Il contesto politico dell’Umbria a due mesi dalle elezioni regionali ci induce ad una riflessione seria su quanto ancora sia necessario fare per dare una scossa riformatrice incisiva all’azione del futuro governo regionale. A seguito delle vicende che hanno interessato il gruppo dirigente del Partito Democratico, ovvero la parte più numerosa e consistente delle classi dirigenti politiche dell’Umbria, ci saremmo aspettati un diverso atteggiamento. L’esito di questa discussione si è, invece, attestato sul crinale di autosufficienza delle primarie di partito. Nessuno ha mai osato mettere in discussione il diritto del PD, in virtù dei numeri e delle condizioni politiche, ad esprimere il candidato alla Presidenza, a trovare ipotesi condivise e a sviluppare una sintesi politica capace di esercitare ancora sul resto della coalizione quella funzione di guida mai misconosciuta. Rifondazione Comunista è stata in questa fase forza politica responsabile perché ha atteso con pazienza gli esiti di un travaglio interno di cui ci sfuggiva in verità il nocciolo vero della contesa ma di cui abbiamo avvertito tutta la drammaticità. Mentre in questi mesi accadeva ciò, abbiamo elaborato e sviluppato una proposta politica per l’Umbria autenticamente riformatrice che faceva i conti con i drammi della crisi economica e sociale e con l’urgenza di mettere in campo un nuovo modello di sviluppo ponendoci la meta di una riforma sociale. Politiche incisive contro la crisi del sistema industriale e in difesa del reticolo produttivo delle piccole imprese artigianali e commerciali, Reddito sociale per spezzare l’odioso ricatto sul lavoro e salvaguardare il diritto ad una vita libera e dignitosa dei giovani in cerca di lavoro, centralità del lavoro e dei suoi diritti, lo stesso ragionamento sull’Italia mediana, la pratica di lavoro sociale messa in campo dalle forze più fresche del nostro partito nei territori e sul “territorio” della crisi, la difesa e l’affermazione dei principi del “bene comune” in materia di diritti sociali, di diritto alla salute, di risorse ambientali come l’acqua che si possono ben saldare con un’azione di governo senz’altro più vicina all’interesse collettivo dei suoi cittadini piuttosto che ai soli poteri economici. Non è questo, di per sé, uno sforzo di elaborazione politica e programmatica che restituirebbe all’intera coalizione un profilo sociale e democratico degno delle migliori tradizioni della sinistra umbra? E non è questa una possibilità di governo che rimetterebbe in campo energie e soggetti da poter restituire un po’ di entusiasmo ad un corpo elettorale, considerato sempre e più e solo come tale, piuttosto che come attivo partecipe delle sfide cui è chiamata l’Umbria futura? Noi crediamo di sì. Ed è anche per questo che abbiamo sostenuto la necessità di una grande partecipazione che consentisse a tutto il centro sinistra di mettere a confronto, attraverso le primarie di coalizione, i progetti e i nomi che si candidano a realizzarli. Noi un progetto ce l’abbiamo e l’abbiamo messo in campo e la stessa candidatura di Orfeo Goracci, per l’esperienza e la capacità di governo dimostrata, può rappresentare al meglio quella sfida e quel progetto. Aspettiamo ancora una risposta dal Partito Democratico che domenica celebrerà la sua ennesima e tutta interna resa dei conti. Questo significa che lunedì prossimo il centro sinistra dell’Umbria avrà comunque due candidati su cui confrontarsi e su cui esprimersi. Questa coalizione, ad oggi, una proposta chiara ce l’ha ed è quella della sinistra e di Rifondazione Comunista: essa porta il senso della riforma e il dovere delle scelte chiare. Roba da matti? No, un contributo alla rigenerazione della politica e alla ricostruzione della capacità di governo della sinistra, una sveglia per tutti che i tempi possono cambiare e la sinistra, solo che voglia, può tornare a segnare la rotta, anche in Umbria.
Giuliano Granocchia
Comitato Politico Nazionale PRC-SE
Giuliano Granocchia
Comitato Politico Nazionale PRC-SE
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