Riassumendo. In Italia la disoccupazione è da record, un giovane su tre se ne sta a spasso tutto il giorno mentre gli altri s’arrangiano tra finti stage e contrattini veramente squallidi (figli di papà esclusi, of course). Forse perché da anni il Pil è al palo mentre il debito pubblico vola verso vette inesplorate. E, dulcis in fundo, nessuno ormai ci calcola più sullo scenario internazionale (Gheddafi incluso).
Che fa dunque il governo del fare in una situazione così complessa, con gli italiani sempre più preoccupati per il lavoro, la sanità, la scuola e – massì – la cultura? Limita il potere dei pm. Ovvero: nel Paese – presunto – civile con la più alta corruzione sistemica, con la più incredibile presenza di indagati e condannati dentro il Parlamento, con il generale dei carabinieri Ganzer tranquillo al suo posto nonostante la sentenza che lo riconosce responsabile per traffico di armi e droga (con relativa pena di 14 anni), nel giorno in cui viene arrestato per camorra l’ennesimo amministratore locale (sindaco nel Casertano, ma pure consulente di Alemanno a 90mila euro l’anno), con i 60 miliardi di euro che ci costa ogni anno la cricca globale del malaffare pubblico-privato, ecco la soluzione geniale e definitiva, la salvifica risposta a tutti i nostri guai.
Separare le carriere e rendere patrimonialmente responsabili i magistrati cambierà faccia all’Italia secondo le raffinate previsioni del duo Alfano&Ghedini. Che non si spaventano dei tempi lunghi: la modifica costituzionale è lunga e perigliosa, e anche se comincia come un qualsiasi diversivo politico (i cassetti del Parlamento sono pieni di leggi strombazzate e presto sepolte), può finire per incidere davvero su qualche passaggio giuridico successivo. Infatti: diamo pure per certo che entro fine legislatura non si arrivi a nulla, ma se poi vincono ancora gli amici di Berlusconi e lui li abbraccia dall’alto del colle più alto? La riforma parte oggi per distrarre, ma un domani può arrivare proprio dove doveva.
Nel frattempo, prosegue il solito lavorio di base. La crisi? La Fiat in fuga e l’ennesima beffa di Termini Imerese? Le celebrazioni dell’Unità d’Italia che si trasformano in zuffa nel fango padano? Dettagli. Perché il problema del giorno è accusare Il Fatto di gettare una luce sinistra sull’interesse manifestato dal premier circa l’età di Ruby. Cioè cattivi siamo noi che andiamo in un “paesino sperduto del Marocco“ (copy di quei simpatici umoristi del Giornale) a capire come mai un’addetta all’anagrafe racconti strane storie su italiani che promettono soldi in cambio di un colpo di bianchetto. Una mitomane, è chiaro, magari una che spera di andare al Grande Fratello grazie allo scoop fasullo.
Il galletto che canta ha fatto l’uovo, e anche stavolta dentro non c’è niente di buono per gli italiani.
Blog di Chiara Paolin
Il Fatto quotidiano
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