sabato 22 marzo 2014

«Rifiuti zero» la rivoluzione mancata del sindaco Cinquestelle — Valentina Zinelli, Il Manifesto

L'inceneritore . Pizzarotti ci ha costruito la campagna elettorale, l'impianto doveva essere fermato, smontato, venduto a pezzi ai cinesi. Ma da dieci mesi brucia immondizia nel cuore della food valley, a due passi dalla Barilla
Se è vero che la rivo­lu­zione non russa, nella Sta­lin­grado gril­lina sem­bra comun­que son­nec­chiare. Vole­vano rivol­tare la città i gio­vani san­cu­lotti a 5 Stelle che, ormai due anni fa, con­qui­sta­rono il Comune di Parma in uno sfa­vil­lio di pro­clami e buone inten­zioni. Strada facendo i loro for­coni si sono spun­tati con­tro la real­po­li­tik della gestione quo­ti­diana, indu­cen­doli a più miti consigli.
«Rifiuti zero», il loro acuto grido di bat­ta­glia in cam­pa­gna elet­to­rale con il «No» a quell’impianto di ince­ne­ri­mento allora in costru­zione a una man­ciata di chi­lo­me­tri dal cen­tro sto­rico. Doveva essere fer­mato, smon­tato, ven­duto a pezzi ai cinesi e, il resto, ricon­ver­tito dagli olan­desi in un impianto di sele­zione evo­luto. Parma come San Fran­ci­sco, mecca inter­na­zio­nale del rici­clo vir­tuoso. E Parma, umi­liata dalle manette che ave­vano tra­volto la giunta comu­nale di Pie­tro Vignali, si aggrappò al credo ambien­ta­li­sta di Fede­rico Piz­za­rotti, felice di ricon­qui­stare i riflet­tori nazio­nali per lo stra­bi­liante risul­tato del voto, non più per le rube­rie della città champagne.
Ma da dieci mesi l’inceneritore fuma alle porte della città, a due passi dalla Barilla, nel cuore della food val­ley. L’inaugurazione uffi­ciale avverrà tra qual­che set­ti­mana, intanto comun­que bru­cia i rifiuti del capo­luogo e di un pezzo della pro­vin­cia anche se all’orizzonte si pro­fila il rischio che possa ospi­tare spaz­za­tura da altri ter­ri­tori (se ne sta discu­tendo in Regione) fosse solo per resti­tuire il favore di dieci anni di espor­ta­zione par­mi­giana. Ipo­tesi imme­dia­ta­mente stron­cata dall’amministrazione pen­ta­stel­lata, con la stessa forza con la quale aveva boc­ciato anche l’accensione del camino. «Dovranno pas­sare sul cada­vere di Piz­za­rotti» tuonò in piena cam­pa­gna elet­to­rale Beppe Grillo con­tro quello che bollò come un tumo­ri­fi­cio. «Avremo un cada­vere schiac­ciato» chiosò con iro­nia Elvio Ubaldi, il sin­daco che quel pro­getto lo vide nascere.
Eppure Piz­za­rotti, quel forno, dimo­strò di volerlo spe­gnere dav­vero. Lo mise addi­rit­tura, nero su bianco, nel pro­gramma di inse­dia­mento: «Stop alla costru­zione dell’inceneritore e sua ricon­ver­sione in un cen­tro di rici­clo e recu­pero». E la sua mag­gio­ranza mono­co­lore votò com­patta. «Non ho mai detto che lo avrei fer­mato, ma che avrei fatto il pos­si­bile» afferma invece oggi il sin­daco, scon­fes­sando pub­bli­ca­mente il suo stesso docu­mento. Un’aperta con­trad­di­zione che i par­mi­giani accet­tano con ras­se­gnato distacco, salvo che la que­stione non leda l’orgoglio locale. Se Grillo parte all’attacco — «Chi man­gerà il par­mi­giano e i pro­sciutti imbot­titi di dios­sina?» — il sin­daco, ani­mato da sano rea­li­smo, si affretta invece a pre­miare, pro­prio nella gior­nata del santo patrono, l’imbufalito Con­sor­zio di tutela del salume ducale. «Un brand, quello del Pro­sciutto di Parma sino­nimo di eccel­lenza e di qua­lità», si legge nella moti­va­zione dal sen­tore riparatorio.
Più che una rivo­lu­zione, quindi, quell’inceneritore si sta rive­lando una via cru­cis per il primo cit­ta­dino, par­tito con can­dido slan­cio. «Mica met­tiamo una bomba, si va da Iren e si parla», disse a urne ancora calde. E per tutta rispo­sta la mul­ti­ser­vizi, che aveva già inve­stito 194 milioni di euro, chiese un risar­ci­mento danni per stop al can­tiere da 27 milioni (sulla cui con­gruità dovrà a breve deci­dere il Tar) ai quali se ne potreb­bero aggiun­gere altri 7 a causa di un fermo deciso dallo stesso Pizzarotti.
Ma anche l’accensione costa e l’obiettivo «rifiuti zero» resta un mirag­gio nono­stante la rac­colta dif­fe­ren­ziata spinta sia stata estesa a tutta la città per por­tare Parma al di sopra di quel misero 50% che la relega a fondo clas­si­fica tra i comuni della regione. L’amministrazione 5 Stelle ce la sta met­tendo tutta, ma il sistema di rac­colta, lo stesso adot­tato da Iren in tutte le zone ser­vite, è aspra­mente cri­ti­cato dall’opposizione comu­nale che chiede un ritorno ai più igie­nici cas­so­netti men­tre oggi i sac­chetti dell’immondizia si accu­mu­lano nelle strade con i par­mi­giani con­fusi che abban­do­nano sui mar­cia­piedi tutto quello che non sanno come e dove smaltire.
«La colpa di Piz­za­rotti agli occhi di Grillo — scrive il capo­gruppo del Pd in con­si­glio comu­nale Nicola Dall’Olio — è di non essere più, e pro­ba­bil­mente non essere mai stato, rivo­lu­zio­na­rio». E sull’inceneritore aggiunge: «Non ha avuto il corag­gio di immo­larsi per fer­marlo a ogni costo». I par­mi­giani però non hanno rispol­ve­rato la ghi­gliot­tina per­ché dopo la Parma cham­pa­gne sem­brano accon­ten­tarsi di un’onesta mal­va­sia. «Almeno que­sti non rubano», il com­mento più dif­fuso che cir­cola nei bar. Con buona pace della rivo­lu­zione attesa.

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