di Paolo Ferrero – Confronti -
La questione dell’Unione Europea è il punto fondamentale di
discussione sul nostro presente e sul nostro futuro. Per poterla
impostare correttamente a mio parere occorre in primo luogo evitare di
scambiare la rappresentazione mediatica con la realtà stessa. Questo su
più versanti.
Per non fare che alcuni esempi, fino a qualche anno fa il teatro
della politica appariva diviso tra popolari da un lato e
socialdemocratici dall’altra. Oggi larga parte del discorso pubblico è
determinato dalla destre populiste, che dettano l’agenda del discorso
politico, come se avessero una forza propria, come se interpretassero lo
spirito del tempo. Uscendo dal terreno politico e andando su quello
economico ci dicono che non ci sono i soldi e l’Europa viene dipinta
come un vaso di coccio tra i vasi di ferro della Cina e degli USA, come
se l’Europa dovesse adeguarsi alle regole dettate dagli altri e fare di
necessità virtù.
Io penso che queste letture sono fuorvianti e vorrei demistificare brevemente alcuni luoghi comuni.
In primo luogo la contrapposizione tra socialdemocratici e popolari
negli anni è stata fittizia. Questa Europa è stata costruita insieme da
socialisti, popolari e liberali che hanno varato congiuntamente tutti i
trattati, da maastricht a lisbona fino al fiscal compact. Per non fare
che un esempio, quando è stato fatto il trattato di Maastricht che
costituzionalizza il neoliberismo, la maggioranza dei governi europei
era a guida socialista. Socialisti, liberali e popolari non sono partiti
portatori di ipotesi politiche diverse ma rappresentano sensibilità
diverse dello stesso disegno politico, sociale ed ideologico. L’economia
sociale di mercato è l’ideologia condivisa da tutte queste famiglie
politiche. L’economia sociale di mercato è la formula propagandista con
cui viene coperta la politica ordoliberista che è il vero collante del
centrismo a geometria variabile che caratterizza il governo di quasi
tutti i paesi europei in tutti questi decenni. La prima finzione è
quindi la contrapposizione tra centro destra e centro sinistra: lo
schema della grande coalizione – da noi del governo Monti – non è un
incidente di percorso ma una soluzione fisiologica.
Questo schieramento politico a geometria variabile che ha costruito
questa Europa è il responsabile delle politiche liberiste che stanno
producendo un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro
nel continente. In particolar stanno producendo una aumento esponenziale
della paura nel futuro a causa dell’attacco congiunto sul lavoro e sul
welfare. In questi anni infatti, per la prima volta nella storia degli
ultimi due secoli, stanno distruggendo contemporaneamente i diritti del
lavoro e i diritti sociali. Si badi, per aver chiaro cosa intendo dire,
che il fascismo distrusse i sindacati, ridusse i salari aumentando gli
orari di lavoro, abolì le libertà politiche ma nel contempo costruì
elementi di tutela sociale del lavoro sul piano statale e paternalista.
Lo stesso fece Bismark nella seconda metà dell’800: mentre metteva fuori
legge le organizzazioni operaie e socialiste, introduceva il sistema
pensionistico. Oggi invece l’attacco avviene su tutti i livelli
trasformando la vita di milioni di persone in una lotteria e questo
attacco avviene in nome di una emergenza: “non ci sono i soldi!”
Non ci sono i soldi per la sanità, per l’istruzione, per pagare i
lavoratori: tutto deve essere tagliato in nome della competitività tra
imprese e tra sistemi.
Dentro questa lotteria, dentro questo “vivere pericolosamente”
crescono le destre populiste con una ragionamento molto semplice: “se
non ci sono i soldi, prima utilizziamoli per i “nostri” e poi per gli
altri.” Questo semplice ragionamento individuai i nostri sulla base
della comune appartenenza ad un territorio o ad una nazione, al comune
colore della pelle, al comune riferimento religioso. Prima i nostri
diventa così prima i padani e poi prima gli italiani. Il nazionalismo e
il razzismo che ne deriva sono quindi giustificati non in nome di una
gloriosa tradizione ma in nome della “difesa dei nostri poveri”. Non è
il nazionalismo borghese o aristocratico quello che sta risorgendo in
Europa, è il nazionalismo fascista in cui si aggrediscono gli altri
perché siamo minacciati, per difenderci. Ci stanno invadendo e prima i
nostri sono le parole d’ordine di queste destre razziste.
E’ del tutto evidente che queste destre razziste non hanno forza
propria ma sono il sottoprodotto barbarico della paura prodotto dalle
politiche neoliberiste. E’ il neoliberismo cosmopolita che produce il
nazionalismo razzista. E’ la politica di Matteo Renzi che produce
consenso alla politica di Matteo Salvini.
Il punto fondamentale è che
l’assunto originale e fondativo da tutti accettato – da Renzi come da
Salvini – che non ci sono i soldi, è falso. I soldi ci sono e sono
tanti, così tanti che sono utilizzati in larga parte nella speculazione
finanziaria, cioè in una specie di lotteria per soli ricchi. I soldi ci
sono e sono mal distribuiti se è vero che 8 persone nel mondo possiedono
una ricchezza pari a quella di 3,5 miliardi di poveri. I soldi ci sono
perchè la BCE è in grado di finanziare a gratis le banche private con
il Quantitative Easing – decine di miliardi al mese da anni – mentre non
ci sono i soldi per la sanità.
Abbiamo quindi un centro destra e un centro sinistra che sono
apparentemente contrapposte ma in realtà condividono le stesse politiche
economiche e sociali. Adesso abbiamo una contrapposizione tra
democratici e razzisti ma è del tutto evidente che i fascisti crescono a
partire dai disastri delle politiche liberiste volute dai democratici e
che tutti condividono l’idea che i soldi non ci sono e che quindi
occorra fare la guerra tra i poveri: dalla concorrenza economica priva
di limiti al razzismo il passo è breve…
Mi fermo qui perché a me pare che da queste brevi note emerge con
chiarezza quale è la strada da percorrere: “se le politiche neoliberiste
producono le paure delle quali si nutrono le destre razziste, per
sconfiggere le destre razziste occorre sconfiggere, da sinistra, le
forze centriste che praticano il liberismo.”
Il nodo che abbiamo dinnanzi è quindi quello di costruire un terzo
polo politico che si ponga l’obiettivo di sconfiggere il neoliberismo e
quindi di redistribuire reddito e lavoro, sviluppare il welfare e
praticare una riconversione ambientale dell’economia. Per evitare la
guerra tra i poveri occorre redistribuire la ricchezza dall’alto in
basso e obbligare la BCE a usare il denaro non per il sistema
finanziario ma per i popoli, per finanziare il welfare, la riduzione
dell’orario di lavoro, la riconversione ambientale dell’economia, il
reddito minimo per i disoccupati. In altri termini il problema politico è
quello di non farsi abbagliare dallo scontro tra liberisti cosmopoliti e
nazionalisti razzisti, tra Merkel e Le Pen, perché solo sconfiggendo da
sinistra le Merkel è possibile togliere l’acqua in cui nuota la Le Pen.
Costruire quindi un fronte antiliberista egualitario, che metta al
centro il diritto al lavoro e i diritti del lavoro, che coniughi diritti
sociali e civili è il nostro compito.
Questo terzo polo occorre costruirlo a livello nazionale ed a livello
europeo, perché solo a livello europeo è possibile avere la forza per
esercitare sul capitale la sovranità necessaria a piegarlo alla volontà
dei popoli. La sovranità popolare può e deve essere ricostruita, non
tornando ai sacri confini ma costruendo l’altra Europa.
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