venerdì 4 febbraio 2011

Referendum per l'acqua pubblica, al via la campagna



Il logo della campagna referendaria è stato scelto online da oltre diecimila persone, le firme raccolte in due mesi sono state oltre un milione quattrocentomila. È una grande mobilitazione nazionale quella che si muove intorno al referendum sull’acqua bene comune.
Il popolo dell’acqua ha appena lanciato la campagna “2 sì per l’acqua bene comune” in vista della chiamata alle urne dei cittadini per esprimersi contro la privatizzazione dell’acqua. Due quesiti su tre sono stati accettati dalla Corte Costituzionale e quindi l’obiettivo del comitato referendario è di arrivare a una ri-pubblicizzazione dei servizi idrici che mandi in soffitta la legge Ronchi.
Accorpare la data del referendum a quella delle elezioni amministrative previste per metà maggio e una moratoria sul decreto Ronchi che blocchi le privatizzazioni già in corso in attesa dell’esito della consultazione popolare: sono questi i due obiettivi immediati del comitato. La campagna verrà autofinanziata dai cittadini a sottoscrizione e i soldi saranno restituiti ai donatori una volta ottenuto il rimborso elettorale.
Il calendario delle iniziative prevede i banchetti per l’autofinanziamento nelle principali piazze italiane il 5 e 6 febbraio, un Festival dell'acqua a San Remo programmato nella città ligure negli stessi giorni del Festival della canzone italiana, mentre al carnevale di Viareggio ci sarà un carro sull’acqua bene comune. L’appuntamento più importante resta la manifestazione nazionale prevista per il 26 marzo a Roma.

“E’ stato un successo straordinario per la raccolta di firme e per la partecipazione democratica dei cittadini, con una coalizione che va dalle parrocchie ai centri sociali” ha detto Paolo Carsetti del Comitato referendario ‘2 sì per l'acqua bene comune’ nell’ambito della conferenza stampa di presentazione alla Federazione nazionale della stampa italiana. Carsetti ha lanciato l’allarme sulla riforma dei servizi pubblici locali annunciata in questi giorni da Palazzo Chigi. “Diciamo al governo che non vogliamo vederci scippare questo referendum con una riforma che mescoli le carte in tavola – ha detto ai giornalisti –, lo stato italiano ha scelto la privatizzazione dell’acqua e ora non può ingannare i cittadini con una falsa riforma”. Gli altri due punti della campagna sono spiegati sempre da Carsetti: “Nel milleproroghe va rispettata la moratoria sul decreto Ronchi, perché non si può fare il referendum quando l’acqua è già stata privatizzata – ha sottolineato – in più chiediamo l’accorpamento con le amministrative: perché gli elettori dovrebbero recarsi per due volte alle urne in poco tempo?”
A denunciare i tanti falsi miti che nascondono gli interessi delle multinazionali sull’acqua è Margherita Ciervo del comitato referendario. “E’ una grande mistificazione dire che la direttiva europea prevede l’obbligo di privatizzazione – ha detto Ciervo –, è falso che la privatizzazione apre alla concorrenza e quindi a un abbassamento delle tariffe e al miglioramento dei servizi, dalle esperienze già in atto abbiamo visto esattamente il contrario perché l’acqua è un monopolio naturale e il prezzo è deciso da chi detiene il monopolio”.

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