Non ha fatto in tempo, il neo-segretario del Pd, nonché rottamatore
di non si sa cosa, a metterci a parte dei pessimi orientamenti che
stanno alla base del suo Job act, che subito si è fatta viva la
concorrenza. E' stato Angelino Alfano, in un'intervista pubblicata oggi
da la Repubblica, forse preoccupato per le note di consenso che Matteo
Renzi riscuote sempre più apertamente fra i padroni, a spiegare che si
può anche fare di peggio. Così l'ex virgulto di Berlusconi ha detto
chiaro e netto che se si vogliono liquidare i contratti nazionali di
lavoro non servono complessi marchingegni di architettura lavorista,
basta semplicemente abolirli. Potranno restare, se proprio si insiste e
visto che neppure le associazioni imprenditoriali li disdegnano, i
contratti aziendali. Del resto, come si sa, essi possono già derogare
alla contrattazione nazionale.
E persino alle leggi dello Stato. Ma, aggiunge
Angelino, la cosa migliore sono sempre i vecchi, benedetti contratti
individuali che, come l'asso piglia tutto, superano ed annullano ogni
forma di fastidiosa negoziazione collettiva. Sì, perché quest'ultima,
malgrado tutto, presuppone che i lavoratori di un sito produttivo
possano coalizzarsi per esprimere rivendicazioni condivise. E magari
difenderle con qualche forma di conflitto. Mentre meglio di tutto è
mettere il singolo dipendente davanti al padrone, liberi entrambi,
ovviamente, l'uno di comprare e l'altro di vendere la propria forza
lavoro come meglio loro aggrada. Che bello codificare, ope legis,
rapporti sociali che cancellano oltre un secolo di storia e trasformano
definitivamente il proletariato in plebe senza coscienza di sè, pronta a
scannarsi per l'osso spolpato che il padrone butta nel recinto. Dovrà
guardarsi, Matteo Renzi, da un competitor così agguerrito come il
segretario del Nuovo Centrodestra. Ma siamo certi che troverà argomenti
solidi nella munita neo-ideologia democrat.
In fondo, non ci ha spiegato il Pd medesimo che la
lotta di classe non ha più senso per l'ottimo motivo che vere e proprie
classi neppure esistono più e che la società in cui felicemente viviamo è
popolata da lavoratori, siano essi imprenditori oppure operai, solo
diversamente affaccendati per tirare a campare? In questa
rappresentazione fasulla che neppure la fantasia del Mago di Oz avrebbe
potuto concepire, si muove il surreale dibattito in casa democratica.
Mentre lavoristi del calibro di Marianna Madia, Filippo Taddei e Debora
Serracchiani stanno limando il progetto che Renzi porterà al
parlamentino del Pd, la sedicente sinistra interna si affanna a spiegare
che le cose così non vanno. I giornali di oggi si scervellano nel
tentativo di scoprire di che cosa si tratti. Ci abbiamo provato anche
noi. Senza riuscirci. Creteteci: lo diciamo senza ironia.
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