venerdì 22 febbraio 2013

A 72 ore dal voto Gelmini ad Umbrialeft:"Ecco gli impegni di Rivoluzione Civile"


di Armando Allegretti, Umbrialeft.it
 
PERUGIA - In una campagna elettorale che ha sfuggito il confronto sugli argomenti concreti, Rivoluzione Civile, invece ha cercato di avere un confronto diretto con i cittadini in decine e decine di assemblee molto partecipate. Le assemblee con Ingroia e Perugia e Terni ne sono un esempio. Adesso a 72 ore dal voto, Marco Gelmini, capolista al Senato, si racconta ad Umbrialeft e fa il punto sugli obiettivi e sugli impegni presi.
 
Marco tiriamo le somme di questa breve ma intensa campagna elettorale…
“Nei tantissimi incontri territoriali, con i candidati e i cittadini che sostenevano la lista hanno cercato di ragionare sul programma e costruire un consenso sul programma di Rivoluzione Civile. Innanzitutto il primo ringraziamento va a tutte le persone che hanno lavorato in questa campagna elettorale e che si sono confrontate con noi e a quelli che lo vorranno ancora fare fino al giorno del voto e soprattutto dopo le elezioni”.
 
Dopo le elezioni?
“Ci siamo presi un impegno, saremo a Perugia il 27 in una assemblea per ragionare insieme sul risultato del voto e per proseguire con le iniziative politiche di Rivoluzione Civile”.
 
Un impegno continuo?
“Si, Rivoluzione Civile non finisce con le elezioni, non finisce con l’ingresso alla Camera e al Senato, ma continuerà in un gruppo unico istituzionale e anche con la presentazione alle prossime elezioni, perché Rivoluzione Civile vuole essere il contenitore della sinistra reale e sinistra sociale nel Paese”.
 
Parliamo di politiche economiche, da sempre argomento a cuore a Rivoluzione Civile in risposta alla crisi del nostro Paese
“In merito abbiamo rilanciato soprattutto l’argomento legato alla necessità di cambiare le politiche economiche che sono la questione centrale della crisi del nostro Paese a partire da un tema che è stato abbastanza dimenticato ovvero la messa in discussione e la disobbedienza nei confronti delle politiche europee. Senza fare questo non c’è la possibilità di uscire dal giogo del Fiscal compact e del pareggio di bilancio che Monti, PD, Berlusconi e tutte le forze che hanno sostenuto questi governi ci hanno imposto”.
 
Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Italia?
“L’idea è che l’Italia si faccia protagonista, insieme alla Grecia e agli altri paesi che vivono maggiormente la crisi, ma penso anche alla Francia e all’Olanda pre-elezioni comprese le tante forze della sinistra europea, per cambiare e rimettere in discussione i patti europei. A partire dal Fiscal compact”.
 
Possiamo nulla per uscire dalla crisi?
“Per rispondere immediatamente alla crisi c’è bisogno di reddito di cittadinanza. Si tratta di una proposta avanzata da tanti e Rivoluzione Civile voterà con chiunque sosterrà questa proposta in Parlamento, però noi diciamo che un reddito di cittadinanza per commercianti, artigiani, lavoratori dipendenti che hanno perso o cercano il lavoro sta in piedi se insieme c’è un piano straordinario per l’occupazione, che abbiamo detto, deve riguardare non grandi opere ma un intervento diffuso sul territorio per rimettere in sesto il paese e risanare il patrimonio pubblico e gli assetti idrogeologici”.
 
Con quali risorse pensate sia possibile intervenire in tal senso?
“Noi abbiamo indicato come queste risorse possano essere trovate dal taglio delle spese militari, dall’attuazione e dall’inserimento in Italia di una patrimoniale che colpisca i grandi patrimoni da un milione e mezzo in su, tutti i patrimoni, non solo quello abitativo. E anche da una legge a livello europee che colpisca le transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax, che sembra essere sempre sul punto di essere approvata e che noi spingeremo dal Parlamento italiano affinché venga approvata. E poi dalla lotta serrata all’evasione fiscale. Proprio su questo, infatti, Rivoluzione Civile ha presentato una proposta di legge che propone di introdurre gli stessi criteri utilizzati nella lotta alla mafia anche nella lotta all’evasione fiscale”.
 
Abbiamo parlato di occupazione e politiche economiche, Rivoluzione Civile sembra essere sensibile anche ad altri problemi…
“Si, ci manca una terza gamba, ed è quella dei diritti. Noi non crediamo che sia possibile cambiare politica se non vengono mantenuti i diritti. L’idea liberista che abbassando i diritti dei lavoratori in Italia ci sono più posti di lavoro è miseramente fallita. Dalla legge 30 all’abolizione dell’articolo 18 e all’introduzione dell’articolo 8 che cancella i contratti nazionali di lavoro, sono leggi che non hanno prodotto nessun incremento di posti di lavoro e quindi è necessario garantire i diritti del lavoro ed estenderli su scala continentale e chiedere, anzi, che ci sia un’etichettatura in un commercio globale dei prodotti che garantisca che il rispetto dei diritti c’è per tutti”.
 
Cosa potrebbe cambiare in tal senso?
“Facendo così, si può intervenire anche contro le delocalizzazioni, perché chiedendo l’innalzamento dei diritti a livello globale e quindi la concorrenza non è più sleale. In ogni caso è necessaria una legge sulle delocalizzazioni che riprenda i finanziamenti pubblici alle aziende che hanno scelto di delocalizzare e nel caso che questo non sia possibile requisisca le imprese e le faccia diventare ad intervento pubblico. Cosa che è possibile perché ricordo sempre l’esempio di quanto sta succedendo in Francia alla Peugeot e siccome siamo tutti in Europa e le regole sono le stesse, se lo Stato francese può intervenire  con il finanziamento pubblico per salvare la Peugeot, in Italia invece si usano i soldi pubblici per salvare il Monte dei Paschi”.
 
Qual è la vostra proposta in merito?
“Su questo noi avanziamo un’ulteriore proposta visto che oltre alla questione dei diritti c’è bisogno anche di una regia generale e di un cervello per fare i piano del lavoro, per rilanciare i diritti, per trovare equità fiscale, c’è bisogno quindi di politiche industriali e di un intervento pubblico generale. Noi proponiamo che ritorni un ruolo del pubblico, di programmazione e pianificazione ma anche di gestione di alcuni settori. Al contrario di quanto propone il Pd, Berlusconi o Monti, noi riteniamo che ci siano settori strategici, tra questi sicuramente l’energia, l’istruzione, la sanità che devono restare pubblici e su cui il pubblico deve garantire la qualità dell’intervento”.
 
Hai citato il Monte dei Paschi, un’ultima battuta su quale dovrebbe essere il ruolo delle banche
“Serve una banca pubblica che garantisca la possibilità che i finanziamenti che arrivano dall’Europa all’1% non vengano poi utilizzati come speculazione per le banche verso i cittadini o le imprese che hanno bisogno di credito ma che favorisca l’afflusso del credito per garantire occupazione e il mantenimento del lavoro nel nostro Paese”.

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