla crescita esponenziale delle destre, sul dilagare dell’astensionismo, sulla perdita di consensi alla Marini, torneremo in altre occasioni. Del resto ai mitici flussi elettorali ci hanno già pensato il presidente dell’Aur Claudio Carnieri e il professor Bruno Bracalente, del Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell’Università di Perugia. A noi interessa dire la nostra su quanto è successo a sinistra. Ne daremo una nostra libera valutazione, certamente non esaustiva e completa. Ma questo, come noto, ça va sans dire.
Partiamo dalla cosiddetta sinistra Pd, che se non altro non si è dovuta misurare con l’amletico dilemma (figlio di una legge elettorale presidenzialista e maggioritaria modificata e peggiorata all’ultimo minuto e sulla cui legittimità dovrà addirittura esprimersi la Corte Costituzionale) se stare o non stare con la Marini: riesce ad eleggere un consigliere regionale, tra l’altro a Perugia, ma resta fuori dalla Giunta. Due ex segretari regionali della Cgil, uno consigliere regionale uscente, l’altro che si è candidato ancora in carica e nel silenzio generale (sì lo sappiamo, c’è lo statuto, la decadenza automatica, etc.), non riescono ad entrare in consiglio. Per quest’ultimo, forse, e ribadiamo forse, lo slogan “sempre dalla stessa parte” stando in lista con il Pd e a sostegno della Marini, che in direzione nazionale ha votato a favore del Jobs Act, deve aver causato un po’ di confusione nell’elettorato. Ma tant’è. Primo obiettivo (s)centrato della sinistra.
Passiamo alla lista “Umbria più Uguale”, lista composta da Sel, da esponenti di liste civiche facenti capo al sindaco di Gubbio Stirati e da La Sinistra per l’Umbria. Bene. Sel, invece di proseguire l’esperienza de L’Altra Europa, ha preferito rompere in Umbria l’unità raggiunta alle elezioni europee e stare in coalizione con il Pd. La lista alla quale hanno lavorato i vendoliani nostrani, per certi versi inedita e realizzata in zona Cesarini, si è subito caratterizzata, anche grazie alla spinta degli eterni “uscenti” (dal consiglio, dalla Giunta, da Rifondazione), per la magnificazione commovente dell’operato della precedente Giunta Marini. Centro-sinistra o muerte. Non solo. Il sostegno alla Marini è stato giustificato dalla necessità di “un percorso aggregativo delle sinistre umbre” per battere le destre. Ancora con questa storia? Una battuta sul nome della lista, che tanto ci ricorda “La Fattoria degli Animali” di Orwell. Uno o è uguale, o è diverso. Che significa “più uguale”? Ci sarà sfuggito qualcosa visto che non siamo più uguali, ma solo normali. Detto questo, il consigliere è stato eletto. Trattasi dell’attuale presidente del consiglio comunale di Gubbio molto vicino al sindaco Stirati (ex Pd? ex PSI?), il cui risultato di preferenze personali è stato decisivo per il raggiungimento del quorum. Le prime dichiarazioni del neoconsigliere civico di Gubbio, riportate dal sito trgmedia.it, non lasciano dubbi: “Sarò il rappresentante in Consiglio regionale per questo territorio. Questa città è stata trascurata per 5 anni nonostante vi fossero due consiglieri. Vicende come l’addio di “Don Matteo” o il no all’Alberghiero non si devono ripetere. E se dovessero ripetersi ci sarebbero ripercussioni politiche”. Più chiaro di così. Ma non finisce qui. I nostri, dopo tutti gli sforzi fatti per presentare un progetto «autonomo, critico e combattivo» all’interno del centro-sinistra, non si sono visti riconoscere un proprio rappresentante nella nuova Giunta Marini, tra l’altro ufficializzata sabato. Sel e “gli uscenti” restano a bocca asciutta. Sinistra capolavoro: secondo obiettivo (s)centrato.
Veniamo infine a L’Umbria per un’altra Europa. Anche qui una battuta sul nome della lista, davvero uno scioglilingua molto simile ad una dichiarazione d’intenti. Del resto nome e simbolo de L’Altra Europa non potevano essere usati per l’assenza di Sel. Ma il richiamo all’esperienza della lista Tsipras ci dice comunque che il tentativo è stato quello di mettere in piedi anche in Umbria un processo autonomo della sinistra antiliberista, alternativo al Pd e al centro-sinistra. Candidato e lista sono stati il frutto di scelte democratiche all’interno dell’assemblea regionale dopo un percorso di costruzione programmatica dei comitati nei territori. Tutto liscio quindi? Macchè. I problemi, manco a dirlo, si sono presentati nella discussione per la candidatura a Presidente, nonostante l’elezione, andando in solitaria, fosse davvero una chimera. Potere dei sondaggi. Comunque, da una parte un pezzo della sinistra sindacale Cgil, forse per ritagliarsi un ruolo rispetto alla riapertura della discussione sugli assetti interni dovuta alla candidatura e conseguente decadenza del segretario generale, insieme ai soliti e ben noti pseudo intellettuali di provincia peruginocentrici, degni eredi del minoritarismo sessantottino orizzontale, si sono saldati, anche qui, in un’inedita alleanza tutta ancora da capire e hanno tentato di trasformare L’Altra Europa Umbria nel primo laboratorio nazionale di una “coalizione sociale” da candidare alle elezioni (nonostante Landini un giorno sì e l’altro pure tenti di chiarire all’opinione pubblica che la coalizione sociale non è un partito); dall’altra singoli, provenienti dai comitati territoriali, soprattutto indipendenti e appartenenti a Rifondazione comunista, hanno proposto di continuare sulla strada della costruzione della casa della sinistra e dei democratici aprendo a nuove possibili alleanze con soggettività politiche in rotta col Pd. Apriti cielo. Sono partite “le analisi del sangue” e accuse di contaminazione del progetto originario. Veti incrociati e passi indietro si sono sprecati. Risultato? L’Umbria per un’altra Europa, nonostante un ottimo candidato Presidente e un vero programma di svolta, non è stata percepita come una proposta credibile di governo. Non ha poi aiutato l’incertezza della dimensione nazionale, incapace di dare visibilità ed omogeneità alle liste di sinistra d’alternativa nelle varie regioni. Nonostante tutto, però, qualche sindacalista è già stato confermato nel suo ruolo, così come qualche professore continua a dilettarsi nel fare le analisi del voto. Tanto per loro non cambia niente. Si è invece persa una grande occasione ed è soltanto grazie alla competenza e all’abnegazione del candidato Presidente, della lista e delle tante e tanti che credono nella costruzione di una sinistra antiliberista unitaria e plurale che è ancora possibile andare avanti e non dover ricominciare tutto daccapo. Detto questo, però, terzo obiettivo (s)centrato della sinistra.

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