Lettera di Rifondazione Comunista al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
«Illustrissimo
signor presidente della Repubblica, le chiediamo di inviare un
messaggio alle Camere per chiedere che sia sanata l’incostituzionalità
dello sbarramento al 4 per cento della legge elettorale per il
Parlamento europeo». E’ questo il senso della lettera che Gianluca
Schiavon, presidente del Collegio nazionale di garanzia e del Comitato
politico nazionale, ha inviato, a nome di Rifondazione comunista, a
Giorgio Napolitano.
«Già la sentenza n° 271 del 2010 della Corte Costituzionale aveva espresso dubbi sulla clausola di sbarramento al 4% – spiega Schiavon in una nota – Oggi è incontestabile l’esplicita contrarietà all’art. 48 della Costituzione che dispone la libertà e l’uguaglianza del voto. Sono infatti intervenute modifiche della normativa comunitaria e la sentenza della Corte costituzionale tedesca del 9 novembre 2011, che ha annullato la identica clausola di sbarramento nell’ordinamento tedesco. Né è un caso – aggiunge il presidente del Collegio di garanzia del Prc – che ben 12 Paesi, tra i quali la Gran Bretagna, la Germania, la Spagna, il Portogallo votino per il Parlamento con il sistema proporzionale puro o come in Francia con uno sbarramento al 2%. Venga almeno a livello europeo ripristinato il principio base delle moderne democrazie costituzionali: una testa un voto. Il Prc – conclude Schiavon – comincia su questo furto di democrazia una campagna confidando che il Parlamento si faccia carico di sanare la situazione di illegalità».
«Già la sentenza n° 271 del 2010 della Corte Costituzionale aveva espresso dubbi sulla clausola di sbarramento al 4% – spiega Schiavon in una nota – Oggi è incontestabile l’esplicita contrarietà all’art. 48 della Costituzione che dispone la libertà e l’uguaglianza del voto. Sono infatti intervenute modifiche della normativa comunitaria e la sentenza della Corte costituzionale tedesca del 9 novembre 2011, che ha annullato la identica clausola di sbarramento nell’ordinamento tedesco. Né è un caso – aggiunge il presidente del Collegio di garanzia del Prc – che ben 12 Paesi, tra i quali la Gran Bretagna, la Germania, la Spagna, il Portogallo votino per il Parlamento con il sistema proporzionale puro o come in Francia con uno sbarramento al 2%. Venga almeno a livello europeo ripristinato il principio base delle moderne democrazie costituzionali: una testa un voto. Il Prc – conclude Schiavon – comincia su questo furto di democrazia una campagna confidando che il Parlamento si faccia carico di sanare la situazione di illegalità».
RED.
da Liberazione.it
Al Presidente
della Repubblica italiana
Senatore
Giorgio Napolitano
Illustrissimo,
sono a
segnalarLe a nome del Partito della Rifondazione comunista la grave situazione
di incompatibilità della legge 24 gennaio 1979 n° 18 con lo spirito e la
lettera degli articoli 48 e 49 della Costituzione a seguito delle modifiche
introdotte dalla legge 20 febbraio 2009 n° 10. La legge in discussione è quella
che disciplina le procedure di voto per le elezioni dei rappresentanti italiani
nel Parlamento europeo e che prevede, per altro in forma confusa e
contraddittoria, una clausola di sbarramento per la rappresentanza pari al 4%
in spregio dell’uguaglianza del voto prescritta nel citato art. 48.
Come ricorderà
tale clausola già aveva avuto una valutazione di dubbia legittimità
costituzionale nella sentenza della Corte costituzionale n°271 depositata il 22
luglio 2010 dopo che il giudice a quo, il TAR del Lazio aveva chiesto “di introdurre un
meccanismo diretto ad attenuare gli effetti della soglia di sbarramento,
consistente nel concedere alle liste che non l’abbiano superata la possibilità
di partecipare, con le rispettive cifre elettorali, alla aggiudicazione dei
seggi distribuiti in base ai resti” e la Corte aveva risposto testualmente:
“tale attenuazione non ha una soluzione costituzionalmente obbligata, potendosi
immaginare numerosi correttivi volti a temperare gli effetti della soglia di
sbarramento, a partire dalla riduzione della soglia stessa”. Nessuno dubita
circa l’obbligo di sistemi elettorali proporzionali per lo scrutinio delle
elezioni europee così come
recitano gli
artt. 1 e 7 della Decisione del Consiglio 25 giugno 2002, n. 2002/772/CE/Euratom
nota come ‘Atto di Bruxelles’.
