domenica 28 giugno 2015

Medjugorje, la fabbrica delle sante illusioni di Giancarlo Bocchi, Il Manifesto

Altro che miracoli. Estremismo cattolico guerresco e un giro d’affari da 3 miliardi di euro. Il ruolo dei «francescani con il Rolex» e lo spettro delle pulizie etnico-religiose dietro il business delle apparizioni in Erzegovina. Che ora papa Bergoglio si prepara a smontare

 


Alla fine della guerra, nel dicem­bre del 1995, la Bosnia era com­ple­ta­mente distrutta, senza più atti­vità pro­dut­tive, con strade e infra­strut­ture in rovina e gran parte della popo­la­zione senza lavoro. Una sola atti­vità aveva ripreso a maci­nare utili a ritmi ver­ti­gi­nosi, la fab­brica di mira­coli e appa­ri­zioni della Madonna di Med­ju­go­rje, che in breve tempo era tor­nata a essere una miniera d’oro.
Dopo il san­gui­noso con­flitto che aveva pro­vo­cato 100 mila morti, fatto tre­mare i governi euro­pei e aperto una ferita nel mondo tra i cre­denti di diverse reli­gioni, migliaia di cat­to­lici, soprat­tutto stra­nieri, si accal­ca­vano a Med­ju­go­rje per incon­trare i veg­genti e atten­dere l’apparizione della Gospa (la Madonna) che, in quei luo­ghi dila­niati dal feroce nazio­na­li­smo croato cat­to­lico, veniva incre­di­bil­mente chia­mata «la Regina della pace».
Alla fine della guerra erano anche resu­sci­tati i fan­ta­smi di un ango­scioso pas­sato, che aveva visto pro­ta­go­ni­sti pro­prio i fran­ce­scani di Bosnia e Croa­zia, l’Ordine che gestiva il tem­pio di Med­ju­go­rje. Tem­prati e indu­riti da una guerra reli­giosa che durava da cen­ti­naia di anni, prima con­tro l’avanzare della chiesa orto­dossa e poi con­tro l’impero otto­mano e il dif­fon­dersi della reli­gione musul­mana, con il dit­ta­tore usta­scia Ante Pave­lic, alleato di fasci­sti e nazi­sti, ave­vano par­te­ci­pato alla puli­zia etnico-religiosa, alle con­ver­sioni for­zate, alle depor­ta­zioni, alle stragi e per­fino al geno­ci­dio nel campo di ster­mi­nio di Jase­no­vac dove furono eli­mi­nati almeno 600 mila jugo­slavi, serbi, ebrei, rom e dis­si­denti di altre etnie.
Era pro­prio un frate fran­ce­scano, Miro­slav Fili­po­vic, detto «il satana nero», il coman­dante delle squa­dre della morte del campo. Con­dan­nato a morte nel 1946 per i cri­mini com­messi, chiese di vestire per l’ultima volta il saio prima di essere fuci­lato. Con l’inanità com­plice del Vati­cano che rice­veva addi­rit­tura dele­ga­zioni di usta­scia e cri­mi­nali di guerra, «tutte le strut­ture del cat­to­li­ce­simo croato (sosten­nero) un geno­ci­dio dalle esclu­sive con­no­ta­zioni reli­giose, e i più col­piti furono gli sci­sma­tici serbo-ortodossi», ha scritto lo sto­rico Marco Aure­lio Rivelli.
Pro­prio in Vati­cano inven­ta­rono la “gri­sella”, più nota come “rat line”, la corda che, col­le­gata alle sar­tie, per­mette ai topi la salita fino alla cima degli alberi dei velieri, l’ultimo rifu­gio durante un nau­fra­gio. Il cen­tro ope­ra­tivo della “rat line” era un mona­stero croato, San Giro­lamo degli Illiri, a poca distanza dai palazzi vati­cani. Attra­verso quella via sfug­gi­rono alla giu­sti­zia, nascon­den­dosi in Sud Ame­rica, Stati Uniti e Medio Oriente, cri­mi­nali nazi­sti e fasci­sti con in testa Ante Pave­lic. Anche il mas­simo espo­nente del clero cat­to­lico croato, Alo­j­zije Ste­fi­nac, restò in silen­zio davanti all’orrore e anzi assi­curò ad Ante Pave­lic «sin­cera e leale col­la­bo­ra­zione», tanto da meri­tare l’appellativo di «arci­ve­scovo del genocidio».
