giovedì 25 giugno 2015

Addio Fassina, Ferrero (Prc): “Da oggi Noi, Possibile, Sel e Altra Europa…”


Addio Fassina, Ferrero (Prc): “Da oggi Noi, Possibile, Sel e Altra Europa…”


di Lucia Bigozzi - intelligonews.it -
La sveglia deve suonare a luglio. Paolo Ferrero, segretario del Prc, il giorno dopo l’addio di Fassina al Pd scandisce l’agenda del processo unitario che deve portare alla Costituente della sinistra. Nella conversazione con Intelligonews, spiega come e perché ciò che è in costruzione “ambisce a diventare forza di governo alternativa all’asse neo-liberista Merkel-Renzi”. Ma ne ha anche per il Pd a trazione renziana…
Dall’addio di Fassina al Pd all’approdo a Possibile. Qual è il ruolo politico della nuova forza civatiana? E’ destinato all’opposizione o si candida al governo del Paese?
 
«Le scissioni, le uscite dal Pd che si sono verificate, positivamente trovano un punto di aggregazione in Possibile, in coloro che sono attorno a Cofferati, Fassina e altri. Prima considerazione: non c’è dispersione ma un punto di aggregazione a questa funzione.  Credo che tra Possibile, Sel, Rifondazione Comunista, Altra Europa, occorra lanciare un processo di costruzione di un soggetto politico, sapendo che ognuno è un pezzetto e che bisogna costruire insieme un processo unitario e che le forze in movimento devono lanciarlo: ma deve essere un processo aperto – una testa un voto – e soprattutto deve essere rivolto a coloro che non stanno in alcuna aggregazione politica. E’ un progetto politico che si candida al governo, nel senso di un governo che esca dalle politiche di austerità e dalle politiche neo-liberiste, come stanno facendo Siryza in Grecia e Podemos in Spagna. Centrodestra e centrosinistra sono uniti nella condivisione di politiche neo-liberiste e di austerità, tanto è vero che la Merkel, Renzi e gli latri sono tutti appassionatamente sullo stesso treno. Il processo che costruiremo è quello di una sinistra che si candida a governare su un impianto alternativo a quello attuale, che sta producendo disastri»
Lei ritiene possibile una confluenza del suo partito in Possibile?
«E’ evidente che no… No, nel senso che un processo unitario è lanciato da tutti ed ha caratteristiche che vanno al di là di ogni singola parte che si è messa in movimento. Diciamo così: un processo unitario si basa sul riconoscimento; uno direbbe: ‘io Tarzan, tu Jane’. C’è chi mette al centro i diritti civili, chi i diritti sociali, chi ha provenienze liberali, socialiste, comuniste, ambientaliste: in qualche modo si tratta anche di unire i diversi filoni culturali della sinistra. Insomma, un processo in grado di riconoscere, nominare tutte le parti che lavorano alla sua composizione per costruire una cosa che sia più grande e diversa dalla somma delle parti. Il processo unitario è pre-condizione per il vero obiettivo che è un processo costituente ampio e l’unità serve a dar vita a un processo costituente».
 Fassina ha parlato della presentazione del suo progetto il 4 luglio, sul sito di Possibile si indica ottobre. Quale deve essere la tempistica?
«È ovvio che una cosa sono le date dei singoli movimenti, le singole parti – ad esempio Fassina farà il primo incontro il 4 luglio, domenica scorsa lo ha fatto Civati, noi riuniremo la direzione di Prc il 3 luglio, Sel farà una iniziativa il 10 o l’11 – ma sui tempi della costruzione unitaria, io penso che bisogna cercare di essere rapidi nella partenza. Il processo deve essere una Costituente che dura nel tempo ma secondo me è necessario dare un segnale entro il mese di luglio». 
Civati ha detto che è stato l’elettorato di sinistra a provocare di fatto questa scissione dal Pd non i parlamentari che se ne sono andati. Significa che il mandato degli elettori è stato tradito o che sono i singoli parlamentari non si riconoscevano più nel Pd renziano?
«Sono vere entrambe le cose. E’ vero sia che, palesemente, l’elettorato di sinistra e l’elettorato popolare, quello degli insegnanti, dei lavoratori, cioè fasce di elettorato che avevano in qualche modo affidato le loro speranze al Pd, si sono sentiti presi in giro; quindi hanno abbandonato e lo si vede nei numeri del consenso. Tanto per capirsi: il Pd non lo ha abbandonato Marchionne…Parallelamente c’è la considerazione di Fassina che considero corretta e cioè che Renzi non è nient’altro che il portare a coerenza l’impianto sbagliato del Pd di Veltroni del Lingotto. Fassina notava come Bersani sia stata una parentesi, non Renzi. In questo, il Pd di Renzi svela la sua vera essenza che è quella di un partito liberale moderato, tutto interno alle politiche neo-liberiste e non ha alcuna caratteristica di sinistra. Se si vuole, sembra un ritorno all’800 dove votavano solo le classi dominanti e anche lì c’era una destra borghese e una sinistra borghese, ma tutto questo non aveva nulla a che fare con il popolo; queste due espressioni di destra e sinistra non erano uguali, ma non cambiava nulla per quanto riguarda il rapporto con il popolo. E’ esattamente la situazione di oggi e la Costituente della sinistra è molto simile a quello che fece il nascente movimento socialista, ovvero portare le istanze del popolo dentro la politica, evitare che il problema del popolo fosse solo un problema di ordine pubblico e che diventasse, invece, la questione sociale, cioè una questione politica. Finora hanno lavorato ad espellere le istanze popolari dalla politica e dalla democrazia e il modo in cui trattano il governo Tsipras è evidente: viene sbeffeggiato e non vengono assunte le cose che propone perché ritenute impensabili e indicibili dentro quell’orizzonte. In questo senso, la Costituente della sinistra è anche una rifondazione della politica e della democrazia. Sul piano antropologico è il passaggio dalla passività al protagonismo delle persone: è questo il nodo di fondo. La Costituente della sinistra è questo o non è».

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