giovedì 12 dicembre 2013

Al via il 5° Congresso del Partito della Sinistra Europea: dare voce all’Europa che resiste

Al via il 5° Congresso del Partito della Sinistra Europea: dare voce all’Europa che resiste
Il Partito della Sinistra Europea svolge a Madrid questo 13 e 15 Dicembre il suo V° congresso. Si tratta di un appuntamento importante per la formazione di sinistra radicale continentale che vide la sua nascita a Roma quasi dieci 10 anni fa. All’ordine del giorno dei lavori , la costruzione di una coalizione politico e sociale contro l’austerità, e la decisione di candidare Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra radicale greca Syriza, a Presidente della Commissione Europea. Le ragioni di questa proposta non sono quelle di assecondare velleità di riuscire ad imporre alle euro oligarchie un Presidente diverso, ( che sarà comunque scelto dal consiglio europeo) , ma quelle di dare voce e visibilità nelle prossime elezioni europee ai tanti e alle tante che stanno subendo la crisi e che non hanno voce. A coloro che resistono ai diktat della Troika e delle euro-oligarchie. Una voce e quindi un volto che rappresenti la resistenza all’austerità e al neoliberismo dei popoli europei. La Grecia è stata la cavia delle misure di macelleria sociale imposte in nome del debito. La lotta e la resistenza del popolo greco il punto più alto di mobilitazione sociale, e Syriza la forza politica che, unendo forze organizzate e movimenti sociali, ha conteso e contende il governo del paese alle forze politiche dominanti, rompendo il bipartitismo prima e lottando contro le larghe intese ora.
Un’alternativa quindi segnata dalla lotta sociale, che ha permesso di rovesciare i rapporti di forza a sinistra in Grecia, e che può riaprire inediti scenari anche in Italia, sottraendo terreno all’avanzata delle forze reazionarie e xenofobe e ad un dibattito politico italiano tutto rivolto al suo interno e alle convulsioni della seconda repubblica. Non vi è ,da parte del Partito della Sinistra Europea, nessuna illusione sul fatto che l’indicazione del presidente della commissione modifichi qualcosa negli attuali meccanismi a-democratici dell’Ue. Lo stesso Parlamento europeo è in realtà spesso spettatore di decisioni che hanno luogo fra i governi o in sede di Bce. Ma occorre evidenziare come esista un’alternativa alla grande coalizione delle banche, quella composta da socialisti, popolari e liberali europei che ha fin qui dettato tempi e modi dell’integrazione europea, costruendo un moloch neoliberista impenetrabile alle lotte sociali e finalizzato esclusivamente alla assolutizzazione del principio della competizione e del mercato . E’ bene spezzare il monopolio mediatico o l’idea che magari, presentando candidati diversi, conservatori e socialdemocratici europei abbiano diverse soluzioni alla crisi. I candidati di Socialisti europei, popolari, liberali sono le diverse facce della stessa medaglia, dell’austerità e del neoliberismo istituzionalizzato nei trattati e marchiato con il Fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione. Un dato di cui prendere atto , dimostrato oltre che dall’indirizzo neoliberale della presidenza Hollande in Francia, dalla rinnovata grande coalizione tedesca. Non si può quindi sperare in chissà quali novità dal campo socialdemocratico europeo, illudendosi che si possano lì produrre cambiamenti di un orientamento consolidato negli anni. Solo cambiando radicalmente i rapporti di forza a sinistra è possibile aprire scenari inediti in Europa. Anche in Italia, non sarà certo l’epigono di Toni Blair nostrano, quel Matteo Renzi che con venti anni di ritardo e nel mezzo della crisi, ripropone ricette neoliberiste già ampiamente fallimentari in salsa nuovista e post moderna, a proporre ciò che è necessario per uscire dalla crisi. Il suo pellegrinaggio da Angela Merkel ne svela meglio dei mirabolanti programmi la reale portata della sua segreteria. Occorre, per cambiare veramente l’Europa, rompere il pilota automatico delle politiche economiche. Quello di Draghi, di Angela Merkel, di Hollande. In questo senso la candidatura di Tsipras rappresenta una opportunità che varrebbe la pena non dissipare nel nostro paese dove, a differenza di ciò che accade nel resto del sud europeo colpito dalla crisi, fa fatica ad emergere una proposta politica della sinistra alternativa. Una sinistra di alternativa che deve avere l’obiettivo di unirsi e presentare una proposta comune alle prossime elezioni europee comunque, nonostante le sconfitte e divisioni recenti che l’hanno ulteriormente dispersa e indebolita, ma che possono intorno a questa proposta e ad una chiara piattaforma alternativa all’Europa dell’austerità, di lotta ai memorandum e ai trattati neoliberisti, costruire un percorso per avere anche nel nostro paese una soggettività politica. Se è stato possibile in Francia, con il Front de Gauche, in Spagna, con Izquierda Unida, in Grecia con Siryza e anche in Germania con la Linke, non possiamo in Italia non provarci.
E’ una opportunità che il Partito della Sinistra Europea mette a disposizione della sinistra di classe e di trasformazione di tutto il continente. Facciamola vivere anche in Italia, nel modo più aperto e partecipato possibile, in relazione con i movimenti sociali e non solo con le forze organizzate, con i tanti anche singoli che credono necessaria una nuova stagione per la sinistra di questo paese. Fuori dalla gabbia del centrosinistra e del bipolarismo, per battere la grande coalizione delle banche e del neoliberismo che governa oggi l’Europa. Da parte nostra, ci mettiamo completamente a disposizione di questo obiettivo.

Fabio Amato, responsabile esteri PRC, del segretariato del Partito della Sinistra Europea

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