Nichi Vendola fa sua la proposta, già avanzata da settori del PD, della grande "alleanza nazionale" antiberlusconiana con Casini e Fini. l'unico paletto è che a guidare la nuova coalizione sia Rosy Bindi e non un tecnocrate alla Mario Monti o alla Luca Cordero di Montezemolo.
La proposta è secca: un governo transitorio da Fini a Di Pietro che cambi la legge elettorale, risolva il conflitto d'interessi e garantisca il pluralismo informativo.
Insomma la "narrazione" vendoliana basata su primarie, cambiamento culturale e politico e cantieri dell'alternativa è archiviata di fronte alla questione emergenziale della fine del berlusconismo. Si abbandona la "narrazione" vendoliana in cui l'alternativa al berlusconismo era il frutto profondo di un sommovimento sociale e civile di un paese in cerca di un'altra "storia" e si torna al puro politicismo di stampo dalemiano. Dal lirismo tipico del "poeta" pugliese alla prosa politicista della volpe del Tavoliere.
Fini alleato di Vendola è sconcertante. Un'alleanza di governo aperta all'ex repubblichino Tremaglia, alla "sanfedista" Binetti, allo sponsor dell'acqua privata Andrea Ronchi e al regista delle giornate di Genova Fini è un'armata brancaleone che può far sorridere. Ma chiedere i voti contro Berlusconi per poi tornare a votare dopo un anno è demenziale.
D'altra parte se la ragion d'essere di questo "governo di scopo" è cambiare la legge elettorale, non sembra che vi sia uno straccio di proposta condivisa fra le forze che dovrebbero farne parte. E' noto infatti che se Fini e Veltroni sono bipolaristi convinti, Casini e D'Alema sono nettamente contro il bipolarismo. Mentre Vendola e Di Pietro non hanno ancora preso una decisione definitiva.
Date queste divisioni è molto difficile ipotizzare un governo comune. Perchè allora Vendola fa questa proposta? C'è sicuramente un elemento di tattica politica: la volontà di bloccare una possibile alleanza tra PD e Terzo Polo che escluda la sinistra e Di Pietro, Così come c'è il tentativo di riproporsi al centro dell'attenzione dopo il venir meno dell'ipotesi primarie.
Ma in fondo a tutto c'è la non autonomia del progetto politico vendoliano dal PD. Finora Vendola a giocato, e anche avuto succeso, stando a rimorchio del PD. Quando questa "presa" sembra venir meno per la possibilità di una accordo al centro con il Terzo Polo, Vendola è costretto anch'esso a svoltare verso destra, pena l'allontanamento dal suo bacino elettorale. Insomma Vendola pensava di spostare a sinistra il PD, invece è il PD a trainare a destra Vendola. Il fatto è che non bastano "narrazioni" e primarie per spostare a sinistra l'asse della politica italiana. Non si può, nel 2008, parlare di fine della sinistra, fine del novecento,,,,e poi cavarsela con una strategia fatta solo di promesse di "nuovi inizi" , lirismi letterari e tatticismi politichesi. Occorre immergersi nella società, ricostruire lì, alla base, le ragioni di una alternativa di sistema. Ma per fare ciò non servono leader, non bastano bella presenza e capacità di "bucare gli schermi", serve molto lavoro, molta pazienza e molta tenacia. Serve soprattutto far tornare partecipe del cambiamento il popolo, i lavoratori, i giovani, le donne. E la vera partecipazione popolare non può essere circoscritta alle sole primarie.
PECS
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua