Il dato più preoccupante del recente incontro del G7 è la promessa di realizzare in tempi brevi il Ttip, come ha rassicurato la cancelliera Merkel, ormai unica voce in rappresentanza dei Paesi europei, che non a caso per fare un piacere a Obama non ha dimenticato di minacciare un inasprimento delle sanzioni alla Russia, colpevole di aver violato la sovranità dell’ Ucraina quando tutti ormai sanno il gioco sporco che Usa e Ue hanno fatto e stanno facendo in quella regione. Se non fosse per l’irrilevanza di queste riunioni annuali, che non fanno altro che ribadire progetti e decisioni prese in altri contesti molto meno pubblicizzati, si potrebbe relegare il tutto all’ennesimo carrozzone messo in piedi dai Paesi più industrializzati, su impulso e direzione degli Stati Uniti che escludono i Brics dalle loro riunioni, non abbastanza ligi alla visione del mondo che hanno a Washington, e ora anche la Russia.
La cancelliera Merkel ha promesso a Obama di concludere le trattative sul Ttip entro la fine di quest’anno. Il Transatlantic Trade and Investment Partnership, o preferibilmente Trattato transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, è un trattato di libero scambio che serve a modellare l’economia e il commercio europeo a immagine e somiglianza di quello statunitense. Ad una prima lettura superficiale può apparire sorprendente che la Germania, il Paese che di fatto guida l’Unione Europea imponendole l’austerity e il modello economico tedesco, possa aderire ad un Trattato che distruggerebbe il vantaggio competitivo che ha accumulato in questi anni a discapito dei Paesi dell’Europa del Sud. Non lo è poi tanto, se si considera che la Germania stessa commette un suicidio per la sua politica commerciale, quando continua ad applicare sanzioni economiche nei confronti della Russia, uno dei suoi partner commerciali più importanti. La dichiarazione della Merkel è dunque la conferma che l’Unione Europea non è che una periferia nella quale gli Usa possono far valere i propri interessi politici e commerciali. Il Ttip è l’ultimo passo per l’abdicazione della sovranità degli Stati europei e la nascita di un’unica area commerciale dominata dall’egemonia di Washington. I cittadini europei e italiani, ne sanno ancora ben poco perché su questo trattato e i suoi contenuti è stato mantenuto il più stretto riserbo. I documenti sulle trattative sono trapelati solo grazie al contributo di Wikileaks. Se avessimo atteso che le autorità europee e americane rendessero possibile l’accesso ai documenti avremmo dovuto attendere 30 anni, un tempo giudicato sufficientemente lungo dal capo delle negoziazioni dell’Ue Ignacio Garcia Bercero, che ha ribadito il suo impegno alla controparte americana a non diffondere in alcun modo il contenuto delle trattative.
Perché imporre la segretezza su un accordo che cambierà completamente l’assetto del commercio europeo e la sua economia? Chi è il vero beneficiario di questo trattato? I documenti descrivono un mercato senza più barriere e controlli, quella liberalizzazione totale che darebbe alle corporation americane l’opportunità di esportare le loro merci nei mercati europei, senza tutte quelle regolamentazioni che oggi ostacolano il commercio Europa-Usa. Il vantaggio dunque è solo americano. Quale sarebbe però l’impatto per le nostre economie? Forse è questa segretezza che ha spinto il Presidente dell’Europarlamento Martin Schulz a sancire che non deve esserci né voto né dibattito sul Ttip, suscitando forti tensioni nell’aula plenaria che ancora una volta dimostra un grave deficit democratico delle istituzioni europee.
Aumento della disoccupazione
La storia recente insegna che gli accordi di libero commercio sono svantaggiosi per i Paesi che hanno più protezioni a livello salariale o diritti più solidi in materia di legislazione del lavoro, e vantaggiosi per chi ha deregolamentato il mercato del lavoro. Una volta che il Trattato entrerà in vigore, le imprese potranno aprire sedi in tutte le aree interessate dall’accordo ed essere trattate allo stesso modo delle imprese locali. Lo Stato in questo modo perde il potere di porre delle condizioni di entrata al suo mercato e non può regolamentare l’apertura di imprese straniere, che avranno lo stesso trattamento di quelle locali. Il mercato europeo e quello statunitense hanno ancora profonde differenze; il primo ha costi del lavoro più alti e sindacati più forti; il secondo ha costi del lavoro più bassi e una protezione sindacale molto più debole. E’ quindi facile immaginare che la creazione di un’unica area di libero scambio, incentivi la migrazione di imprese europee sul suolo americano, attratte da costi più bassi. Sarebbe una riedizione del fenomeno della delocalizzazione di imprese europee verso l’Europa dell’Est e l’Asia, con gli Stati Uniti come nuovo mercato di riferimento e un conseguente aumento della disoccupazione interna per i Paesi che subiscono la chiusura delle imprese locali.
