Caro Segretario Generale,
ogni giorno apriamo le pagine dei giornali (soprattutto Repubblica) con un misto di preoccupazione e stupore: cosa avrai dichiarato stamattina, a proposito del nostro articolo 18?
Si, perchè devi sapere che dopo ogni tua intervista, i nostri colleghi ci chiedono conto di quello che hai detto. E la domanda più comune è sempre la stessa: ma possibile che questi continuIno ancora a discutere del nostro art. 18?
Ora, io capisco che sono in corso grandi manovre pre o para congressuali; che il campo politico è terremotato; che i gruppi dirigenti del PD e della CGIl si stanno tutti riposizionando. Ma è bene che sappiate che di queste manovre, ai lavoratori non interessa più niente: sono tutti movimenti tattici che riguardano una piccolissima e provincialissima porzione del nostro mondo.
L'unica cosa che i lavoratori percepiscono con chiarezza è che è in corso l'ennesimo scambio malsano condotto sulla loro pelle: lo scalpo dell'articolo 18 in cambio di una promessa sulla legge per la rappresentanza? O in cambio della segreteria della CGIL?
Se passasse questo scambio, cosa andremmo a raccontare nelle assemblee? Che l'ulteriore manomissione dell'art.18, contro cui abbiamo chiamato i nostri colleghi a scioperare e bloccare le autostrade, adesso è diventato un legittimo terreno di trattativa? Chiunque lavora ( o abbia lavorato almeno qualche giorno in vita sua) sa bene che l'affievolimento di un diritto per qualcuno, indebolisce l'esercizio di quel diritto per tutti: è una legge che i padroni conoscono bene e che hanno provato spesso a praticare nella contrattazione centrale e integrativa. Se l'art. 18 lo togli per 3 anni ai neo-assunti, stai solo preparando le consizioni per l'offensiva prossima ventura che, in nome dell' "egualitarismo al ribasso" (che è l'ideologia dominante in questi anni), proporrà a breve di toglierlo definitivamente a tutti, per "contrastare le discriminazioni a danno dei giovani e l'egoismo sociale dei vecchi". Tutti sappiamo che finirà così, perchè è un film che abbiamo già visto. Solo tu sembri ignorarlo.
Stupisce anche la tua presunzione di riuscire a "spacchettare" il Job Act di Renzi, sfogliandolo come un carciofo e prendendo solo le cose che potrebbero piacerti: in nessuna trattativa sindacale funziona così. A freddo, senza conflitto, senza vertenza, senza rapporto di forza, se porti a casa un risultato è perchè hai lasciato sul tavolo qualcos'altro. E qui viene la domanda finale: ma chi sta decidendo tutto questo? In quale Comitato Centrale o altra istanza dell'organizzazione, si è deciso che il dibattito doveva andare in quella direzione? Ma c'è ancora un gruppo dirigente in Fiom, o tutto è gestito dal ritmo dei pronunciamenti del Capo? Capisci che con le tue interviste stai ponendo un ipoteca pesante sul dibattito interno? E le migliaia di funzionari e quadri della Fiom, che si stanno preparando ( sempre più perplessi) alla stagione congressuale, cosa andranno a raccontare nelle assemblee di base che partiranno a Gennaio? Che bisogna ripristinare l'art.18, com'è c'è scritto sul tuo emendamento, o che si può ulteriormente assottigliarlo, come sostieni nella trattativa a distanza che hai aperto con Renzi, a mezzo stampa? Capisci che livello di confusione stai inducendo in mezzo alla nostra gente?
Prima delle primarie del PD, ti ho sentito dichiarare:
"bisogna smetterla con l'idea che un uomo solo al comando possa risolvere tutti i problemi..."
Giusto, sottoscriviamo in pieno. La nostra cultura, la cultura del movimento operaio e dell'organizzazione che dirigi, non è quella della leadeship carismatica e personalistica. Con quella si finisce solo nella deriva sub-culturale in cui sono affogati i partiti italiani.
Per favore, Maurizio, concedici una moratoria natalizia alle interviste. Fermati. Mangia il pandoro.
Non crearci ulteriori difficoltà, perchè non hai idea di quanto sia difficile oggi per noi delegati, stretti tra crisi aziendali, incazzatura e disillusioni vari, esercitare con autorevolezza il nostro ruolo e continuare a parlare chiaro alla nostra gente nelle assemblee: dove continueremo a dire che l'art.18 non si tocca, che abbiamo già dato abbastanza e che dovremo prepararci a rintuzzare ogni nuovo attacco ai nostri diritti, da qualsiasi parte dovesse provenire.
