mercoledì 11 dicembre 2013

Vendola: «Con Renzi bisognerà parlare... intendersi...» di Dino Greco, Liberazione.it



Nichi Vendola, come un consumato saltimbanco della politica, dopo l'esito delle primarie del Pd, ricalibra il giudizio sul vincitore. Sentite come il mentore della 'sinistra di sua maestà' commenta la vittoria dell'enfant prodige democratico.''Renzi? Un ciclone che chiude completamente un pezzo di storia politica italiana, liquidando un'intera nomenclatura politica. Con Renzi bisognerà parlare, intendersi, ma credo che oggi si sia creato lo spazio per la nascita di una nuova Sinistra''. Cosa vorrà dire, questa volta, il capo di Sel, volubilissimo su tutto, in materia di alleanze e non solo, tranne che sulla chiusura a sinistra?
Ricapitoliamo. Una volta, ma non troppo tempo fa, diciamo a ridosso delle primarie del Centrosinistra, siamo nel novembre del 2012, il sindaco di Firenze era per Vendola il peggio che si potesse immaginare: "Lui incarna l'inciucio sublime, quello tra sinistra e liberismo. E' il propugnatore di tutte le ricette che hanno sfinito e sfibrato la sinistra in tutta Europa. E' ambiguo sui nodi della pace e della guerra nel mondo. Essere ambiguo su questo e non indignarsi perché c'è un popolo (quello palestinese, ndr) che è prigioniero è sintomo di subalternità ai poteri forti che caratterizzano questo singolare rivoluzionario". Queste le parole, poco più di un anno fa, del governatore pugliese, che così continuava: "Renzi non ha bisogno di prefigurare alleanze con Casini, Renzi è Casini". E ancora: "“In lui c’è una marcata adesione a modelli culturali che io penso debbano essere rottamati: Renzi è idrolitina nell’acqua morta della politica, è il juke-box delle banalità, delle piccole litanie qualunquiste, il suo atteggiamento è violento, fatto di contumelie» ». Ma già nell'agosto del 2013, todo cambia , come nella canzone di Mercedes Sosa. Perché? Perché il sindaco fiorentino brucia le tappe, cresce nei consensi fra il popolo del Pd e l'uomo di Terlizzi fiuta l'aria, avverte che il vento sta rapidamente cambiando. E si adegua, come sempre. «Più si è lontani dal governo Letta - dice, infilandosi nella competizione in casa democrat - e più si è vicini alle mie posizioni. E Renzi ha un impatto destabilizzante nei confronti dell’alleanza con Berlusconi». E ancora: «Lo sforzo di cambiamento di Matteo Renzi è reale, non va ridotto a pura fiction». Ma come, e la vocazione inciucista, e il criptoliberismo, e la superficialità da guitto? Macché, acqua passata. E il Renzi 'subalterno ai poteri forti'? "Mai detto", chiude con bronzea disinvoltura il capo di Sel, ormai deciso a saltare il fosso: "Mi sento vicino a Renzi", dice, creando un discreto sconquasso fra le sue file. Quelli più seri dei suoi stramazzano: «Ma come? Che ci facciamo noi con Renzi, che vuole eliminare l'articolo 18, che fonda la sua campagna sulla tutela dei liberi professionisti, che ruba voti a destra ed è quasi un Berlusconi di sinistra?». Ma nel mercato fluttuante della politica-politicante questi sono futili dettagli. Insignificanti. Quello che conta è stare dentro il cerchio, non isolarsi, perché prima o poi alle urne si torna, e con un Renzi irriducibile bipolarista ed iper maggioritario, se si tira troppo la corda si rischia di restare a secco, visto il rapido declino della popolarità di Sel.
E il Renzi 'subalterno ai poteri forti?' "Mai detto", risponde Vendola, che dopo l'ultima kermesse della Leopolda rende esplicito l'endorsement: "Apprezzo lo sforzo di Renzi di rinnovare il linguaggio. Lui occupa uno spazio che la crisi delle nomenklature post Dc e post Pci ha reso gigantesco. Nel suo discorso ci sono cose nuove e cose che hanno a che fare con la trasformazione culturale italiana». Insomma un fior d'innovatore, questo Renzi.
Ora che il nuovo segretario del Pd ha stravinto le primarie, Vendola tenta un altra furbata: collocarsi in un'area mediana che apre all'accordo con Renzi ("bisognerà intendersi con lui", dice), auspicando nello stesso tempo "la nascita di una nuova Sinistra", o piuttosto, e più modestamente, sperando di mettere all'incasso l'adesione di qualche militante democratico sconfortato o deluso per la deriva centrista del suo partito. Esodo del tutto inutile, se poi Sel lo reinveste nel centrosinistra.

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