lunedì 9 dicembre 2013

La Svizzera d'Italia di Renzo Massarelli, Umbrialeft.it

Quando si scende velocemente lungo la E45 verso la pianura umbra lasciandosi alle spalle il Verghereto e le montagne dell'Appennino, ci si accorge di uscire da un mondo freddo e primitivo. La valle del Tevere è tutta un'altra cosa perché è racchiusa entro un orizzonte che finalmente si mostra, come una cornice. Dentro questa cornice c'è il fiume, la campagna, le ville di un altro tempo, le strade immerse nel verde dove si incrociarono i destini, nel giro di qualche decennio, dei grandi pittori del Rinascimento. Raffaello che veniva da Urbino, Pietro Vannucci, il Perugino, Luca Signorelli, da Cortona, il Pinturicchio, e il primo e forse il più grande, Piero della Francesca da San Sepolcro. La valle del Tevere è Umbria e un po' anche Toscana in questa zona dell'Italia dove tutto è equilibrio e misura. E' qui che si può ritrovare nelle grandi opere del Cinquecento questo equilibrio e questa misura e i tratti inconfondibili del paesaggio che è ancora lì, ai piedi dell'Appennino. Sembra impossibile che dentro questa cornice ci si possa mettere un'autostrada, di quelle grandi e larghissime, con le zone di rispetto, le reti di protezione, i pannelli antirumore, altissimi, sul ciglio della carreggiata. Un posto così andrebbe tutelato, anche se nulla della nostra storia si può mettere dentro una campana di vetro, ma coltivare il rispetto che si deve a un luogo dell'anima, questo si può fare. Non basta conservare nei musei ciò che resta di questa grande avventura dell'arte e della nostra civiltà. C'è un dovere più alto al quale non si dovrebbe sfuggire senza per questo aver la pretesa di fermare il tempo.
In Austria e in Svizzera non gradiscono, per esempio, di dover diventare la terra di passaggio dei grandi bisonti dell'autostrada, il crocevia dei mille traffici del centro dell'Europa che passano e lasciano dietro di sé solo fumo e inquinamento. Lo scambio delle merci non si può fermare, certo, ma forse c'è modo e modo. In ogni caso in questa centralità geografica non c'è nulla di prezioso né di strategico. Con la trasformazione in autostrada della E45 l'Umbria si troverebbe nelle stesse condizioni di tanti territori colonizzati dalla mobilità su gomma e al centro di una partita di giro tutta in perdita. Si parla di 10 miliardi per un progetto il cui finanziamento è confuso e disperso dentro previsioni reticenti. L'idea è quella del cosiddetto Project financing, un affare gestito da privati che dovrebbero coprire le spese con introiti tutt'altro che certi e che, se non ci saranno, sarebbero da reperire lungo tortuosi sentieri dove alla fine si dovrà incontrare necessariamente una qualche forma di copertura pubblica. Insomma, i nostri soldi.
Per questo è, prima ancora che fuori dalla realtà, soprattutto per via delle regole europee, un po' ridicola questa pillola che i nostri amministratori, a cominciare da quelli della Regione, vorrebbero farci ingoiare come una medicina benefica. L'autostrada si deve fare perché ci salva dall'isolamento, poi chiederemo che gli umbri non debbano pagare il pedaggio. C'è qualcuno che vuol regalarci un'autostrada gratis? Beh, se fosse gratis dovremmo rifiutarla lo stesso perché resterà pur sempre un'opera inutile e dannosa. E perché solo gli umbri non dovrebbero pagare? e i romagnoli?
I sostenitori della grandi opere inutili vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca cercando poi di concentrare tutta l'attenzione della gente in un discorso che è complesso e decisamente impegnativo dentro questa storiella del pedaggio. Prima di tutto dovrebbero spiegarci a cosa serve un'autostrada lungo la linea mediana dell'Italia, tra l'Autostrada del sole e quella Adriatica e con tutte le trasversali in corso di realizzazione da decenni. Invece che massacrare la valle del Tevere e poi il paesaggio dei Monti Martani e, in pratica, spaccare l'Umbria come una mela da nord a sud, dovrebbero mettere in sicurezza l'attuale E45 che, nel contesto nazionale, dovrebbe assolvere ad una funzione di collegamento regionale più leggero e sostenibile. Dobbiamo risanare le nostre colline, soprattutto in una regione ballerina come l'Umbria, dove il territorio è instabile e franoso. Basta guardarla dall'alto questa regione per capire che non è qui che servono autogrill e svincoli più costosi di cento asili nido, così come il famoso nodo di Perugia, una specie di allegato dell'autostrada, che a palazzo dei Priori non potevano inserire nei loro programmi per la candidatura a capitale europea della cultura. Però ci pensano sempre. Il cemento e l'asfalto hanno colori tristi, ma fanno sognare lo stesso un sacco di persone.

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