Lettera aperta. Sulla giustizia fai da te del ristoratore,
sulle minacce agli avvocati di Alatri, sul magistrato «che darebbe la
pistola alla figlia», il capo del Viminale non ha niente da dire?
La sicurezza non è di sinistra caro ministro Minniti. La
sicurezza non è neanche di destra. Comunque non è questo il terreno su
cui ragionare. Le Corti Supreme, italiana, tedesca, statunitense, ma
anche la Corte europea dei diritti umani, hanno affermato come sia
improprio un bilanciamento tra sicurezza e libertà.
La dignità umana, quale fondamento di tutti i diritti umani, è la
chiave di soluzione di questa opposizione tra istanze di sicurezza e di
libertà. Libertà, fraternità, uguaglianza, dignità umana, al limite
felicità: sono queste le premesse fondative del vivere sociale. La
sicurezza è l’esito naturale del pieno soddisfacimento dei diritti
individuali, sia quelli sociali ed economici che quelli civili e
politici. Il grande studioso Alessandro Baratta, i cui scritti sono
certo che il Ministro Minniti ben conosce, affermava che al diritto alla
sicurezza vada contrapposta la sicurezza dei diritti. L’indivisibilità e
l’interdipendenza dei diritti umani non è soltanto un quadro teorico di
riferimento ma è un programma di governo, anche in questi tempi
difficili.
Ma sono veramente difficili questi tempi dal punto di vista della
sicurezza? La sicurezza, vorrei ricordare al ministro degli Interni e a
chiunque legifera senza tenere conto di dati veri e di statistiche vere,
è comunque qualcosa di ben diverso dalla percezione di insicurezza.
PRIMA VICENDA. Ristoratore spara al ladro che entra nel suo esercizio
commerciale e lo uccide. Parte un dibattito folle intorno alla
legittima difesa, causa scriminante prevista nel codice penale. Non ci
interessano le strumentalizzazioni e le magliette di Salvini, scontate
nella loro cattiveria. Ci interessa il dibattito più ampio, quello
avvenuto sui media e nelle aule parlamentari. Va ricordato che la
legittima difesa era sufficientemente ben definita nel codice Rocco di
era fascista. La legittima difesa ha quale presupposto il principio
sacrosanto di proporzionalità tra azione e reazione. La destra al
governo, Lega compresa, modificò l’articolo 52 del codice penale nel
2006 poco prima delle elezioni che perderà. Venne così allargata la
possibilità di reazione legittima ai casi di pericolo di aggressione.
Oggi non si vede che altro possa fare il legislatore se non
liberalizzare l’omicidio.
Avremmo auspicato che per la nostra sicurezza il Ministro avesse con
nettezza interrotto questo dibattito affermando in modo categorico
quanto segue: a) vanno cestinate tutte le proposte di modifica ulteriore
della legittima difesa compresa quella in discussione del suo collega
di partito Ermini che vuole allargare l’area della non responsabilità a
ogni caso in cui si spara e ammazza «per errore di percezione a causa di
turbamento psichico»; b) nel nome della sicurezza meno armi girano
meglio è per tutti, ristoratori compresi. È compito del decisore
politico con chiarezza e onestà intellettuale decostruire le paure e non
assecondarle o alimentarle in modo strumentale e pericoloso; c) spetta
allo Stato il monopolio della forza.
Nell’ultimo Rapporto sulla criminalità del Ministero degli Interni si
legge che in Italia vi è stato un calo incredibile degli omicidi. Nel
1991 erano stati ben 1901. Tre omicidi ogni 100 mila abitanti. Nel 2015
sono stati 469, ovvero 0,8 ogni 100 mila abitanti. Lo stesso ministero
degli Interni in modo onesto rileva che il top degli omicidi in Italia è
stato nel 2013 a causa dei 366 immigrati morti in mare nel naufragio di
quel tragico 3 ottobre. Dunque la vera emergenza sicurezza è quella
legata alla vita dei migranti in mare, affrontata invece con norme di
tutt’altro respiro dal ministro Minniti ovvero con la detenzione per
stranieri irregolari e colpendo quelli che chiedono elemosina. In
conclusione nessun attore istituzionale ricorda all’opinione pubblica
che gli omicidi sono in calo e che negli Usa, dove si può comprare
un’arma al supermercato e si può sparare facilmente, il tasso di omicidi
è ben sei volte superiore a quello italiano.
SECONDA VICENDA. Un gruppo di ragazzi ammazza brutalmente un coetaneo
ad Alatri. Si minacciano vendette, si intimidiscono gli avvocati
difensori tanto da indurli a lasciare l’incarico. Si da la colpa al Gip
che aveva scarcerato uno dei presunti responsabili per altri fatti
legati alla violazione delle norme sulle sostanze stupefacenti. Quel
giudice in realtà aveva semplicemente e giustamente rispettato la legge.
In questa vicenda tragica avremmo voluto che il ministro degli Interni
avesse detto che: a) la legge sulle droghe è già fin troppo severa visto
che un terzo dei detenuti in Italia è composto da persone che l’hanno
violata; b) la custodia cautelare deve essere eccezionale; c) farsi
vendetta da soli è brutale; d) chi minaccia un avvocato deve essere
severamente perseguito; e) la difesa è un diritto sacrosanto; f) ad
Alatri è scoppiata una grande questione sociale, esito di disastri
prodotti anche da una progressiva dismissione pedagogica da parte delle
nostre agenzie educative, compresi i partiti.
IN QUESTI GIORNI I TALK SHOW della Rai, di Mediaset e La7 si sono
scatenati nel dare parola a finti esperti, urlatori professionisti,
giornalisti che non conoscono la legge e le statistiche, demagoghi che
ci fanno credere che viviamo in un paese invaso da criminali, spesso
stranieri. Così abbiamo sentito dire da Gianluigi Nuzzi a Piazzapulita, a
proposito dell’omicidio di Alatri, che a Tirana a 18 anni ti regalano
una pistola. Bah!!!! Che c’entra Tirana con i ragazzi italiani accusati
dell’assassinio? Sarà vero che a Tirana regalano la pistola? O è più
vero che la pistola ti viene regalata nella provincia americana. Il
conduttore di Piazzapulita (un titolo che non aiuta a rasserenare gli
animi e a infondere dolcezza nella società) non fa fact checking ma
lascia parlare Nuzzi come se fosse un esperto di politiche criminali.
INFINE QUANDO UN MAGISTRATO come Angelo Mascolo di Treviso afferma
(sempre che sia vero che lo abbia detto) che lo Stato non c’è più, e che
lui darebbe la pistola pure a sua figlia, perché di fronte a una così
grave delegittimazione delle forze di Polizia e della sicurezza il
ministro Minniti non ha chiesto al suo collega Orlando di mandare gli
ispettori in quel Tribunale affinché quel giudice sia sanzionato
disciplinarmente?
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