Giuliano Ferrara, uomo di potere fin dalla culla, si dichiara “stordito”. Stordito dal silenzio dei direttori dei grandi giornali sullo scandalo increscioso delle intercettazioni che loro stessi pubblicano. Segue il tradizionale pippone sulla privacy e sulle mascalzonate della magistratura, che spunta sempre quando la privacy violata è quella dei potenti, di cui Ferrara si sente, per vari motivi, storia, tradizione e complicità, parte integrante.
In effetti sì, siamo indignati anche noi. E’ ora di dirlo chiaro e tondo, ci uniamo all’indignazione stordita di Ferrara. E’ uno scandalo, una cosa inaccettabile, che la signora Prestigiacomo diriga le politiche ambientali del paese. Una che pare (al telefono con Bisignani) più preoccupata della sua visibilità che del dissesto idrogeologico, più angosciata da “Mara”, altra ministra, poveretti noi, che dai problemi ambientali. E’ uno scandalo che il direttore generale della più grande azienda culturale del paese parli di Santoro con toni da raffinato hegeliano, dicendo cose come “Je stiamo a spacca’ er culo. So’ arrapato come ‘na bestia”. Che l’amministratore delegato delle Ferrovie telefoni col cappello in mano, che la Santanché si faccia strada grazie alle spinte e alle conoscenze, che il nuovo che avanza, tipo Montezemolo, baci la pantofola per questa o quella fiction da sbloccare. La ministra Gelmini che definisce “un cretino” Cicchitto ci può anche stare, è il fatto che sia ministra che stordisce.
La triste farsa del berlusconismo, la putrefazione della destra italiana, sono lì da leggere e da sfogliare. E’ comprensibile che Ferrara, che ne è stato cantore, teorico, portavoce e devoto seguace si secchi. Ma la vera questione è un’altra: è che gente come Prestigiacomo, Gelmini, Masi, Letta e su su fino al conducator latin lover che ci ritroviamo, e traffichini, furbetti, affaristi e Frattini vari governino il Paese. I risultati, del resto, si vedono.
Dov’è lo scandalo: che si violi la privacy della classe dirigente o che la classe dirigente sia questa accozzaglia di gaglioffi? In effetti, sì, c’è da essere storditi.
Alessandro Robecchi, Il Manifesto
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