L’assemblea convocata per domani a Roma da Lorenza
Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo
Zagrebelsky è molto importante.
Innanzitutto sarà il punto di partenza per una mobilitazione per la
Costituzione e per il lavoro in vista della manifestazione del 12 di
ottobre. Domani si apre anche in Italia – come negli altri paesi europei
– un percorso di mobilitazione sociale e politica sui nodi di fondo
delle politiche governative. Si tratta di un passaggio rilevantissimo
perché non può sfuggire a nessuno che dopo il massacro sociale del
governo Monti, il governo Letta procede a passi tanto felpati quanto
rapidi alle privatizzazioni ed allo stravolgimento della Costituzione in
senso presidenziale. Questo attacco alla Costituzione avviene con il
consenso di larghissima parte del sistema politico e dei mass media e
nel sostanziale disinteresse del paese. Anche perché la crisi macina le
vite ma anche le coscienze e la mancanza di lavoro e di soldi tende a
far passare in secondo piano i problemi della democrazia. Il rischio
concreto è che la crisi sociale impastata con la crisi della politica
produca un consenso passivo alla proposta neoautoritaria del
presidenzialismo e allo scardinamento delle istituzioni democratiche.
Per questo è importante che la battaglia per la difesa della
Costituzione sia intrecciata ad una battaglia per il lavoro, per
l’attuazione della Costituzione. Solo tenendo insieme questione sociale e
questione democratica, occupazione, salario e Costituzione, è possibile
fare una battaglia efficace, costruire una mobilitazione di massa.
L’apertura di un percorso di mobilitazione sui temi del lavoro e
della democrazia è quindi la strada per superare la drammatica
situazione di impotente solitudine che vivono milioni di uomini e donne,
per ricostruire percorsi, identità e lotte collettive.
L’assemblea di domani può essere importante per un secondo motivo.
Può aprire una discussione su come costruire un punto di riferimento per
quelle decine e decine di migliaia di uomini e di donne di sinistra,
che fanno politica in mille forme diverse, ma che non sanno dove
sbattere la testa. Oramai è evidente anche ai ciechi che il
centrosinistra – in tutte le sue varianti – non fornisce alcuna risposta
a questo quesito. Con Renzi – già incoronato anche da SEL – le cose
semplicemente peggioreranno. Così come è evidente che Grillo non da una
risposta a questa esigenza: la gestione aziendalistica e autoritaria del
movimento 5 stelle sono il contrario della ricostruzione di un
protagonismo di massa di cui abbiamo bisogno.
Il tema posto è quello della costruzione di una sinistra che sia in
grado di proporre una alternativa al neoliberismo e quindi di avanzare
un progetto di democratizzazione della vita quotidiana, di
redistribuzione del reddito, del lavoro, del potere, di riconversione
ambientale e sociale dell’economia. Una sinistra che a partire da questo
progetto di alternativa si incontri con le forze della sinistra europea
e si definisca come alternativa alle forze che compongono il governo.
In un mondo in cui il Democratico Obama e il socialista Hollande si
presentano come i maggiori guerrafondai dell’occidente vi è bisogno di
una sinistra vera, autonoma ed alternativa.
Questo nodo sarà presente nella discussione di domani e noi
proporremo di affrontarlo evitando di ripercorrere gli errori del
passato. Non ha funzionato la Federazione della Sinistra così come non
ha funzionato Rivoluzione Civile: Non funzionano le ambiguità nel
rapporto con il centro sinistra e i patti di vertice a cui siamo stati
costretti. Non si tratta di fare un nuovo partito: si tratta di dar vita
ad un spazio pubblico della sinistra basato sul principio della
democrazia e della partecipazione, in cui a partire da un comune
progetto politico e da regole condivise, si possa ricostruire una
comunità di dibattito e di azione civile, culturale e politica.
Per questo domani saremo in assemblea a Roma. L’autorevolezza e la
serietà di chi ha convocato l’assemblea costituisce un fattore non
secondario delle speranze che in essa riponiamo. L’obiettivo, al fondo, è
dar vita ad una assemblea che rovesci il significato storico che l’8
settembre ha assunto nel nostro paese.
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