Ci sono due modi radicalmente diversi, anzi opposti, per lavorare alla famosa lista unica a sinistra del Pd.
Uno è
quello di chi pensa che quella lista sia necessaria contro qualcosa:
contro il rischio che governi la destra, nella fattispecie.
L’altro
è quello di chi pensa che quella lista sia necessaria per fare
qualcosa: per cambiare rotta alla direzione del Paese, indirizzandola
verso l’eguaglianza, l’inclusione e la giustizia, nella fattispecie.
La
domanda che si fanno milioni di italiani di sinistra che non sanno per
chi votare, e che sono molto tentati dall’astensione, è: ma perché le
due cose non possono stare insieme? Non si potrebbe fermare la destra
facendo cose di sinistra?
Questa intervista di Andrea Orlando,
ministro della Giustizia dei governi Renzi e Gentiloni, al «Manifesto»
spiega perché questo uovo di Colombo sembra, al momento, introvabile.
Orlando
dichiara che «chi si sottrae a una prospettiva unitaria dentro o fuori
dal Pd si assume la responsabilità di portare la destra al governo».
Ma,
nella stessa intervista, difende il decreto, da lui firmato insieme a
Minniti, che consegna i migranti a una giustizia di serie b, violando
platealmente la Costituzione. Afferma che non bisogna «smentire il Jobs
Act», e che non si deve ripristinare l’articolo 18 (semmai «un 17 e
mezzo»). E ancora che bisogna difendere un sistema elettorale
maggioritario.
Ora, se
per fermare le destre bisogna continuare a fare una politica di destra
(quella appena descritta e difesa da Orlando) chi può pensare che quei
milioni di cittadini vadano a votare? Io non lo farei.
Infine,
Orlando racconta che Campo Progressista ha proposto al Pd di istituire
un doppio tesseramento, a sancire evidentemente una totale condivisione
di punti di vista. È stato il Pd a dire no: «La domanda che abbiamo
fatto è cos’è Campo progressista, perché se è un soggetto alternativo al
Pd non si può, noi siamo iscritti al Pd» «Vi hanno risposto? Chiede
l’intervistatrice. Non ancora, risponde Orlando»
E,
anche qua, un povero, potenziale elettore di sinistra si chiede: ma se
Giuliano Pisapia è convinto dell’opportunità di fare la doppia tessera
con il Pd, perché mai semplicemente non si iscrive a quel partito,
magari contendendone la guida a Renzi, come ha provato a fare lo stesso
Orlando?
Misteri
di una politica in cui si scrive ‘unità della sinistra’, ma si legge
‘eterna battaglia intorno all’ombelico del Pd’. Una politica
autoreferenziale, ossessivamente incapace di pensare alle cose reali.
Intanto
il processo politico partito dal Brancaccio il 18 giugno va avanti: e
riunisce migliaia di persone, in tutta Italia, che pensano che il
decreto Minniti, il Jobs’act e il maggioritario siano proprio quelle
politiche di destra che l’unità della sinistra deve servire a
sconfiggere. Sarà una bella estate.
www.tomasomontanari.it
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