GIOVANNI IOZZOLI
ogni giorno apriamo le pagine dei giornali (soprattutto Repubblica) con un misto di preoccupazione e stupore: cosa avrai dichiarato stamattina, a proposito del nostro articolo 18?
Si, perchè devi sapere che dopo ogni tua intervista, i nostri colleghi ci chiedono conto di quello che hai detto. E la domanda più comune è sempre la stessa: ma possibile che questi continuIno ancora a discutere del nostro art. 18?
Ora, io capisco che sono in corso grandi manovre pre o para congressuali; che il campo politico è terremotato; che i gruppi dirigenti del PD e della CGIl si stanno tutti riposizionando. Ma è bene che sappiate che di queste manovre, ai lavoratori non interessa più niente: sono tutti movimenti tattici che riguardano una piccolissima e provincialissima porzione del nostro mondo.
L'unica cosa che i lavoratori percepiscono con chiarezza è che è in corso l'ennesimo scambio malsano condotto sulla loro pelle: lo scalpo dell'articolo 18 in cambio di una promessa sulla legge per la rappresentanza? O in cambio della segreteria della CGIL?
Se passasse questo scambio, cosa andremmo a raccontare nelle assemblee? Che l'ulteriore manomissione dell'art.18, contro cui abbiamo chiamato i nostri colleghi a scioperare e bloccare le autostrade, adesso è diventato un legittimo terreno di trattativa? Chiunque lavora ( o abbia lavorato almeno qualche giorno in vita sua) sa bene che l'affievolimento di un diritto per qualcuno, indebolisce l'esercizio di quel diritto per tutti: è una legge che i padroni conoscono bene e che hanno provato spesso a praticare nella contrattazione centrale e integrativa. Se l'art. 18 lo togli per 3 anni ai neo-assunti, stai solo preparando le consizioni per l'offensiva prossima ventura che, in nome dell' "egualitarismo al ribasso" (che è l'ideologia dominante in questi anni), proporrà a breve di toglierlo definitivamente a tutti, per "contrastare le discriminazioni a danno dei giovani e l'egoismo sociale dei vecchi". Tutti sappiamo che finirà così, perchè è un film che abbiamo già visto. Solo tu sembri ignorarlo.
Stupisce anche la tua presunzione di riuscire a "spacchettare" il Job Act di Renzi, sfogliandolo come un carciofo e prendendo solo le cose che potrebbero piacerti: in nessuna trattativa sindacale funziona così. A freddo, senza conflitto, senza vertenza, senza rapporto di forza, se porti a casa un risultato è perchè hai lasciato sul tavolo qualcos'altro. E qui viene la domanda finale: ma chi sta decidendo tutto questo? In quale Comitato Centrale o altra istanza dell'organizzazione, si è deciso che il dibattito doveva andare in quella direzione? Ma c'è ancora un gruppo dirigente in Fiom, o tutto è gestito dal ritmo dei pronunciamenti del Capo? Capisci che con le tue interviste stai ponendo un ipoteca pesante sul dibattito interno? E le migliaia di funzionari e quadri della Fiom, che si stanno preparando ( sempre più perplessi) alla stagione congressuale, cosa andranno a raccontare nelle assemblee di base che partiranno a Gennaio? Che bisogna ripristinare l'art.18, com'è c'è scritto sul tuo emendamento, o che si può ulteriormente assottigliarlo, come sostieni nella trattativa a distanza che hai aperto con Renzi, a mezzo stampa? Capisci che livello di confusione stai inducendo in mezzo alla nostra gente?
Prima delle primarie del PD, ti ho sentito dichiarare:
"bisogna smetterla con l'idea che un uomo solo al comando possa risolvere tutti i problemi..."
Giusto, sottoscriviamo in pieno. La nostra cultura, la cultura del movimento operaio e dell'organizzazione che dirigi, non è quella della leadeship carismatica e personalistica. Con quella si finisce solo nella deriva sub-culturale in cui sono affogati i partiti italiani.
Per favore, Maurizio, concedici una moratoria natalizia alle interviste. Fermati. Mangia il pandoro.
Non crearci ulteriori difficoltà, perchè non hai idea di quanto sia difficile oggi per noi delegati, stretti tra crisi aziendali, incazzatura e disillusioni vari, esercitare con autorevolezza il nostro ruolo e continuare a parlare chiaro alla nostra gente nelle assemblee: dove continueremo a dire che l'art.18 non si tocca, che abbiamo già dato abbastanza e che dovremo prepararci a rintuzzare ogni nuovo attacco ai nostri diritti, da qualsiasi parte dovesse provenire.
GIOVANNI IOZZOLI
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