Evasione
da 7 milioni di euro, fatture false e operazioni inesistenti per 30
milioni, conti off – shore con relativo e reiterato sfruttamento di
scudi fiscali. Si avvicina la Befana, così possiamo per un attimo far
finta di credere alle favole e pensare che il sondaggista Renato
Mannheimer e il suo istituto, ovvero l’Ispo, siano vittime degli errori
del commercialista, come sostengono. Mettiamo solo per un attimo tra
parentesi le distrazioni fiscali per dare attenzione a un altro aspetto
messo in luce da questa vicenda, ovvero al gigantesco giro d’affari e di
soldi che circola attorno al sondaggismo nazionale per chiederci se in
presenza di un lucro così abbondante ci si possa davvero fidare dei
rilevamenti di opinione che ci vengono serviti quotidianamente e con
tanta sollecitudine.
La facilità con la quale si possono presentare risultati graditi al
committente senza abdicare in apparenza alla “scientificità”, il
contatto ravvicinato tra politica e mercato dei sondaggi commerciali che
sono il core business di queste società, unito alla quantità di denaro
che gira dovrebbero essere elementi tali da consigliare molta prudenza
nel prendere per buoni o magari per assoluti i responsi che vengono da
questi strumenti. Se poi si aggiunge anche il peso di un’etica ballerina
nelle dirigenze nasce davvero il sospetto che i sondaggi -quelli
ovviamente pubblici – siano uno strumento per influenzare l’opinione
pubblica piuttosto che analizzarla. Del resto se già da molto tempo i
media main stream, più che informare, si sono trasformati in strumenti
di controllo dell’informazione da parte di questo o di quel gruppo di
pressione o di potere, facendo scomparire la figura dell’editore puro
non si vede perché questo non possa accadere anche per sondaggi e
sondaggisti.
Mannheimer in un certo senso è quasi un caso di scuola provenendo più
che dalla scienza statistica dalla politica che lo ha lanciato nel
mondo accademico e poi degli affari, tanto da essere stato per qualche
tempo il sondaggista dell’Ulivo. Poi il “tradimento” quando i suoi
rilevamenti di opinione cominciarono a scivolare verso il Cavaliere che
di certo era a capo di un conglomerato di potere più lucroso. Lo stesso
slogan dell’Ispo è sociologia + marketing (qui la brochure di presentazione) che la dice lunga a volerlo interpretare.
Così probabilmente i sondaggi che vengono diffusi sono degni di fede come i bilanci delle società di sondaggio.
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