venerdì 4 luglio 2014

Laboratorio criminale di Massimo Carlotto, Il Manifesto

Quanto acca­duto in via della Camil­luc­cia dove Sil­vio Fanella, il cas­siere della banda Mok­bel, è stato assas­si­nato da un com­mando di cui faceva parte, secondo alcune fonti inve­sti­ga­tive, un ex mili­tante di Casa Pound, non è una noti­zia che ci deve sor­pren­dere. Neo­fa­sci­smo e cri­mi­na­lità sono da sem­pre un bino­mio indis­so­lu­bile. La sto­ria del nostro Paese, dal dopo­guerra ad oggi, pul­lula di epi­sodi dove que­sta alleanza, peren­ne­mente con­trol­lata dai ser­vizi segreti, si è mac­chiata di una lista infi­nita di cri­mini. La stra­te­gia della ten­sione, le stragi, i com­plotti mafiosi hanno sem­pre evi­den­ziato una par­te­ci­pa­zione attiva dell’estrema destra.

Impor­tante ricor­dare in que­sto con­te­sto la figura de “la mente nera” Aldo Seme­rari, psi­chia­tra e cri­mi­no­logo, fasci­sta mili­tante, deca­pi­tato dalla camorra per uno sgarro. Come rac­conta Cor­rado de Rosa nel libro che ne rico­strui­sce la vita, l’alleanza tra came­rati e cri­mi­na­lità orga­niz­zata era l’asse por­tante di una pre­cisa stra­te­gia eversiva.
Il pro­fes­sore con le sue peri­zie apriva le porte delle car­ceri ai boss e in cam­bio, come con­tro­par­tita, arri­va­vano le armi, i soldi, l’accesso ai traf­fici.
La sto­ria giu­di­zia­ria degli anni ’70 e ’80 ci ha rac­con­tato che l’estrema destra era una galas­sia spesso inde­ci­fra­bile, divisa ma sem­pre peri­co­losa.
Ma stando alle cro­na­che giu­di­zia­rie più recenti abbiamo potuto con­sta­tare che molti di loro non sono andati in pen­sione. Li abbiamo ritro­vati nelle fila di orga­niz­za­zioni cri­mi­nali o mafiose, coin­volti spesso in traf­fici inter­na­zio­nali. Magari con i came­rati maro­niti che a Bei­rut con­tano parec­chio e sono in grado di dare una mano agli amici degli amici. Non solo tra i mili­tanti che hanno cono­sciuto l’esperienza del car­cere ma anche tra quelli che sono rima­sti ai mar­gini pre­vale oggi la deriva cri­mi­nale, ma d’altronde è logico che strut­ture orga­niz­zate, cemen­tate dalla fede, armate e con “cono­scenze” riman­gano in attività.
Roma, per sto­ria e tra­di­zione, è da sem­pre la culla di que­sta estrema destra ever­siva con rami­fi­ca­zioni mala­vi­tose.
Ma la Roma di oggi non è più quella della banda della Magliana. Nes­suno può più per­met­tersi di sognare di con­qui­stare la città. Sono in troppi a spar­tirsi la torta. Poli­tici, impren­di­tori, espo­nenti della finanza hanno tro­vato part­ner affi­da­bili nelle orga­niz­za­zioni mafiose e cri­mi­nali. Cor­date dedite a divo­rare la loro fetta con metodo e pro­get­tua­lità. I soldi che arri­vano dal basso, dallo spac­cio alla pro­sti­tu­zione ven­gono lavati e inve­stiti con il pre­ciso obiet­tivo di fon­dere eco­no­mia ille­gale e legale. Non a caso siamo il quarto para­diso fiscale a livello mon­diale dopo Isole Cay­man, Usa e Rus­sia. In que­sto senso la capi­tale è diven­tata un labo­ra­to­rio dove si stanno spe­ri­men­tando nuove forme di rapina e sac­cheg­gio del ter­ri­to­rio che pre­sto diven­te­ranno modelli da espor­tare a livello nazionale.
La sto­ria della banda Mok­bel si inse­ri­sce a pieno titolo in que­sta realtà. Ma si sa che quando scat­tano le manette, non tutti hanno voglia di stare in galera e allora comin­ciano i pro­blemi. Per­fino i came­rati più con­vinti pos­sono vacil­lare. E allora per fare puli­zia ci si rivolge alla mano­va­lanza. Meglio se di casa.

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