martedì 11 marzo 2014

Un Pd allo sbando di Norma Rangeri, Il Manifesto



Se c’era qual­che dub­bio sul diso­rien­ta­mento che sta vivendo il Pd il voto sulla pre­senza fem­mi­nile «pari­ta­ria» nelle liste elet­to­rali lo ha sciolto. Un nutrito gruppo di par­la­men­tari demo­cra­tici si è nasco­sto all’ombra del voto segreto non solo per boc­ciare la norma 50 e 50 per cento (tra donne e uomini), ma anche per sbar­rare la strada all’emendamento meno «distur­bante», che sta­bi­liva un minimo del 40 per cento di pre­senza sia per le donne che per gli uomini. È vero che alla boc­cia­tura hanno con­tri­buito anche i par­la­men­tari di Forza Ita­lia, ma è certo che se il Pd avesse votato com­pat­ta­mente la seconda opzione avrebbe vinto.
Que­sto voto rap­pre­senta un passo indie­tro per un par­tito che ha costruito la sua sto­ria anche difen­dendo i diritti delle donne. Tut­ta­via è avve­nuto qual­cosa di più, per­ché si trat­tava di boc­ciare una poli­tica da sem­pre discri­mi­na­to­ria. E, ancora più sin­go­lare, è la con­trad­di­zione con un governo for­mato dall’assoluta parità nume­rica tra maschi e fem­mine. Non a caso Renzi aveva dato parere neu­trale su tutti gli emendamenti.
Cosa acca­drà nel Pd nei pros­simi giorni è facil­mente intui­bile, per­ché il voto apre un solco cul­tu­rale, oltre che poli­tico, non solo al pro­prio interno ma anche con poten­ziali alleati come Sel, che hanno attac­cato dura­mente chi ha voluto sot­trarsi al voto palese. E infatti per allon­ta­nare i sospetti nume­rosi par­la­men­tari del Pd di ambo i sessi hanno dichia­rato espres­sa­mente il loro soste­gno al sub-emendamento.
Eppure non tutte le colpe vanno attri­buite al par­tito di mag­gio­ranza. Stu­pi­sce che il Movi­mento 5 Stelle non abbia voluto mar­care una pre­senza signi­fi­ca­tiva in que­sta vicenda. Evi­den­te­mente per chi è abi­tuato ancora ad essere «nomi­nato» è dif­fi­cile fare delle scelte in totale autonomia.

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