"Impegno me e il mio partito a portare avanti il processo federalista dialogando con la Lega". Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, sceglie la prima pagina della Padania, organo ufficiale della Lega Nord, per tentare la spallata decisiva alla maggioranza di centrodestra e al governo Berlusconi.
Il leader democratico coglie l'insofferenza leghista per il pantano in cui si è infilata la legislatura e di cui rischia di fare le spese la riforma simbolo del Carroccio. E lancia, forte e chiara, la sua proposta: "Pur con posizioni diverse e anche alternative, ci sono due vere forze autonomiste nel nostro Paese: il Pd e la Lega", afferma Bersani. Che propone un vero e proprio "patto tra forze popolari" per cambiare l'Italia.
Non usa giri di parole, il segretario Pd: è il Carroccio, argomenta, "a tenere attaccata oggi la spina del governo Berlusconi". Un accanimento terapeutico che, come Bossi e lo stato maggiore leghista hanno più volte ribadito, ha come unico scopo quello di portare a casa il federalismo. Ma "in queste condizioni, rischiamo di fare una cattiva riforma", avverte Bersani. Per questo, afferma, è il momento di "guardare oltre Berlusconi e nel contempo preservare la prospettiva autonomista".
La Lega dunque, è il patto proposto da Bersani, faccia cadere Berlusconi: "Perché non si può sacrificare tutto, ossia la riforma chiave, in nome di Ruby". Poi, tutto può accadere, e i democratici garantiscono ampia disponibilità alle richieste leghiste.
"Va anche bene che il Governo rimanga nell'ambito del centrodestra", dice Bersani. "Assicureremo un'opposizione propositiva. Ripeto, garantisco personalmente per me e per il mio partito: il processo federalista deve andare avanti e giungere a compimento".
Ma il segretario del Pd si spinge oltre, con toni che, da parte di un leader del centrosinistra, non si ascoltavano da quando D'Alema definì la Lega "costola della sinistra": riferendosi all'ondata di sbarchi dal Nordafrica, Bersani dichiara di appoggiare la richiesta del ministro dell'Interno Maroni "di maggiore condivisione europea di fronte all'emergenza in Nord Africa". E, con un affermazione destinata a far discutere, dichiara: "So che la Lega non è razzista".
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Ma sì, va benissimo, dialoghiamo con la Lega, anzi stringiamo un patto con questo «grande partito popolare» e «non razzista».
Purché nel nuovo esecutivo che entusiasticamente appoggeremo siano fatti ministri almeno questi quattro esponenti del Carroccio:
Purché nel nuovo esecutivo che entusiasticamente appoggeremo siano fatti ministri almeno questi quattro esponenti del Carroccio:
Mario Borghezio (quello che afferma: «No alle merde extracomunitarie e clandestine, no agli islamici che rompono il cazzo, vogliamo la Padania bianca e cristiana»),
Giancarlo Gentilini (quello che «Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro Paese, voglio eliminare tutti i bambini dei zingari che vanno a rubare nelle case degli anziani, voglio la pulizia etnica dei culattoni»),
Cesare Bossetti (il consigliere di Varese che durante il minuto di silenzio per i quattro bambini rom morti si è rifiutato di alzarsi in piedi),
Renzo Bossi, il Trota: quello che nel suo profilo Facebook aveva caricato il giochino “Rimbalza il clandestino”.
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