Con­si­de­rato una vit­tima del governo comu­ni­sta jugo­slavo, anzi­ché un soste­ni­tore dei fasci­sti usta­scia, fu bea­ti­fi­cato da Papa Woj­tyla. Ma lo sguardo obli­quo del papa aveva un’altra pos­si­bile spie­ga­zione. La bea­ti­fi­ca­zione dell’«arcivescovo del geno­ci­dio» aveva per­messo al Vati­cano di rien­trare in pos­sesso delle pro­prietà immo­bi­liari che nel dopo­guerra il regime comu­ni­sta aveva seque­strato alla chiesa.
Il governo jugo­slavo aveva chiuso e seque­strato anche il mona­stero fran­ce­scano di Siroki Bri­jeg, roc­ca­forte ideologico-religiosa del movi­mento usta­scia e ful­cro spi­ri­tuale dei cat­to­lici d’Erzegovina durante la seconda guerra mon­diale. Ma non aveva potuto impe­dire che intorno a quel luogo con­ti­nuasse a ruo­tare l’estremismo secessionista-nazionalista francescano.
Senza cono­scere la con­torta e impres­sio­nante sto­ria dei fran­ce­scani di Croa­zia, è dif­fi­cile discer­nere, anche solo nei con­torni, un feno­meno religioso-politico-economico come la fab­brica delle appa­ri­zioni di Med­ju­go­rje. Pro­prio in Erze­go­vina la comu­nità cat­to­lica era la più com­patta e nume­rosa dell’interna nazione e devo­tis­sima ai fran­ce­scani. Costoro a metà degli anni ’70 erano entrati in con­flitto con i ver­tici della Chiesa per delle pro­prietà immo­bi­liari delle par­roc­chie nella loro giu­ri­sdi­zione, pro­vo­cando un con­tra­sto insa­na­bile con la dio­cesi di Mostar (che ha la giu­ri­sdi­zione su Med­ju­go­rje). A quel momento risal­gono i primi segni del più ampio pro­getto delle appa­ri­zioni. Ven­nero tro­vati rosari di fab­bri­ca­zione sco­no­sciuta in vari luo­ghi intorno a Med­ju­go­rje, che i fran­ce­scani defi­ni­rono segni pre­mo­ni­tori o mira­co­losi.
Si arrivò così al 24 giu­gno 1981. Sei gio­vani e ado­le­scenti del posto, acco­mu­nati da vin­coli di paren­tela, dis­sero di aver visto «una figura fem­mi­nile lumi­nosa sul sen­tiero che costeg­gia il Pod­brdo». E la decris­sero così: «Tra i 18 e i 20 anni, snella, alta circa 165 cm. Il suo viso è lungo e ovale con capelli neri. (…) Ha una sem­plice veste azzurro-grigia che scende libe­ra­mente verso il basso mesco­lan­dosi con la pic­cola nuvola bian­ca­stra su cui sta in piedi. Il suo velo è bianco (…) Ha una corona con 12 stelle dorate sulla testa». La descri­zione è uguale a quella dell’iconografia clas­sica tra­man­data da qua­dri e san­tini, ma l’eco fu mondiale.
Già alla metà degli anni ’80, dopo che alcuni medici e stu­diosi cat­to­lici si dedi­ca­rono in som­ma­rie e mode­ste inda­gini nel ten­ta­tivo di avva­lo­rare l’intensa atti­vità mariana di Med­ju­go­rje, pres­sato da alcuni col­le­ghi, ini­ziò a stu­diare i veg­genti anche il pro­fes­sor Marco Mar­gnelli, neu­ro­fi­sio­logo, ricer­ca­tore del Cnr di Milano, dell’Università di Lip­sia e del North Caro­lina, uno dei mas­simi esperti mon­diali di stati della coscienza e di estasi, che inda­gava con par­ti­co­lare pro­fon­dità anche le rela­zione tra i feno­meni mistico-religiosi con­nessi alle dro­ghe natu­rali e sintetiche.
Dopo la sua prima visita, Mar­gnelli tornò in Ita­lia con molti dubbi sui «fran­ce­scani con il Rolex» che gesti­vano la pro­fi­cua atti­vità dei veggenti.
Jozo Zovko, par­roco fran­ce­scano di Med­ju­go­rje, era già stato arre­stato più di una volta per «atten­tato alla sicu­rezza e all’unità dello Stato jugo­slavo». E anche il «diret­tore spi­ri­tuale» dei veg­genti, il frate Tomi­slav Vlašic, l’estensore mate­riale di una let­tera della Madonna al Papa (poi smen­tita dagli stessi veg­genti) era stato accu­sato dal vescovo di Mostar Zanic di essere l’ideatore delle appa­ri­zioni e dalla Chiesa di «divul­ga­zione di dub­bie dot­trine, mani­po­la­zione delle coscienze, sospetto misti­ci­smo, disob­be­dienza ad ordini legit­ti­ma­mente impar­titi ed adde­biti con­tra sex­tum» (ossia per i pec­cati di natura ses­suale, per aver messo incinta una suora). Per que­sto era stato ridotto allo stato lai­cale con l’interdizione per­pe­tua ad essere anche solo ospi­tato in un con­vento francescano.
Il con­torno era ambi­guo e opaco, però Marco Mar­gnelli era incu­rio­sito dai veg­genti. «Mi irri­tava l’atteggiamento degli esperti dai quali i teo­logi orec­chia­vano le loro trat­ta­zioni, degli psi­chia­tri o degli psi­coa­na­li­sti che pon­ti­fi­ca­vano para­goni e con­fronti tra deliri pato­lo­gici ed espe­rienze esta­ti­che, tra menti sane e menti malate senza mai avere visto un esta­tico da vicino o aver stu­diato una vera estasi». Infatti secondo lo scien­ziato «l’estasi era uno stato di coscienza» e non un evento legato al sovran­na­tu­rale. Era que­sto che cer­cava di dimo­strare scientificamente.
Ritornò a Med­ju­go­rje nella seconda metà degli anni ‘80, insieme a una nume­rosa equipe. Ven­nero svolte diverse ricer­che e apparve chiaro che i veg­genti erano in uno stato alte­rato di coscienza. «Era una con­di­zione che si può otte­nere anche attra­verso tec­ni­che di medi­ta­zione, come l’auto-training, ma non in modo così pro­fondo», dichiarò Mar­gnelli, che voleva forse lasciare aperta la porta a future inda­gini. Invece il suo pen­siero venne distorto per con­so­li­dare la veri­di­cità delle appa­ri­zioni e venne dif­fusa la noti­zia che «il noto scien­ziato ateo Marco Mar­gnelli si era con­ver­tito al cat­to­li­ce­simo dopo aver cono­sciuto i veg­genti». Lo scien­ziato ci rise sopra: «Que­sti sono matti» disse riguardo alla falsa noti­zia di una sua conversione.
La que­stione di Med­ju­go­rje si era tra­sfor­mata ormai in una guerra a sfondo poli­tico oltre che reli­gioso tra isti­tu­zioni cat­to­li­che. Più aumen­tava il numero di pel­le­grini cat­to­lici a Med­ju­go­rje (nove milioni regi­strati solo nel 1987), più si acui­vano i con­tra­sti tra la Chiesa e l’Ordine fran­ce­scano. Per non con­se­gnare alla Chiesa le par­roc­chie con­tese fin dagli anni ‘70, i fran­ce­scani arri­va­rono per­fino a murare l’ingresso delle chiese e addi­rit­tura seque­stra­rono per 15 giorni il loro più stre­nuo oppo­si­tore, il vescovo di Mostar.
