di Alfonso Gianni - HuffingtonPost
C'è qualcosa di profondamente malato nella politica di questo nostro
paese, se, a distanza di giorni, tiene ancora banco l'abbraccio tra
Giuliano Pisapia e Maria Elena Boschi alla Festa dell'Unità. Addirittura
si discute attorno all'intensità del gesto, se doveva essere solo di
convenienza o esprimere condivisione. Il dito e la luna. Non ha torto,
purtroppo, Massimo Giannini quando afferma che una sinistra si rivela
morente se considera "mortale" tale abbraccio. Ma per motivi opposti a
quelli che egli adduce. Lo scambio plateale di affettuosità politiche
fra Pisapia e la Boschi era quasi un atto dovuto. L'ex sindaco di Milano
ha votato Sì al referendum costituzionale. L'altra sera alla
partecipatissima assemblea alla Camera del Lavoro di Milano aperta da
Tomaso Montanari, Gad Lerner, che di Pisapia è sostenitore da lunga
data, ha rivendicato con orgoglio quel voto. Sapeva benissimo con non
incontrava affatto il comune sentire dei presenti, ma lo ha fatto
ugualmente, per ribadire che quella scelta resta un punto di identità
per Campo Progressista. Più chiaro di così.
E allora perché stupirsi dell'abbraccio fra Pisapia e la Boschi che
della sciagurata deforma costituzionale sconfitta il 4 dicembre è stata
la madrina? Quell'abbraccio suggella una realtà e una scelta di campo
già noti. E qui bisogna decidersi. O si ritiene quel voto in difesa
della Costituzione un clivage culturale, politico e programmatico,
oppure si vogliono solo intorbidire le acque. La lista Arcobaleno
(peraltro maturata in condizioni diversissime dalle attuali) non fu un
successo, ma una lista bigia ove tutte la vacche hanno lo stesso colore
sarebbe peggio.
Mi si potrebbe obiettare che il 4 dicembre votò anche la destra per
il No. Vero, ma questa lo fece per motivi puramente strumentali, tanto
che per farlo dovette difendere un testo costituzionale che nel 2006 lei
stessa aveva cercato di manomettere con la famosa controriforma sul
premierato, respinta anche in quel caso dalla maggioranza degli aventi
diritto al voto e dei votanti. In ogni caso questa destra si appresta ad
andare in campagna elettorale con una proposta su un punto cruciale
della contesa politica e sociale – se volessimo finalmente stare ai
contenuti – quale la flat tax, inventata da Milton Friedman nel '56 e
ripescata per l'occasione da Nicola Rossi, ex deputato Ds, oggi
all'Istituto Bruno Leoni, think tank del neoliberismo italiano, che
oltre che essere un insulto alle crescenti diseguaglianze, sarebbe una
misura anticostituzionale, entrando in collisione evidente almeno con
gli articoli 2 e 53 della nostra Carta. La sinistra che ha difeso la
Costituzione il 4 dicembre dovrà quindi tornare a farlo nel corso della
prossima campagna elettorale, riunendo tematiche democratiche con quelle
sociali.
Ma per farlo bisogna che una sinistra esista ed abbia una consistenza
credibile e convincente. Ed eccoci al punto. Cosa propone Pisapia? Non è
facile comprenderlo nel dettaglio, visto che tra i discorsi di Piazza
Santi Apostoli il suo è stato quello più inconsistente. Ma quanto alla
formula politica non lascia dubbi: il centrosinistra, pudicamente
rivestito con l'insignificante aggettivo "nuovo". Pisapia lo ribadisce
ad ogni occasione, non ultima l'intervista odierna su Repubblica. E
centrosinistra vuole dire una cosa sola – se le parole hanno ancora un
senso -: alleanza con il partito di Renzi. Non importa che questo sia
ormai chiaramente un partito pigliatutto di centro con lo sguardo fisso a
destra. Il mantra del centrosinistra viene ripetuto ossessivamente.
Anzi praticato, visto che malgrado le dichiarazioni sulla discontinuità
si continua ad appoggiare il governo Gentiloni ed i suoi provvedimenti,
sarebbe bene che gli esponenti del Mdp ne traessero le definitive
conclusioni e scegliessero cosa fare.
Anteporre la scelta delle alleanze alla costruzione del soggetto che
le dovrebbe praticare, significa strozzarlo nella culla. Il passaggio
elettorale – al di là degli sbarramenti in basso la cui entità non è
nota – dovrà dire se esiste o no una sinistra capace di dotarsi di una
rappresentanza nelle istituzioni civili e politiche del paese.
A questo lavora il tentativo promosso da Anna Falcone e Tomaso
Montanari di costruire una lista di cittadinanza di sinistra. Dove
programmi e candidature possano trovare un consenso popolare non solo a
posteriori, ma nel percorso stesso della loro definizione A questo sono
finalizzate le assemblee di questi giorni e l'appuntamento di due giorni
per il 29 e 30 settembre, già annunciato da Montanari nell'assemblea
della camera del Lavoro milanese. Un percorso non facile, certo, ma se
si vuole discontinuità, questa è la strada
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