sabato 2 febbraio 2013

Monti dei Paschi di Siena e i suoi complici non pentiti

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di Fabio Marcelli, Il Fatto Quotidiano

Il nodo dello spropositato potere di cui gode la finanza rappresenta evidentemente una sfida da affrontare e vincere per chiunque voglia dare a questa umanità una prospettiva di futuro. Pierini in buona e cattiva fede si sono sgolati in tutti questi mesi per sostenere che in Italia la crisi aveva origini diverse e che non si potevano tracciare paralleli tra la nostra situazione e quella degli altri Stati dove la crisi è scoppiata, che da noi tutta la colpa era dello Stato spendaccione, ecc. Ed ecco puntualmente a smentirli la realtà che come è noto ha la testa più dura anche di questi zucconi a prova di bomba, le cui massicce e granitiche scatole craniche sono evidentemente riempite da cervelli tutto sommato di scarsa dimensione e funzionalità.
Mi riferisco evidentemente allo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, la cui principale caratteristica sta proprio in questo potere della finanza e nell’inadeguatezza dell’ordinamento giuridico a regolamentarla in modo effettivo, consentendo ai banchieri di sottrarre il loro operato a ogni controllo.
Ovviamente, com’è naturale che succeda, su questa impalcatura di fondo che ha carattere globale, tanto è vero che crisi bancarie si sono verificate e continuano a verificarsi in tutto il mondo e soprattutto là dove le banche hanno le mani libere da ogni controllo, si innestano alcune caratteristiche spiccatamente italiane della faccenda, tra cui le infiltrazioni partitiche e qui sono le responsabilità sono del Pd ma non solo del Pd, un po’ di tutto lo schieramento politico di potere, da Monti alla destra.
In sede di commento occorre peraltro concentrarsi non sulle responsabilità penali, su cui sta indagando la magistratura, ma a quelle politiche, che sono per l’appunto diffuse su tutto l’arco anticostituzionale delle forze politiche dominanti, tutte ugualmente succubi del potere della finanza. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena è in effetti  esemplare dell’attuale frangente di grave crisi che sta attraversando il nostro Paese e della gestione assolutamente iniqua che della stessa è stata fatta da parte del governo Monti con l’appoggio di Pd e Pdl.
Un dato sopra ogni altra considerazione, e cioè che l’ammontare dei soldi gettati dalla finestra per risolvere il pasticciaccio brutto del Monte dei Paschi è più o meno equivalente a quello degli incassi relativi all’Imu il salasso pesante ed iniquo cui detto governo ha pensato bene di sottoporre gli italiani. Si conferma quindi l’immagine che noi rozzi blogger abbiamo inteso dare di Monti come di una sorta di Robin Hood alla rovescia che ruba ai poveri per dare ai ricchi, ovvero ruba ai cittadini per dare alle banche. Tutto questo , come si sa, con la chiara complicità del partito di Bersani che riscopre oggi una sua posizione più o meno di sinistra al riguardo. Il che ovviamente non può che far piacere. Ma, per non dare l’impressione che si tratti di un “ravvedimento” di superficie a fini esclusivamente pre-elettorali, dovrebbe accompagnarsi a una chiara autocritica sulle  scelte compiute a favore delle banche e contro ogni ipotesi di regolamentazione della finanza e in particolare dei derivati che costituiscono la principale ragione del crack della banca senese.
L’Italia si conferma a tale proposito un Paese un po’ strambo, dove in campagna elettorale anziché delle proposte concrete volte a risanare questa situazione insostenibile si discute di questa o quella battuta più o meno felice di questo o quel candidato. Bisogna invece rimettere al centro i contenuti e i programmi. Esistono del resto ben precise proposte volte al contenimento della finanza, formulate ad esempio da Banca Etica. L’accoglimento di tali proposte sembra indispensabile per chiudere il gigantesco casinò globale che consente il nocivo prosperare della finanza.
Come scrive Andrea Baranes, “Occorre chiudere questo gigantesco casinò. Introdurre una tassa sulle tassa sulle transazioni finanziarie che sia davvero efficace nel frenare la speculazione, chiudere i paradisi fiscali, limitare o bloccare i derivati più rischiosi e gli altri titoli “tossici”, separare le banche commerciali da quelle di investimento e via discorrendo. Sono in massima parte le proposte contenute nell’appello “Cambiamo la finanza per cambiare l’Italia” che Banca Etica ha lanciato nei giorni scorsi per chiedere al prossimo governo di riportare la finanza a essere uno strumento al servizio dell’economia e della società, non un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Per chiarire che c’è una parte del sistema bancario che lavora erogando credito all’economia reale, con la massima trasparenza, valutando le ricadute sociali e ambientali di ogni prestito effettuato. Per ricordare che tutti noi risparmiatori, quando depositiamo i nostri soldi in banca piuttosto che in un’altra, stiamo facendo una scelta. Dobbiamo scegliere se vogliamo una finanza che sia parte della soluzione o che continui ad essere uno, se non il principale, problema”.
Si tratta ovviamente di temi che possono essere risolti in modo definitivo e soddisfacente solo con uno sforzo a livello europeo e internazionale. E’ tuttavia preliminarmente indispensabile ottenere un Parlamento e un governo nazionale chiaramente orientati in questo senso, come solo Rivoluzione civile appare al momento garantire pienamente, ponendosi in linea di chiara critica e rottura rispetto alla disastrosa esperienza del montismo.

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