PERUGIA - Il dato politico emerso dalle urne è la certificazione che l'Umbria non appartiene più all'elenco delle regioni rosse, ma a quello delle regioni contendibili. E' un verdetto epocale determinato da tanti elementi. Tutti però riconducibili alla cecità del centrosinistra che da venti anni vive rinchiuso nei palazzi, incurante dei continui segnali di smottamento che sono arrivati dal territorio. E sono stati tanti. Prenderemo in esame la Provincia di Perugia per dimostrare questa tesi. Dal 1995, quando la destra in pratica era all'opposizione dappertutto, si è assistito ad una lenta , ma continua rimonta. Si è incominciato col riprendere in mano le tradizionali zone bianche (Assisi, Nocera Umbra, Valfabbrica, diversi municipi della Valnerina ecc.) e si è proseguito son il tornare a contendere alcuni comuni considerati “di frontiera”, quelli, che per intenderci, hanno cambiato , diverse volte, il colore della giunta (Todi, Collazzone, Gualdo Tadino, Deruta, Passignano, Giano dell'Umbria).
La svolta è avvenuta nelle amministrative del 2009, quando la destra ha preso ad attaccare con successo le “zone rosse”. Comuni come Bastia Umbra, Montefalco, Torgiano, Sigillo, Orvieto nei quali storicamente, il Pci, da solo, superava il 40% dei voti (con punte del 50% a Orvieto e Bastia) hanno cambiato casacca. Da qui è iniziata una tendenza che ha portato la destra a consolidare il proprio potere nelle zone conquistare, zone dalle quali ripartire per attaccare aree più importanti. E siamo arrivati così al 2014 e cioè alla conquista di Perugia e di Spoleto, cementata dalla riconferma in quasi tutte le altri amministrazioni espugnate la volta precedente. I dati delle regionali scorse non solo confermano questo trend, ma dicono con chiarezza che questo processo sta andando avanti e si sta velocizzando. Ricci ha vinto in tutti i comuni nelle quali la destra governa ad eccezione di Perugia dove, però, la differenza tra le coalizioni è scesa dai 15 voti a favore della Marini nel 2010 agli appena 500 di adesso. E vista la totale assenza e direi l'insipienza del Pd nel capoluogo e i consensi che hanno avuto diverse iniziative del nuovo sindaco, non è una bestialità dire che, se nel capoluogo si votasse oggi, Romizi avrebbe molte probabilità di essere riconfermato. Ma Ricci ha sfondato in tutti i comuni di frontiera (Todi, Gualdo Tadino, Giano dell'Umbria, Cascia e Massa Martana) e in altre ed inimmaginabili zone “rosso sangue” .
Parlo di Marsciano, di Bevagna, Castel Ritaldi, Bettona e, addirittura, Gualdo Cattaneo, la più “rouge” di tutte, quella dove il Pci oltre a prendere più del 50% aveva il più alto rapporto tra abitanti ed iscritti (5000 anime, 1000 tessere). Dice che qualcuno, a San terenziano, abbia sentito nella notte, le urla disperate di dolore, del fantasma del vecchio sindaco Brunella, detto,in comproprietà con il folignate Orvietani, “Peppoletta” per i grandi baffi neri che gli conferivano una vaga somiglianza con Stalin. Non solo. La macchia “bianconera”, allargandosi, si avvicina anche all'altro capoluogo, Terni, dove la differenza tra destra e centrosinistra è scesa ad appena 600 voti contro gli 11 mila e passa della scorsa volta. Come si vede parliamo di un processo lungo venti anni. E in tutto questo tempo il Pd e il centrosinistra non hanno mai cambiato atteggiamento, badando sostanzialmente ed unicamente a curare ed oliare il ben collaudato sistema di potere. Con la diminuzione costante dei fondi pubblici, si è gradatamente ristretta anche la capacità di sostenimento del sistema e con lui si sono ristretti anche i voti. Le capacità di rinnovamento e di cambiamento, in questo ventennio, sono state pari a zero. Del resto basta guardare gli eletti del Pd per scoprire che il 65% sono delle riconferme perchè facevano parte della vecchia amministrazione e “le novità” sono il segretario regionale del partito Leonelli, l'ex Presidente della Provincia di Perugia Guasticchi e il suo assessore alla cultura Donatella Porzi.
Tutti personaggi navigati, che sono, almeno, alla loro terza esperienza amministrativa. L'unica voce fuori dal coro (ma non troppo) è Solinas. Ci vorrebbe una svolta per fermare questo lento, inesorabile e, per certi versi, inarrestabile declino. Ma è difficile perché l'attuale classe dirigente della vecchia maggioranza viene da quella cultura di conservazione. Una cultura con la quale ha allevato anche le nuove leve. determinando anche un abbassamento costante della qualità dei gruppi dirigenti. Ora la domanda finale è l'Umbria rossa esiste più o ormai è solo un ricordo? La tradizione di sinistra non è assolutamente morta ed è ancora la grande maggioranza. Ma dov'è? Qualcuno sfoga la rabbia votando 5 stelle o addirittura Lega, ma la maggior parte è “dormiente” e si rifugia nel non voto. Ci vuole un “chi” e un “cosa” che sappia risvegliarla . Domanda il Pd attuale è in grado di farlo? La risposta la sapete già ed è scontata
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