
La sua incapacità d’azione si riflette anche nei territori a cui dice di essere tanto legata. La crisi, là dove la Lega spopola e amministra, continua a picchiare duro. Le aziende cadono, una dopo l’altra, ma i padani al potere non se ne accorgergono. I leghisti, compresi quelli che scaldano le poltrone della Regione Lombardia, non muovono un dito neanche per fermare la delocalizzazione selvaggia, piaga di questi territori. E così anche un’azienda come la Bessel di Santa Maria Hoè (in provincia di Lecco), del gruppo Candy, rischia di chiudere per spostarsi all’estero, lasciando a casa 400 persone tra dipendenti diretti e indotto.
Gli annunci non mancano: i padani con quelli ci sanno fare. Come lo scorso anno con la Indesit di Brembate, in provincia di Bergamo, che dava lavoro a 430 persone. Il ministro Calderoli, il vicepresidente della giunta regionale lombarda Gibelli, l’assessore regionale Belotti e il presidente della provincia di Bergamo Pirovano si sono riuniti in pompa magna annunciando interventi immediati. Lavoratori e delegati sono stati invitati a Pontida dove hanno ricevuto promesse e assicurazioni. Ma in concreto, dopo un anno, nulla è cambiato: i dipendenti della ex Indesit sono ancora in cassa e il progetto di recupero della zona è fermo. Altro che sindacato del territorio.
Cosa fa la Lega per la disoccupazione, la precarietà e i bassi salari? Se lo chiedono anche gli elettori che – pur attratti dagli slogan leghisti – non hanno abbandonato la Fiom che nei luoghi di lavoro, e nei rinnovi delle Rsu, aumenta i consensi, così come negli scioperi, coinvolgendo lavoratori precari, movimenti protagonisti di questa nuova fase di cambiamento.
Nonostante la situazione estremamente difficile, la Lega, dopo le amministrative e i referendum, va avanti con strabismo su temi che non hanno legami con la crisi.
Gli annunci non mancano: i padani con quelli ci sanno fare. Come lo scorso anno con la Indesit di Brembate, in provincia di Bergamo, che dava lavoro a 430 persone. Il ministro Calderoli, il vicepresidente della giunta regionale lombarda Gibelli, l’assessore regionale Belotti e il presidente della provincia di Bergamo Pirovano si sono riuniti in pompa magna annunciando interventi immediati. Lavoratori e delegati sono stati invitati a Pontida dove hanno ricevuto promesse e assicurazioni. Ma in concreto, dopo un anno, nulla è cambiato: i dipendenti della ex Indesit sono ancora in cassa e il progetto di recupero della zona è fermo. Altro che sindacato del territorio.
Cosa fa la Lega per la disoccupazione, la precarietà e i bassi salari? Se lo chiedono anche gli elettori che – pur attratti dagli slogan leghisti – non hanno abbandonato la Fiom che nei luoghi di lavoro, e nei rinnovi delle Rsu, aumenta i consensi, così come negli scioperi, coinvolgendo lavoratori precari, movimenti protagonisti di questa nuova fase di cambiamento.
Nonostante la situazione estremamente difficile, la Lega, dopo le amministrative e i referendum, va avanti con strabismo su temi che non hanno legami con la crisi.
Non si interessa dei giovani che non trovano lavoro e che, dopo avere studiato, sono costretti a scappare all’estero dalla condanna del precariato.
Ignora l’ultimo attacco sferrato dalle imprese al contratto di lavoro. Se ne frega, anzi, è corresponsabile – visto che il governo è fatto anche da padani – del decreto sui lavori usuranti, un vero e proprio schiaffo ai lavoratori del nord. È concentrata qui, infatti, la gran parte dei lavoratori che ha messo per la prima volta piede in fabbrica a 15 anni e che ora per andare in pensione dovrà aver accumulato 41 anni di servizio.
E poi, cosa fa per le donne che lavorano nel privato e rischiano di dover aspettare i 65 anni per vedere uno straccio di pensione.
Altro che «padroni a casa nostra». Qui gli unici padroni sono le imprese che sfruttano il territorio e quando non resta più nulla lo abbandonano per andarsene in Cina e India: la Padania, a loro, non conviene più.
Mirco Rota, Segretario generale Fiom Lombardia
Altro che «padroni a casa nostra». Qui gli unici padroni sono le imprese che sfruttano il territorio e quando non resta più nulla lo abbandonano per andarsene in Cina e India: la Padania, a loro, non conviene più.
Mirco Rota, Segretario generale Fiom Lombardia
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