venerdì 18 febbraio 2011

La svolta politicista di Vendola

Nell’impazzimento della politique politicienne che caratterizza il centro sinistra, l’ultima uscita di Vendola, che propone di andare alle elezioni con Fini, è quella sino ad ora più incredibile.
La proposta, motivata per fare
un governo di scopo che dia vita ad una nuova legge elettorale e alla cancellazione delle leggi vergogna, è in realtà del tutto indeterminata proprio sulle questioni che vengono messe al centro della proposta.
Qualche giorno fa D’Alema - il primo che ha proposto l’accrocchio elettorale con Fini – ha detto chiaramente che una coalizione di tal fatta dovrebbe dar vita ad una legislatura costituente, cioè che abbia al centro la modifica della Costituzione repubblicana, il federalismo e alcune riforme economiche.
E’ questo il profilo che deve avere la coalizione con Fini? Per modificare la Costituzione? E per fare che legge elettorale visto che Fini si è sempre pronunciato per il bipolarismo e per il presidenzialismo alla francese? Per fare che politica economica e sociale visto che Fini ha votato tutte le leggi di Berlusconi e si proclama super liberista?
A me pare evidente che una coalizione di questo tipo lungi dal rappresentare un passaggio necessario per uscire dal berlusconismo rappresenterebbe
l’ennesimo episodio di trasformismo con l’effetto di accentuare ulteriormente la crisi della politica. E non si dica che questo schieramento rappresenterebbe il nuovo CLN.
Il CLN non venne costruito con i gerarchi fascisti che avevano messo in minoranza Mussolini nella seduta del gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943. Il CLN venne formato dai partiti antifascisti e aveva una ispirazione in equivoca sul piano della costruzione di una Italia democratica.
La proposta è assurda sul piano elettorale. Come si possa pensare di sommare i voti degli elettori ex missini che sostengono Fini con quelli della sinistra è mistero assai consistente. Per dirla tutta, per come è messa FLI, la scelta di allearsi con Fini e di rompere con la sinistra,
non porterebbe alcun vantaggio elettorale per battere Berlusconi. Anzi, rischia di dar luogo ad una coalizione che prenda meno voti di quella di centrosinistra più la sinistra. Si tratta quindi di una scelta puramente politica frutto di un modo di ragionare tutto interno dalle dinamiche di Palazzo. Il punto vero è che Berlusconi non è per nulla intenzionato ad andarsene a casa e che quindi le chiacchiere stanno a zero.
In questo contesto la nostra proposta è la seguente:
Proponiamo a PD, SEL e IDV di fare una
manifestazione nazionale il 17 marzo contro il governo e come atto fondativo di una coalizione democratica che vada unita alle prossime elezioni. Per andare alle elezioni è necessario cacciare Berlusconi. Per cacciare Berlusconi gli inciuci di palazzo si sono dimostrati del tutto inefficaci.
Occorre costruire una vasta ed unitaria mobilitazione sociale. Per questo proponiamo la manifestazione nazionale, appoggiamo lo sciopero messo in campo dal sindacalismo di base e chiediamo alla Cgil di dichiarare lo sciopero generale. Occorre dare corpo alla disponibilità alla lotta che le mobilitazioni, a partire da quella delle donne di domenica scorsa, hanno segnalato.
Proponiamo
un rapporto unitario a SEL e IDV per fissare una piattaforma comune a partire dalla totale indisponibilità ad un accrocchio con Fini. Basterebbe questo per obbligare il PD a cambiare linea e a costruire l’alleanza democratica con la sinistra. Nel caso in cui il PD persistesse nella sua linea centrista proponiamo quindi di andare alle elezioni con un polo della sinistra.
Chiediamo troppo? No, basta essere consapevoli che Berlusconi lo si sconfigge nel paese e non nel palazzo e che il problema è costruire la sinistra, non di inseguire il PD pensando di dirigerlo.
Paolo Ferrero,
segretario nazionale PRC

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