giovedì 12 dicembre 2013

Le idee chiare (e la passione politica) della più giovane compagna eletta nel Cpn

 
Caro Dino,

tornata dal congresso di Perugia, dopo il documento approvato su Liberazione, ho pensato di sottoscrivere, seppur simbolicamente al nostro giornale di Partito. Mi sono abbonata a Liberazione per tre giorni e lo rinnoverò per altri 3 giorni ancora e ancora, sperando che, non appena riceverò il pagamento di un lavoro part time che ho vinto tramite bando per gli studenti all'Università potrò donare davvero molto più che spiccioli!
Liberazione è il giornale che mi ha accompagnato nella mia adolescenza comunista, come dimenticare le giornate al liceo che iniziavano con l'acquisto del giornale al tabaccaio di fronte, i momenti dell'onda studentesca dove leggevamo gli articoli, le assemblee d'istituto con il giornale sul palco, le prime riunioni al circolo con liberazione sulla scrivania, ed un evidenziatore sempre accanto.
Se Guccini in Eskimo parlava di "sempre in tasca l'Unità", io non posso che controbattere in risposta, con "...sempre in tasca Liberazione", contestualizzando i tempi diversi tra me e il caro, vecchio Guccio.
Il congresso di Perugia mi ha davvero dato molto, mi ha fatto crescere e maturare, e forse non l'avrei mai pensato.
Mi sono ritrovata per la prima volta su un palco dinnanzi a compagni provenienti da tutta Italia, interessati a quel che dicevo. Emozionata come non mai con la luce proveniente dall'alto, e l'ambone che nascondeva le mie gambe tremare.
Ho conosciuto compagni di cui ho sempre sentito parlare, e parlarci da pari, rifletterci assieme.
Ho ascoltato le lotte e le vertenze provenienti da fabbriche, scuole, cantieri di tanti territori.
Un'altra sorpresa è avvenuta quando ho sentito nell'elenco del CPN il mio nome. Ho pensato di aver capito male, e sono sprofondata nella sedia, quasi terrorizzata dalla grande responsabilità che il mio territorio ha voluto dare proprio a me.
Mi sono sentita incapace di ricoprire un ruolo del genere a 20 anni, tra te, Ferrero, Russo Spena, Rinaldi, Gelmini, Mantovani, Grassi e tanti altri, mi sono sentita fuori luogo, incapace di reagire in un modo differente dal terrore.
In questi due giorni post congressuali ho riflettuto molto sul futuro di rifondazione e sul lavoro che a noi comunisti tocca fare.
Come dimenticare le parole di Paolo Ferrero "per un partito comunista c'è da fare ogni giorno per tanto tempo", come contraddirlo, abbiamo una grande responsabilità: credere e far credere che un altro mondo è possibile ma non come se fosse una mera fede o un dogma, ma dipingendolo come dovrebbe essere, e costruendo un percorso per approdarci.
Ci rivediamo l'11 Gennaio (Aiuto!).
Con affetto e stima
Rossella Puca, Salerno

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