Non è il caso di parlare ancora della vita di Berlusconi, dei suoi gusti sessuali, delle sue battute da bettola di basso livello. E' il caso, però, di riflettere sul significato dell'accumularsi dei gossip, ciarlatanerie, sproloqui, mancanza di rispetto dei ruoli istituzionali e sbeffeggio delle regole che presiedono al civile funzionamento delle istituzioni.
Dopo il "caso Ruby" emerge, come una cloaca che rompe gli argini, un mondo "da operetta", da satrapi del bunga bunga, che si allarga da Villa Certosa a Palermo, da Villa S.Martino a Reggio Emilia, Roma e Parma. A questa visione miseranda di un poveruomo che per sentirsi "virile" ha bisogno di un codazzo di fanciulle piuttosto volgarotte, si aggiunge la dichiarazione giustificatoria: «meglio "porco" che gay»! Unanime lo sdegno di tutta la stampa estera e, ovviamente, qui da noi dei movimenti per i diritti civili. Le nostre indignazioni, però, lasciano il tempo che trovano se non siamo capaci di individuare la radice di tutto ciò.
Siamo, si dice spesso, in uno scenario da Basso Impero e, ovviamente, chi ha studiato un po' la storia non può non ricordare le descrizioni feroci dei potenti fatte da Svetonio nelle Vite dei Cesari.
Come la storia insegna, la mancanza di etica dei potenti è spesso insita nella loro visione politica, nel modo con cui hanno preso il potere e con cui l'hanno mantenuto. Mi disgustano gli organizzatori del "Family Day" che si dichiarano preoccupati per la presenza di Berlusconi alla Conferenza nazionale delle famiglie di lunedì prossimo. Non è sempre lo stesso Berlusconi?: quello che cancellò il falso in bilancio, che si impadronì con vari imbrogli di case editrici e televisioni, che assumeva come stalliere un rinomato mafioso, che abita in una villa comprata per quattro soldi attraverso i raggiri dell'avvocato Previti?
Ora esplodono i suoi "gusti sessuali" anzi, come ebbe a dire Veronica Lario, i suoi «problemi sessuali». Ma questi problemi (per i quali potrebbe curarsi) sono più gravi delle leggi ad personam, della distruzione della scuola pubblica, della disoccupazione dilagante, della delocalizzazione non contrastata, di una legislazione che sotto il nome di "contratti temporanei", "contratti a progetto" annulla ogni idea e progetto di futuro nei giovani di questo paese?
Se Berlusconi è stato votato da migliaia e migliaia di persone è anche perché dentro tutte/i noi c'è ben radicata una visione del maschio che va dall'ammirazione condiscendente del "latin lover" all'assoluta comprensione per "certe esigenze" maschili che, in fondo in fondo, non hanno mai fatto male a nessuno…
E' vero, come scrive Asor Rosa che è necessario uscire dal berlusconismo. Dobbiamo però ricordare che il berlusconismo ha messo radici profonde in un terreno poco, pochissimo lavorato dalla sinistra. L'organizzazione dei partiti, i loro dirigenti, i loro meccanismi non sono intrisi di maschilismo? E allora che fare?
Se Berlusconi è l'emblema grottesco del maschilismo italiota, la sinistra deve porre alla base del suo programma per la rinascita civile e morale del nostro paese il concetto dei valori. Il primo è quello della convivenza civile ricordato proprio ieri in un'intervista dal vescovo di Milano: «La convivenza civile è minata dalla ricerca del successo a tutti i costi, è manipolata per strapparne il consenso, è tradita quando non è aiutata a cercare il bene comune». La difesa dei "beni comuni" era una parola d'ordine del 16 ottobre! Bene comune è il riconoscimento e il rispetto della vita e dignità di ognuno/a. Bene comune è riconoscere il conflitto (non la guerra) di genere e il valore dell'autodeterminazione della donna. E' riconoscere che l'affettività e la sessualità hanno vari modi di espressione e di scelte. E' riconoscere che l'altro/a ha diritto, come te, a vivere una vita degna di essere vissuta. E' riconoscere che la salute l'istruzione, l'assistenza ai non autosufficienti sono valori fondanti dell'umana convivenza.
C'è del marcio in Italia ma non solo perché Berlusconi ha ecceduto nelle sue imprese da maschio latino. Il marcio è quello che costringe gli immigrati di Brescia a salire sulle gru, gli abitanti di Terzigno a fare le barricate, le donne a emigrare per la fecondazione assistita, i giovani a vivere senza un'idea di futuro.
Quando le femministe dicevano che il personale è politico si riferivano ai nessi che legano la vita privata alla politica. Ora questi nessi sono più visibili che mai. C'è bisogno di una nuova etica, sì, che abbia al centro la vita, le vite; la vivibilità di tutte e tutti.
Anita Sonego, Liberazione 05.11.2010
Dopo il "caso Ruby" emerge, come una cloaca che rompe gli argini, un mondo "da operetta", da satrapi del bunga bunga, che si allarga da Villa Certosa a Palermo, da Villa S.Martino a Reggio Emilia, Roma e Parma. A questa visione miseranda di un poveruomo che per sentirsi "virile" ha bisogno di un codazzo di fanciulle piuttosto volgarotte, si aggiunge la dichiarazione giustificatoria: «meglio "porco" che gay»! Unanime lo sdegno di tutta la stampa estera e, ovviamente, qui da noi dei movimenti per i diritti civili. Le nostre indignazioni, però, lasciano il tempo che trovano se non siamo capaci di individuare la radice di tutto ciò.
Siamo, si dice spesso, in uno scenario da Basso Impero e, ovviamente, chi ha studiato un po' la storia non può non ricordare le descrizioni feroci dei potenti fatte da Svetonio nelle Vite dei Cesari.
Come la storia insegna, la mancanza di etica dei potenti è spesso insita nella loro visione politica, nel modo con cui hanno preso il potere e con cui l'hanno mantenuto. Mi disgustano gli organizzatori del "Family Day" che si dichiarano preoccupati per la presenza di Berlusconi alla Conferenza nazionale delle famiglie di lunedì prossimo. Non è sempre lo stesso Berlusconi?: quello che cancellò il falso in bilancio, che si impadronì con vari imbrogli di case editrici e televisioni, che assumeva come stalliere un rinomato mafioso, che abita in una villa comprata per quattro soldi attraverso i raggiri dell'avvocato Previti?
Ora esplodono i suoi "gusti sessuali" anzi, come ebbe a dire Veronica Lario, i suoi «problemi sessuali». Ma questi problemi (per i quali potrebbe curarsi) sono più gravi delle leggi ad personam, della distruzione della scuola pubblica, della disoccupazione dilagante, della delocalizzazione non contrastata, di una legislazione che sotto il nome di "contratti temporanei", "contratti a progetto" annulla ogni idea e progetto di futuro nei giovani di questo paese?
Se Berlusconi è stato votato da migliaia e migliaia di persone è anche perché dentro tutte/i noi c'è ben radicata una visione del maschio che va dall'ammirazione condiscendente del "latin lover" all'assoluta comprensione per "certe esigenze" maschili che, in fondo in fondo, non hanno mai fatto male a nessuno…
E' vero, come scrive Asor Rosa che è necessario uscire dal berlusconismo. Dobbiamo però ricordare che il berlusconismo ha messo radici profonde in un terreno poco, pochissimo lavorato dalla sinistra. L'organizzazione dei partiti, i loro dirigenti, i loro meccanismi non sono intrisi di maschilismo? E allora che fare?
Se Berlusconi è l'emblema grottesco del maschilismo italiota, la sinistra deve porre alla base del suo programma per la rinascita civile e morale del nostro paese il concetto dei valori. Il primo è quello della convivenza civile ricordato proprio ieri in un'intervista dal vescovo di Milano: «La convivenza civile è minata dalla ricerca del successo a tutti i costi, è manipolata per strapparne il consenso, è tradita quando non è aiutata a cercare il bene comune». La difesa dei "beni comuni" era una parola d'ordine del 16 ottobre! Bene comune è il riconoscimento e il rispetto della vita e dignità di ognuno/a. Bene comune è riconoscere il conflitto (non la guerra) di genere e il valore dell'autodeterminazione della donna. E' riconoscere che l'affettività e la sessualità hanno vari modi di espressione e di scelte. E' riconoscere che l'altro/a ha diritto, come te, a vivere una vita degna di essere vissuta. E' riconoscere che la salute l'istruzione, l'assistenza ai non autosufficienti sono valori fondanti dell'umana convivenza.
C'è del marcio in Italia ma non solo perché Berlusconi ha ecceduto nelle sue imprese da maschio latino. Il marcio è quello che costringe gli immigrati di Brescia a salire sulle gru, gli abitanti di Terzigno a fare le barricate, le donne a emigrare per la fecondazione assistita, i giovani a vivere senza un'idea di futuro.
Quando le femministe dicevano che il personale è politico si riferivano ai nessi che legano la vita privata alla politica. Ora questi nessi sono più visibili che mai. C'è bisogno di una nuova etica, sì, che abbia al centro la vita, le vite; la vivibilità di tutte e tutti.
Anita Sonego, Liberazione 05.11.2010
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