venerdì 26 febbraio 2010

NELLA BOCCIOFILA SI TIRANO LE SEDIE

Assemblea Pd, non passa il listino e finisce tra urla belluine e abbandoni della sala.

di Daniele Bovi
La bocciofila è spaccata in due e va in pezzi proprio sul delicatissimo capitolo relativo al listino, il calcinculo che porta nel paradiso consiliare senza passare dal via. E dire che prima di arrivare a tirarsi le sedie (metaforicamente, è il caso di specificarlo) il pomeriggio dell'assemblea Pd era iniziato bene con il sì al terzo mandato di Bottini espresso, a parte due astenuti, all'unanimità. Una unità che però dura un amen visto il putiferio scoppiato un'ora dopo. Che l'assemblea avrebbe potuto prendere una piega del genere era nell'aria già dall'ora di pranzo, ossia quando dalla segreteria del partito esce questa composizione del listino: Bottini, Bracco, Rossi (tutti e tre Pd), Carpinelli (Pdci), Rometti (Socialisti) e Brutti (Idv). Ossia, visti i gradi di parentela che intercorrono, il listino formato famiglia. “Sembra – commenta un inviperito dirigente di AreaDem – una lista del Pci degli anni Ottanta”. E così i dirigenti di AreaDem e dell'area Marino ci mettono un attimo a decidere di votare contro. “Il nostro dissenso sul listino regionale – dice Paolo Baiardini, dirigente di punta di AreaDem e fresco dimissionario dalla segreteria del partito – è forte: questa composizione fa tornare alla mente periodi antecedenti al 1995. E' un limite oggettivo che abbiamo fatto presente: secondo noi non ha forza d'attrazione verso l'elettorato”. “E' discriminatorio” dice invece Valerio Marinelli, leader dell'area Marino che al congresso ha raccolto il 10 per cento. E per bombardare il listino anche il margherito Castellani per una volta sveste i panni di presidente super partes dell'assemblea: “Questo listino non mi piace”. Ma ce n'è anche per le primarie che, secondo Castellani, vanno fatte in maniera trasparente “istituendo un albo degli elettori” e “cercando di evitare il 'furgonaggio' più o meno volontario per portare la gente a votare”. Ma è quando si procede al voto per alzata di delega che la tensione sale al massimo. Tantissima gente è in piedi, c'è difficoltà a contare e allora il presidente Castellani decide di procedere per chiamata nominale. La tensione sale ancora e cominciano pure gli urli mentre il povero Castellani perde il controllo della sala. Prende allora la parola Catiuscia Marini che intuendo il clima spara dal microfono che “vista la situazione che si è venuta a creare, del listino, di competenza del candidato presidente, mi occuperò domani io in base ai nomi che mi fornirà il segretario”. Da qui in poi è il caos totale. L'ala Marino dall'angolo comincia ad urlare “Rinnovamento, rinnovamento!”, il tavolo di Castellani, Bottini e Marini viene assediato: qualcuno gli urla pure che “questa è una dittatura della maggioranza”. Uno dei candidati si lancia contro il tavolo e sbattendoci i pugni sopra intima: “Ora si vota o mi togliete dalla lista e i voti ve li cercate da soli”. Gianpiero Bocci, dopo aver urlato anche lui ai componenti del tavolo, va in mezzo alla sala e, livido in viso, comincia a ritirare tutti suoi uomini: “Basta, andiamocene tutti”. La sala si svuota, anche parecchi mariniani escono: “Non rimango a farmi prendere per il culo”. Ristabilito un minimo di calma Bracco spiega che "la competenza sul listino non è del candidato presidente". In un clima vagamente surreale si procede poi ad una nuova votazione: 91 i sì, 19 i no. Castellani non può che prendere atto che non c'è il numero legale (i componenti dell'assemblea regionale sono infatti 250): “La votazione non è valida, credo che comunque sia stata data un'indicazione al segretario”. Per presentare le liste c'è tempo da domani a mezzogiorno fino alla stessa ora di sabato. Già, ma domani che succede? “Non ne ho idea” dice un dirigente sfinito.

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua