sabato 4 maggio 2013

Il nucleare?...Se in Italia ci fossero siti adatti...



di Beatrice Macchia, Liberazione.it
 Pare che Letta abbia chiesto ai ministri di lasciar parlare sempre e solo lui, per dare l'idea che il governo marcia unito e senza tentennamenti. Mission impossible. L'ultima è l'apertura al nucleare del ministro dello Sviluppo economico, il democratico Flavio Zanonato e fa già discutere. Interrogato in proposito a “Un giorno da pecora” su Radio2, candidamente risponde: «Il nucleare in Italia? Se avessimo i siti adatti, perché no?». E, non contento, definisce «eco-tormentoni» i dibattiti sul ponte sullo Stretto di Messina e, appunto, sull'energia nucleare. «Non mi piace quando si enfatizzano le cose demonizzandole. L'energia nucleare è una forma di energia, se si può gestire non è sbagliata di per sé». Come logico, sul ministro sono piovute le critiche (tace, invece, il collega Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente). «Se lo lasci dire da chi, come noi, non ha mai avuto un approccio ideologico al problema. Il nucleare è definitivamente uscito di scena e non può essere una prospettiva da riaprire - reagisce Marco Ciarafoni (Ecologisti democratici) - Non solo per ragioni ambientali e per i problemi irrisolti legati alla sicurezza, ma anche per i costi insostenibili»; mentre i senatori Pd della Commissione Ambiente Vaccari, Caleo, Sollo, Vattuone, Mirabelli e Puppato ricordano a Zanonato che «la vicenda nucleare in Italia si è chiusa definitivamente con il referendum del 2011». Già il referendum. «Il no alle centrali non è un problema di siti adatti o meno; è l'esito di un referendum nel quale gli italiani hanno espresso chiaramente la loro volontà - commenta Paolo Ferrero, segretario del Prc - Evidentemente il governo Letta continuerà a fare ostruzionismo sulle energie alternative». Insomma, l'unica risposta sensata da parte di un ministro alla domanda dei due conduttori della trasmissione radiofonicasarebbe stata quella che Zanonato non ha dato: «C'è stato un referendum, a quello ci atteniamo». Tante critiche, provenient soprattutto dal suo partito, hanno poi costretto il ministro a correggere il tiro: «L'energia nucleare non è una questione italiana perché non ci sono i siti. Oltretutto gli italiani si sono espressi con un referendum che va rigorosamente rispettato». Oltretutto.

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