mercoledì 13 febbraio 2013

Finmeccanica: piove sul bagnato di Bruno Steri


Finmeccanica: piove sul bagnato


Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica – la più grande holding a partecipazione pubblica del nostro Paese, con 75 mila dipendenti e 18 miliardi di fatturato nel 2011 – è stato arrestato dal giudice di Busto Arsizio con l’accusa di corruzione internazionale. Motivazione: nel 2010, quando era amministratore delegato di Agusta Westland, controllata al 100 per cento da Finmeccanica, egli avrebbe pagato tangenti al fine di ottenere l’appalto per una fornitura di 12 elicotteri al governo indiano. Una mazzetta di 51 milioni di euro per una commessa del valore complessivo di 500 milioni: 10 per cento, quello che sembra essere la regola per spuntarla nelle transazioni internazionali. Poco importa che dell’ipotesi di reato faccia parte il fatto che 10 di quei 51 milioni sembra siano andati alla Lega Nord e (qualche briciola) a Cl, in quanto espressione di sentita riconoscenza. La carriera di Orsi ha avuto infatti in tempi recenti un’impennata fulminea.
Il 4 maggio 2011 è passato da Agusta alla casa madre, con la nomina di amministratore delegato conferitagli dal governo Berlusconi, sulla scia delle pressioni operate dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti (com’è noto, vicino alla Lega). Subito a ruota, il primo dicembre 2011, Orsi è stato nominato anche presidente di Finmeccanica dal governo Monti, il quale ha confermato e duplicato l’incarico, nonostante che indizi di scarsa trasparenza nell’attività commerciale del gruppo fossero già al vaglio della magistratura (per i quali è indagato anche l’ex ministro Claudio Scajola).
Piove sul bagnato. La corruzione non è certamente la causa della crisi in cui il mondo capitalistico è immerso ormai da cinque anni, come invece crede la metà degli italiani (vedi il recente rapporto Censis). Sappiamo che essa è in qualche modo un accompagnamento quasi fisiologico della ricerca di profitto. Tuttavia tale constatazione non deve assolutamente costituire un pretesto per abbassare la guardia rispetto a una stortura particolarmente pesante per i bilanci del nostro Paese. I dati di Transparency International ci dicono che la corruzione ha raggiunto in Italia livelli di guardia. Nella classifica dell’anno in corso, il nostro Paese si piazza al 72esimo posto, tre posti più in giù rispetto a un anno fa: tra gli ultimi in Europa (assieme a Bulgaria e Grecia), in compagnia della Tunisia. L’onere sul bilancio pubblico è stimato dalla Corte dei Conti in 60 miliardi di euro l’anno: non male per un Paese che vorrebbe recuperare su un debito pubblico del 126 per cento in rapporto al Pil. Fa bene quindi Ingroia a insistere sul tema della legalità, candidando la lista Rivoluzione Civile ad un’opera di inflessibile e dura opposizione all’andazzo prevalente. “L’arresto del presidente e amministratore delegato Giuseppe Orsi – egli dice – conferma che Finmeccanica è stata smantellata dalla corruttela e dal malaffare. Monti, che avrebbe dovuto rimuovere i dirigenti della società già da tempo, è corresponsabile di questo gravissimo scandalo che rischia di seppellire nel fango un asset strategico per il Paese”.

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