La disciplina,
tanto interna ai Paesi componenti l’UE quanto comunitaria, è stata nel
frattempo modificata: il combinato disposto degli artt. 17 e 18 del Trattato
istitutivo dell’UE, degli artt. 244/250 del Trattato del Funzionamento dell’UE
della raccomandazione del 12 marzo 2013 hanno introdotto un nesso di
inscindibilità tra le elezioni del Parlamento europeo e la nomina della
Commissione europea e del suo Presidente. Tali novità normative che, tra
l’altro, non renderanno obbligatoria la presenza di componenti della
commissione provenienti da tutti i Paesi dell’UE porteranno a una maggiore
politicizzazione del voto e un collegamento ancor più stretto tra le politiche
dell’UE e il voto per il suo Parlamento quindi una necessità ancor più sentita
di dare rappresentanza all’arco di forze più ampio possibile.
Ricordiamo
altresì che eleggono i propri rappresentanti nel Parlamento con sistemi
elettorali senza soglie di sbarramento la maggioranza dei Paesi componenti
l’UE: Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Danimarca,
Finlandia, Bulgaria, Slovenia, Estonia e Cipro e, a seguito di una recente
sentenza della Corte costituzionale anche la Germania.
Proprio la
sentenza della Corte di Kalsruhe del 9 novembre 2011 soccorre contro le
argomentazioni totalmente errate di chi sostiene che le clausole di sbarramento
servirebbero a ridurre la frammentazione politica. Il rischio che la
costituzione di maggioranze sia resa più difficile (eine zu erwartende
Erschwerung der Mehrheitsbildung) non può essere posto sullo stesso piano di una
compromissione delle funzioni (eine Funktionsbeeinträchtigung) del
Parlamento. Di più gli stringenti requisiti fissati dall’art. 30 del Regolamento
interno dell’Assemblea per la costituzione dei gruppi – almeno venticinque
deputati, provenienti da almeno un quarto degli Stati membri – sono un altro
efficace rimedio contro una possibile frammentazione. La forza integratrice dei
gruppi parlamentari – che può anche essere riguardata come un riflesso della più
flessibile disciplina di partito invalsa al Parlamento europeo – induce la Corte
a ritenere che “anche altri piccoli partiti, che sarebbero rappresentati in
Parlamento se venissero meno le soglie di sbarramento, possono aderire ai
gruppi esistenti”.
Ella saprà di
certo che il nostro Partito è stato tra i fondatori del Gruppo parlamentare
della Sinistra europea unita GUE (Gauche unitaire européene) gruppo esistente
da tre mandati parlamentari ed è altresì tra i fondatori del Partito della
sinistra Europea che ha deciso formalmente al suo IV Congresso, conclusosi il
15 dicembre a Madrid, di candidare il parlamentare greco Alexis Tsipras a
Presidente della Commissione europea. Il Partito della Rifondazione comunista
volendo concorrere al pari degli altri componenti del Partito della Sinistra
Europea a questo obbiettivo ritiene che sia illegittimo per le ragioni di
diritto e di fatto finora esposte lo sbarramento e, pertanto, chiede che Ella
invii un messaggio alle Camere come previsto dall’art. 87 comma della Costituzione
con l’invito a sanare il grave vulnus costituzionale rappresentato dall’introduzione del
numero 1bis all’art. 21 della legge 24 gennaio 1979 n° 18.
Si ripristini
dunque la vigenza dell’art. 48 della Costituzione facendo valere, almeno sul
livello europeo, il principio fondamentale delle moderne democrazie
costituzionali una testa un voto.
Con osservanza
Roma 21
dicembre 2013 !
Gianluca
Schiavon !
Presidente del Comitato politico
nazionale
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