G7, il Ttip e la fase suprema della globalizzazione – Seconda parte

Sicurezza alimentare e ambientale
Gli standard europei sono decisamente più alti anche in questo settore. Circa il 70% dei cibi industriali nei supermercati americani contengono Ogm, mentre in Europa, nonostante il lobbysmo delle multinazionali verso la Commissione Europea, ci sono norme molto più restrittive. Il Ttip sarebbe il cavallo di Troia perfetto per portare gli organismi geneticamente modificati sulle nostre tavole, e corporation come la Monsanto avrebbero il modo di dominare completamente il mercato dell’agricoltura europeo. L’industria delle biotecnologie in Europa sta lavorando a stretto contatto con quella statunitense proprio per aumentare la diffusione di Ogm nel mercato alimentare europeo. Con le norme attuali circa il 40% dei cibi americani non potrebbe essere venduto in Europa, a causa delle restrizioni sugli interferenti endocrini che vengono utilizzati ad esempio nelle carni americane, sottoposte ad un trattamento a base di ormoni della crescita oppure trattate con cloro; una procedura espressamente vietata dall’Ue nel 1997.
Privatizzazioni
Cosa non è stato ancora toccato dalle privatizzazioni? Attualmente la sanità pubblica non è ancora stata privatizzata, anche se le politiche di tagli al bilancio l’hanno fortemente indebolita. Le compagnie assicurative americane che controllano la sanità americana, vedono nell’Europa un importante mercato di sbocco e il Ttip rappresenta l’occasione attesa da tempo per sostituire i servizi pubblici sanitari europei. La logica è quella del business: al monopolista pubblico che ha esigenze e interessi diversi, si sostituisce l’oligopolio privato che vuole fare profitti. Sono interessate a questa dinamica anche le compagnie dei trasporti aerei, ferroviari e marittimi le quali dovrebbero essere vendute a compagnie private transnazionali che in questo modo potrebbero gestire i servizi strategici essenziali dei Paesi europei.
Multinazionali superiori agli Stati nazionali
Questa forse è la parte più grave e inquietante. Negli accordi di investimento bilaterali esiste una clausola specifica che consente di mettere su un piano giuridicamente uguale o addirittura superiore le corporation rispetto agli Stati stranieri. Si tratta dell’Isds (Investor-State Dispute Settlement), ovvero la risoluzione delle controversie tra investitore e Stato, uno strumento già presente nel trattato di libero scambio nordamericano (Nafta). Invocando questa clausola, le multinazionali avrebbero il potere di trascinare gli Stati in tribunali internazionali per esercitare una richiesta di danni contro quelle nazioni che non hanno permesso la vendita dei loro prodotti sul proprio territorio. Una situazione che ha dovuto fronteggiare il Canada alle prese con ricorsi di corporation straniere che si sono appellati a questo strumento. Usa e Ue stanno trattando per inserire questa procedura nel Ttip, e l’impatto di questa misura potrebbe essere devastante non solo per la sovranità degli Stati, che si troverebbero alle prese con i ricorsi (costosi) delle compagnie straniere, ma anche per i sistemi giuridici nazionali che verrebbero sottoposti al giudizio di tribunali internazionali. Non sarà neppure necessario passare prima per il giudizio di un tribunale nazionale, in quanto questa procedura consente alle corporation di scavalcare le giurisdizioni nazionali e ricorrere direttamente al giudizio dei tribunali internazionali, spesso espressione di corti fittizie patrocinate dagli avvocati delle stesse compagnie che ricorrono in giudizio. Non è difficile immaginare che questi tribunali sosterranno le ragioni delle compagnie transnazionali a discapito di quelle degli Stati nazionali.
In conclusione, il Ttip non è solo una manifesta sottomissione degli interessi europei alla politica estera e commerciale statunitense, ma una definitiva trasformazione dello Stati che compongono l’Europa, che saranno completamente privati della loro sovranità in ambito economico, come già con l‘ euro sono stati privati della loro sovranità monetaria. Il Ttip è, insomma, la fase suprema della globalizzazione.