Oggi
la Die Welt, giornale merkeliano per eccellenza, ancor più della
paludata Frankfurter Allgemeine, spara in grande spolvero un articolo in
cui si afferma che “La disugualianza è il motore dello sviluppo” ( qui per chi sia interessato),
tanto per replicare ai timori espressi dall’Ocse circa l’aumento della
povertà in tutto il “primo” mondo. Mi sembra un’ottima introduzione alla
nuova bugia inaugurata dai media italiani come non mai di regime, circa
un dissenso tra il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, visto come
emissario dei poteri finanziari e l’Angela cancelliera sul tema della
flessibilità.
Non potendo più plausibilmente sostenere che Renzi sia riuscito a
strappare qualcosa in Europa, anzi segretamente depressi per
l’inconcludente discorso di coniglietto mannaro a Strasburgo, nonostante
il tentativo di cavar sangue dalla rapa, ora si inaugura una nuova
linea sull’albero genealogico delle bugie e delle illusioni: quello che
Renzi sia riuscito a imporre alla Merkel una nuova linea, ma che i
cattivoni della Buba ( così è chiamata la Bundesbank) si oppongono. E
infatti ora si finge che il guappo di Firenze faccia polemica
direttamente con la banca centrale tedesca e non con la cancelliera. Il
tutto non solo per la salvare la figura del baby salvatore della patria,
ma anche per alimentare la speranza, oltre ogni ragionevole
realismo, che forse si riesce a strappare qualche virgola di respiro
alle imposizioni di Bruxelles. Che in ogni caso sarebbe davvero robetta,
una briciola per gli affamati, buona solo per gli allocchi , quelli
secondo cui il disperante Renzi sarebbe l’ultima speranza, quelli che
proprio hanno capito tutto.
Del resto questo presunto accredito internazionale che viene
pervicacemente mantenuto, come fu con Monti, nonostante la figura
di palta fatta a Strasburgo con la mitologia da liceale e i quintali di
fuffa italica, serve evidentemente a compensare il patto di ferro con
Berlusconi e portare il Paese fuori dai binari democratici pur di
salvare l’ex Cavaliere. Ma, temo, soprattutto per confondere le acque
sul vero retroterra culturale del liberismo e dell’ austerità nel quale
appunto le disuguaglianze vengono viste come un fattore di sviluppo del
capitale e dunque vanno conservate, accudite, sviluppate utilizzando
tutti gli strumenti a disposizione: i fiscal compact, come i media, gli
stanchi feticci dell’europeismo di maniera, come la miserabile politica
da bar di paese. Ed evitando che i disuguali con il voto possano
davvero decidere qualcosa, che le promesse non mantenute possano essere
punite nelle urne. Così il condannato e il non eletto decideranno la
forma del futuro stato oligarchico che in pratica non permetterà alcuna
possibilità di cambiamento politico.
Siamo arrivati al punto di dover fare il tifo per l’energumeno
tascabile Brunetta o per l’ex giornalista di corte Minzolini che si
oppongono al Senato come assemblea di salvataggio dei corrotti perché in
questo modo Berlusconi baratta la sua salvezza personale con la
visibilità politica di Forza Italia e dunque con la loro
cadrega. Conflitto di interesse. Del resto è anche ovvio che sia così:
siamo passati da un tele venditore di tappeti che aveva a cuore solo i
propri interessi e le proprie illegali libertà a un venditore di
aspirapolvere che fa però gli interessi dei burattinai. Altro che
Telemaco,
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