"Le
primarie per la scelta dei candidati sono state finte. Vendola ha
anteposto interessi privati a quelli collettivi". I dissidenti di Sel
approdati ieri a Rivoluzione civile non si risparmiano certi in
complimenti verso il loro ex portavoce. E mettono giù accuse molto
precisi. Sul numero esatto di quanti siano inon c'e' chiarezza visto che
come spiegano alcuni di loro, Alfonso Gianni, Carmine Fotia, Francesco
Cantafia, Rosario Costaro, Saverio Cipriano, si tratta di ''esponenti di
Sel in varie regioni, dalla Sicilia alla Sardegna, passando per il
Lazio, che hanno deciso di restare coerenti''. Anche se Sel precisa che
molti di questi personaggi avevano già deciso di abbandonare la loro
organizzazione alla fine del 2012 la decisione di passare con Ingroia ha
oggi il suo grande impatto simbolico, anche perché arriva dopo la
formazione delle liste, come fa notare lo stesso leader di Rc nel corso
della conferenza stampa di ieri a Montecitorio. “La nostra decisione di
lasciare Vendola per aderire a 'Rivoluzione Civilè infatti - spiega il
siciliano Cantafia, tra i fondatori di Sel – è spontanea ed è dettata da
ragioni politiche, non certo da nostre aspirazioni personali. Noi non
abbiamo mai chiesto candidature, nè le vogliamo. Semplicemente diciamo
'nò a chi antepone i propri interessi personali a quelli collettivi. e
vogliamo restare coerenti”.“L'unica scissione pre-liste invece – incalza
Ingroia – è quella che ha consentito il Pd all’interno dell’Idv
candidando Massimo Donadi...”. Ma l’affondo di 'Rivoluzione Civilè a Sel
e al Pd è a 360 gradi: i “fuoriusciti” parlano di “primarie finte” che
hanno portato alla candidatura certa “solo un drappello di 23 persone
calate dall’alto” senza alcun confronto con il territorio (quello che è
successo con le primarie, racconta uno di loro Saverio Cipriano, “è
drammatico, tanto che non esistono dati certi su nulla informatevi
pure...“); si accusa Vendola di usare la coalizione con il Pd “come un
taxi” visto che in caso di accordo con Monti “probabilmente ne uscirà”; e
si punta il dito contro la “questione morale” che comunque, assicura
Ingroia, “interessa il partito di Bersani da Penato al Monte dei Paschi
di Siena”.“Noi non vogliamo fare gli sciacalli che si approfittano di
casi come questo del Mps per fare campagna elettorale – assicura Ingroia
– ma è anche vero che il Pd non ha mai fatto nulla sinora per uscire
dall’intreccio tra politica e affari”. A chi accusa Rc di voto
“inutile”, Ingroia risponde: “Vorrei ricordare – scandisce – che la mia
campagna elettorale è cominciata con una lettera aperta a Bersani e con
una richiesta di confronto con Vendola. Sono stati loro ad aprire le
ostilità. Non noi”. “Noi restiamo semplicemente coerenti con le nostre
idee e con i nostri programmi che sono in tutto alternativi a quelli di
Monti e di Berlusconi” che comunque, conclude, “non credo proprio corra
il rischio di vincere”.
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