
Giovedì prossimo uscirà il film di Walter Veltroni dedicato a Enrico Berlinguer. Essendo piaciuto a molti, e anzi quasi tutti, nei prossimi giorni ci sarà un’esplosione di bastiancontrari che
sosterrà che il film è brutto, che Veltroni doveva intervistare
Occhetto, che l’opera è retorica e bla bla bla. Legittimo, ma i
bastiancontrari bisogna saperli fare: Fulvio Abbate sa farlo,
altri molto meno. Ho persino sentito una tizia fieramente mascellata,
che alcuni chiamano “giornalista”, sostenere più o meno che “già adesso
Renzi ha fatto molto più di quanto abbia fatto in tutta la sua vita
Berlinguer, se fosse ancora vivo Renzi lo rottamerebbe”. Poi forse hanno
eseguito il Tso d’urgenza.
“Quando c’era Berlinguer” è un ottimo film. L’ho visto in anteprima a inizio marzo, ne ho scritto su il Fatto Quotidiano e mi permetto di consigliarvelo: è rispettoso e garbato. Lasciate
stare il passato politico di Veltroni o il fatto che alla prima
romana ci fosse mezzo mondo e una quantità industriale di auto blu: limitatevi a guardare il film.
Ognuno, poi, penserà che forse Veltroni poteva dare più spazio a questo
o quell’aspetto della vita di Berlinguer, e certo è un’opera
criticabile come tutto e tutti, ma c’era bisogno di un lavoro garbato e misurato che
restituisse la grandezza fragile del leader comunista. Vi faranno male i
primi minuti, quelli in cui gggiovani e meno gggiovani esibiscono
tronfi la loro orribile ignoranza (“Berlinguer chi?”); e vi faranno ancora più male gli ultimi minuti,
che raccontano la sua morte. Probabilmente vi feriranno anche le
banalità arroganti di Scalfari (che comunque andava intervistato) e
quelle friabilissime di Jovanotti (che non si capisce perché sia stato
intervistato). Dettagli. Andate a vederlo, perché dentro c’è la storia
di un piccolo grande uomo e parallelamente il declino di un paese; di un’etica; di una politica.

Dei
tre provvedimenti, riassume Marco Travaglio ne L’Espresso, “quello per
truffa e falso è in corso, mentre i due per corruzione si sono sono
chiusi in primo grado con l’assoluzione: ma per uno la Procura ha fatto
ricorso”. La candidatura di un uomo come D’Alfonso, evidentemente, va
bene anche a chi diceva di voler rottamare, rinnovare e moralizzare il
Pd. Va bene alla Ministro Boschi, che ovviamente alla prima romana del
film su Berlinguer c’era (“Non basta un avviso di garanzia per chiedere
le dimissioni”). Va bene a Renzi. E va bene a (quasi?) tutti gli altri.
Da una parte piangono Berlinguer e dall’altra lo ammazzano un’altra volta.
Fingendo di non sapere che, se Berlinguer fosse ancora vivo, come
minimo li manderebbe a quel paese. Educatamente, come era suo stile. Ma
risolutamente, come era suo stile.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua