domenica 17 febbraio 2013

Ingroia a Perugia: "Mafiosi e corrotti non possono essere distinti"


PERUGIA - Piena come un uovo, la Sala dei Notari. Una sintesi plastica di quella che si profilava come una difficile e spuria alleanza ma che nelle parole di Antonio Ingroia ha trovato la sua espressione. Una sintesi figlia di concetti chiari e inequivocabili che puntano al cuore del problema-Italia, chiamando le cose con il loro nome. Una crisi che ha origini mondiali e profonde - sostiene Ingroia - ma complicità inequivocabili nella classe dirigente che ha finora governato, immorale quando prende tangenti ma altrettanto immorale quando non si prende carico delle persone deboli e bisognose, del tutto incolpevoli del grave stato di necessità in cui versano. Lo raccontano eloquentemente le immagini del video trasmesso alle spalle del leader di Rivoluzione Civile, nella sua giornata umbra, una domenica cominciata nel cuore di Perugia e proseguita con il pranzo sociale a Marsciano, la tappa ternana all'hotel Michelangelo e ancora una veloce puntata al Sacro Convento di Assisi e la cena a Foligno.
 
La società civile
Sotto gli affreschi della Sala dei Notari, prima di Ingroia hanno parlato i capilista Marco Gelimini, al Senato, e Flavio Lotti, alla Camera, e prima ancora la candidata Raffaella Simoncini, licenziata dall'Euroservice, un'elettrice disabile,  tutti circondati da uomini, donne, bambini, a dimostrazione delle radici popolari e comuni da cui attinge il movimento. Antonio Ingroia ha voluto ricordare Giuseppe Burgarella, il lavoratore disoccupato morto suicida, figlio di questa disperazione che attanaglia una larga parte d'Italia. Nella lettera che l'uomo ha lasciato c'era un evidente riferimento al primo articolo della Costituzione, agitata tra gli applausi scroscianti della sala da Ingroia.
La politica economica tracciata dal leader di Rivoluzione Civile "deve recuperare la sua etica virtuosa", ormai totalmente smarrita nel capitalismo di rapina assecondato da Berlusconi e anche da Monti. Gli scandali di questi giorni non toccano solo la politica ma l'intera classe dirigente, anche imprenditoriale, una deriva da bloccare. "Mafiosi e corrotti - scandisce Ingroia - non possono essere distinti".
 
Le cifre della corruzione
Il discorso di Ingroia è semplice e documentato. "Ogni anno, e le cifre non risentono degli ultimi scandali, la corruzione in Italia fattura 60 miliard di euro. Se a questi aggiungiamo l'evasione fiscale che ammonta a 120 miliardi si sale a 180 e se a questi si somma il complesso di affari della mafia che vale oltre 150 miliardi, finiamo a oltre 350. Insomma, ogni anno un quinto del nostro patrimonio finisce nelle fogne dell'illegalità. Questa è una battaglia prioritaria e la proposta di confisca del beni dei corrotti sarà uno dei primi atti che intraprenderemo una volta entrati in Parlamento", annuncio sottolineato dal boato di acclamazione della sala.
Ingroia se la prende con le titubanze del Pd sulla lotta alla corruzione e dello stesso Grillo sull'imposta patrimoniale. Io ho messo la mia faccia e giocato la mia credibilità su questo progetto, senza prendere facili taxi come Vendola col Pd, per combattere questa Italia, quella del ministro Lunardi diceva che bisogna convivere con la mafia".
 
Con la legalità si mangia
Secondo Ingroia, "con la legalità si mangia". A questo proposito occorre istituire un fondo dove riversare tutto il patrimonio recuperato dalla ferma e spietata lotta alla corruzione. "Un fondo che deve essere gestito da un istituto pubblico e che deve premiare, con finanziamenti a tassi agevolati, le imprese che si dimostrano virtuose, senza speculazioni o delocalizzazioni selvagge. E' inaccettabile che i fondi europei all'un per cento di interessi vengano intercettati dal mondo delle banche e della Finanza e rivenduti alle imprese soffocate a tassi di usura. Noi pretendiamo che queste iniziative virtuose ne beneficino al 2 per cento".
Il leader di Rivoluzione civile insiste sul ruolo che il pubblico deve avere nella gestione delle risorse  nazionali, nel mantenimento di un welfare efficace e parametrato agli altri paesi europei. "Vogliamo tagliare le spese del comparto pubblico? - chiede Ingroia - E' facilissimo, basta cominciare con un colpo di forbice alle miliardari spese militari, tagliando le inutili missioni all'estero e la criminale corsa agli armamenti".
 
Voto utile a chi?
Il commiato di Ingroia ai perugini è una sorta di confessione. "In questi anni ho capito - dice con voce più sommessa - che non avevo scelta. Il mio lavoro dimostrava ogni giorno che che legiferava lo faceva ad uso e consumo proprio e che sempre più italiani, rassegnati, si voltavano dall'altra parte. Rivoluzione civile è proprio il ribaltamento di questo stato di cose, è l'Italia che si ribella con coraggio ed energia a questa deriva, a una classe dirigente irridemibile che va letteralmente cacciata a pedate. La casa del nostro movimento - ha concluso Ingroia tra gli applausi - è aperta a tutti gli italiani, a cominciare dai cittadini senza diritti e senza potere, a tutti i delusi che non si vogliono arrendere. Insomma, a tutti i rivoluzionari decisi a impugnare la loro arma più potente: il voto. Alla faccia del cosiddetto voto utile, l'ultima truffa di chi vuol mantenere l'Italia con la testa nella polvere".
Suggello finale la foto che Ingroia ha voluto fare "rivoluzionando" l'iconografia politica, chiamando i fotografi sul palco e facendosi immortalare insieme a tutta la sala.

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