Poco prima del defi­ni­tivo disfa­ci­mento della Repub­blica jugo­slava, il 10 aprile 1991, i vescovi del paese, riu­niti a Zara, emi­sero una dichia­ra­zione con­giunta su Med­ju­go­rje: «Sulla base di quanto finora si è potuto inve­sti­gare, non si può affer­mare che abbiamo a che fare con appa­ri­zioni e rive­la­zioni soprannaturali».
E anche frate Jozo Zovko, l’altra anima nera dei veg­genti, nel frat­tempo venne sospeso dalle fun­zioni pastorali.
Nel 1992, allo scop­pio della guerra di Bosnia, i fran­ce­scani, come già era acca­duto durante la guerra di Bosnia, diven­nero la punta di dia­mante dell’estremismo cat­to­lico guer­re­sco. Con la coper­tura di alcune asso­cia­zioni uma­ni­ta­rie, come Il Pane di Sant’Antonio e la Cari­tas di Ghedi, (da non con­fon­dere con la Cari­tas ita­liana) si misero ad aiu­tare con ogni mezzo la fazione seces­sio­ni­sta cat­to­lica.
Alla fine della guerra ven­nero igno­rate dai tri­bu­nali locali, ma anche da quelli inter­na­zio­nali, le nume­rose atti­vità segrete e delit­tuose dei fran­ce­scani, che ripre­sero ad occu­parsi del grande busi­ness Medjugorje.
Qual­cuno ha sti­mato che dal 1981 al 2013 «l’ammontare totale delle spese turi­sti­che pro­dotte a Med­ju­go­rje si sia aggi­rato intorno ai 2,85 miliardi di euro. Inol­tre, valu­tando in circa 23 milioni i pel­le­grini arri­vati nel pae­sino dell’Erzegovina negli anni presi in con­si­de­ra­zione, le spese di viag­gio ammon­te­reb­bero a quasi 8,5 miliardi di euro, per un giro d’affari mon­diale di circa 11 miliardi di euro». Non sap­piamo se que­ste cifre siano esatte al cen­te­simo, ma sono molto verosimili.
Alla fine degli anni ‘90, chi scrive incon­trò il pro­fes­sor Marco Mar­gnelli con l’idea di fare un docu­men­ta­rio su Med­ju­go­rje. Nel corso degli anni, lo scien­ziato aveva appro­fon­dito gli studi sull’ipnosi e sugli stati coscienza e aveva molto da dire sui veg­genti di Med­ju­go­rje. Ma il pro­getto docu­men­ta­ri­stico venne riman­dato a causa dello scop­piò del con­flitto in Kosovo e qual­che tempo dopo il pro­fes­sor Mar­gnelli si ammalò gra­ve­mente. L’idea docu­men­ta­ri­stica venne abban­do­nata defi­ni­ti­va­mente, ma ho ancora il nastro con quello che mi disse e ricordo la rispo­sta che lo scien­ziato diede alla mia domanda se quello che i veg­genti vede­vano fosse un fatto sovran­na­tu­rale. «Nes­sun mira­colo… Si tratta di auto­sug­ge­stione», rispose Mar­gnelli in modo netto.
A distanza di quin­dici anni dalle ultime ricer­che del prof. Marco Mar­gnelli, tra poco la parola su Med­ju­go­rje pas­serà a Papa Ber­go­glio. Anche se in que­sti giorni è stata dif­fusa ad arte la noti­zia che «si rischia lo sci­sma (tra i croati) se scon­fes­serà le appa­ri­zioni della Madonna», dopo aver fatto puli­zia dei preti pedo­fili, dei mon­si­gnori affa­ri­sti, dello Ior e della finanza vati­cana, quale sarà l’orientamento del Papa, che ha preso il nome di Fran­ce­sco, con i fran­ce­scani di Bosnia e la loro fab­brica delle apparizioni?
«La Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capuf­fi­cio della posta, per inviare mes­saggi tutti i giorni», ha detto qual­che set­ti­mana fa riguardo le visioni quo­ti­diane dei veg­genti di Medjugorje.

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