sabato 12 febbraio 2011

Intervista a Ferrero: «Uscire da questa crisi? Si può fare. Da sinistra»

Occorre uscire dalla politica di palazzo e dalla discussione morbosamente centrata su Berlusconi per rimettere al centro la questione sociale. «La decisione di fare una campagna di massa sulle questioni sociali nasce da qui: occorre dare una risposta praticabile di uscita a sinistra dalla crisi e su questo costruire un movimento di massa», spiega a Liberazione Paolo Ferrero in un’intervista incastonata all’indomani di un’importante riunione di direzione e alla vigilia di un convegno a Roma sui vent’anni del partito.
Dopo i segnali degli studenti e dei metalmeccanici, però, le opposizioni parlamentari sembrano incapaci di muoversi.
In questi mesi l’opposizione ha privilegiato l’azione di palazzo, infatti. Prima inseguendo l’idea di un governo tecnico e ora con la proposta di D’Alema di andare alle elezioni con Fli e Udc, che è la continuazione della manovra di palazzo. Tutto ciò, però, non costruisce mica l’alternativa al berlusconismo ed esiste il rischio che Berlusconi riesca a restare in piedi. Ma in quello scenario le cose non resterebbero invariate. Succederebbe come all’indomani del delitto Matteotti che, non essendo riusciti a farlo cadere, Mussolini ne uscì rafforzato.
Ma è possibile in questo quadro che l’opposizione cambi terreno prima che la crisi eroda quel che rimane delle conquiste del Novecento?
Noi lavoriamo per questo. Per prima cosa si deve passare da una discussione tutta assorbita sul versante del palazzo a una discussione nella società. La direzione di ieri, appunto, è stato un primo momento di elaborazione per una campagna di massa sulla questione sociale che si ponga obiettivi praticabili e capaci di cambiare il segno ai processi. In gioco c’è la costruzione di una alternativa a Berlusconi e Marchionne, cioè alla gestione capitalistica alla crisi.
Dov’è la novità rispetto a strade percorse finora?
Noi proponiamo una piattaforma chiara e praticabile. Una redistribuzione del reddito verso il basso, la creazione di nuovi posti di lavoro con la riconversione ambientale, il blocco delle delocalizzazioni, il rilancio di scuola, università e cultura. Tutte cose attuabili con una tassa patrimoniale al di sopra degli 800mila euro - oggi l’1% della popolazione possiede il 13% delle ricchezze e il 60% si spartisce il 13% - con la lotta all’evasione fiscale, tagliando le grandi opere, recuperando i soldi pubblici dati alle imprese che delocalizzano, tagliando di un quinto le spese militari. La novità sta nel tentativo di andare oltre il livello della propaganda episodica costruendo su queste proposte concrete e immediatamente praticabili, una vera e propria campagna fatta di volantini, dibattiti, proposte di legge regionali, delibere consiliari, costruzione di vertenze concrete con i disoccupati e i lavoratori. Una campagna per dire che dalla crisi si può uscire e noi avanziamo proposte concrete, denunciando che i soldi ci sono, è solo un problema di volontà politica distribuirli. Una campagna di massa - collegata alla richiesta di sciopero generale e alle campagne per i no ai referendum - per battere il senso di impotenza che attanaglia la nostra gente.
Ma come si batte elettoralmente Berlusconi?
Su questo piano bisogna sconfiggere la proposta neocentrista del Pd proponendo al contrario un fronte democratico, che unisca Pd e forze di sinistra, e che sia fondato sul rispetto e lo sviluppo della Costituzione e sul superamento del bipolarismo. Senza Fli e Udc quindi. Il Cln non fu costituito dai gerarchi fascisti che avevano defenestrato Mussolini nel gran consiglio del fascismo del luglio ’43; il Cln lo hanno costituito i partiti antifascisti. Il Pd dovrebbe ricordarsene prima di cercare di imbarcare Fini che ha condiviso tutti i peggiori provvedimenti del governo Berlusconi. Ma l’aggregazione tra il Pd e le sinistre deve riuscire a definirsi perché se si creasse solo come risulta del rifiuto di altri quell’alleanza non diventerebbe senso comune. Ecco, la campagna sociale che vogliamo far partire serve anche a questo, a dialogare, a sintonizzarsi con quanti si sono schierati con la Fiom - penso a Unitcontrolacrisi - a trovare una piattaforma comune. Perché uno schieramento che escluda le forze che hanno cinguettato con Berlusconi non è ancora l’alternativa al Berlusconismo. Mezzo Pd, come sai, sta con Marchionne.
Certo che i vent’anni del percorso di Rifondazione e il prossimo congresso non potevano cadere in una fase più complicata.
Finora la nostra storia è stata scritta dagli altri, in particolare da chi ha fatto le diverse scissioni. Vogliamo cominciare a fare noi la nostra storia, vogliamo fare un bilancio del nostro percorso, anche degli errori compiuti, che ci aiuti a fare un passo in avanti nel processo della rifondazione comunista. Vogliamo rileggere la nostra storia – di cui non ci vergogniamo – per andare avanti, non per restare girati indietro. Anche il congresso dovrà quindi porsi un duplice obiettivo. Da un lato l’obiettivo di fare un passo in avanti concreto nella rifondazione comunista, cioè nell’elaborazione di un pensiero e di una pratica comunista efficace. Dall’altra di fare un passo in avanti sulla strada di costruire un polo autonomo della sinistra anticapitalista: la federazione. Noi vogliamo fare un congresso che elabori una proposta di fase, con cui dialogare con tutti i comunisti e a tutte le comuniste comunque collocate, per ricercare un percorso unitario. L’unità deve essere ricercata a partire da una proposta politica chiara e – si spera – efficace. Vogliamo quindi costruire un congresso di proposta e unitario, che superi ogni tendenza all’autoconservazione.
Sembra già una risposta a chi ha annunciato l’uscita dal Prc per andare a fare il partito dei comunisti.
Penso all’appello firmato da Giannini. Al di là delle sua scarsa rilevanza numerica contenuta, il senso di quell’appello è un attacco frontale al partito della rifondazione comunista e al suo progetto. Così come l’Arcobaleno aveva abbandonato il comunismo in nome di una sinistra senza aggettivi, così questo appello sceglie di abbandonare la rifondazione in nome di un comunismo senza aggettivi. Se vuoi è assolutamente simmetrico, speculare, al percorso vendoliano: separare il comunismo dalla rifondazione. Si tratta quindi della ripetizione di un errore grave che va combattuto. Il nostro problema è di fare un partito rivoluzionario; a tal fine serve una analisi di fase e una proposta politica chiara, non una suggestione.
di Francesco Ruggeri su Liberazione

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