Il bilancio dell’Inps dell’anno 2009 si chiude con un avanzo di 7,9 miliardi, pur in presenza di un crescente numero di lavoratori e lavoratrici a contribuzione ridotta o nulla. E’ bene ricordare che anche l’Inail chiude il suo bilancio con più di un miliardo e cinquecento milioni d’attivo ma anche con più di mille morti ed un milione di infortunati sul lavoro.
Sono risultati che si ripetono da diversi anni determinati in gran parte dal fondo parasubordinati e precari che vanta un avanzo di più di 7 miliardi. Non va però nascosto che i fondi degli artigiani, commercianti e dei coltivatori chiudono con un passivo di 9 miliardi e quello dei dirigenti d’azienda di oltre 3 miliardi, anche il fondo clero è in profondo rosso. Tutti questi deficit sono coperti dall’avanzo del fondo precari e di altre prestazioni. Va inoltre ricordato che l’evasione contributiva annua è stimata in 50 miliardi ed i crediti “definiti” con le aziende e non riscossi dall’Inps sfiorano i 30 miliardi. I pensionati italiani versano di ritenute fiscali circa 28 miliardi, mentre negli altri Paesi le ritenute sulla pensione o non esistono o sono minime.
Va infine sgomberato il campo dalla tesi secondo cui il sistema pensionistico è troppo generoso anche se non supera il 9% del Pil e la spesa è minore di quella di quasi tutti gli altri paesi europei.Non potendo più agitare lo spauracchio del crollo finanziario del sistema pensionistico pubblico, lor signori versano lacrime sul futuro pensionistico dei giovani dato che il lavoro precario ed il sistema di calcolo contributivo condannano ad una pensione di natura pubblica inferiore del 50/60% di quella dei loro nonni e genitori. Contemporaneamente ignorano che 5 milioni di anziani vivono con pensioni inferiori a 500 euro al mese e che 10 milioni di pensionati (fondo lavoratori dipendenti privati) percepiscono mediamente meno di 1.000 euro al mese. Anche se l’Inps è in attivo le pensioni non vengono rivalutate e sono pesantemente erose dal costo della vita.Quello del futuro pensionistico dei giovani è un problema reale, figlio del lavoro precario che il governatore della Banca d’Italia, uomini esperiti e politici, dal Pdl al Pd, vorrebbero risolvere con la previdenza integrativa. Infatti lamentano che solo il 25% dei lavoratori è iscritto ai fondi. Fondi che continuano a produrre rendimenti inferiori a quelli del Tfr.
Noi continuiamo testardamente a difendere il sistema pensionistico pubblico in quanto solidale ed universale. Ci sono le risorse per migliorare le pensioni, per un aumento generalizzato degli importi e l’attivazione di un sistema di rivalutazione più aderente alla tipologia dei consumi degli anziani. Ci sono le risorse per ripristinare il minimo di pensione per quei lavoratori e quelle lavoratrici costretti ai lavori precari.
Quello delle pensioni e più in generale dello stato sociale, malgrado le affermazioni di Tremonti «se non ci fosse l’Inps» o di Sacconi «i conti sono in ordine», rimane questione centrale per il mondo del lavoro e la difesa dei diritti. Lor signori insistono sulla previdenza integrativa, insistono sulla diminuzione della contribuzione, varano misure che aumentano l’età per il diritto alla pensione, smantellano l’istituto delle pensioni di anzianità, mettono le mani sul Tfr conferito all’Inps, premiano gli evasori dei contributi con i condoni e le agevolazioni, usano gli avanzi del bilancio dell’Inps e dell’Inail come fossero denari dello Stato.
Le pensioni sono strettamente legate ai salari percepiti e sono salario differito. Rappresentano un legame reale tra occupati e disoccupati e l’unico vero patto solidale tra le generazioni. Un’opposizione alla destra si costruisce se sullo stato sociale e sulle pensioni matura una proposta forte, alternativa alle politiche assistenziali, familistiche, basate su forme assicurative personali sia per le pensioni come per la sanità e persino la disoccupazione.
Il singolo va responsabilizzato, non può continuare a contare sulla protezione dello Stato, è quanto sostiene il Ministro del Lavoro. Sulle pensioni è possibile costruire un grande movimento di lotta, ridare fiducia a milioni di uomini e donne, riaffermare il primato della persona sul profitto e la rendita finanziaria.
Sono risultati che si ripetono da diversi anni determinati in gran parte dal fondo parasubordinati e precari che vanta un avanzo di più di 7 miliardi. Non va però nascosto che i fondi degli artigiani, commercianti e dei coltivatori chiudono con un passivo di 9 miliardi e quello dei dirigenti d’azienda di oltre 3 miliardi, anche il fondo clero è in profondo rosso. Tutti questi deficit sono coperti dall’avanzo del fondo precari e di altre prestazioni. Va inoltre ricordato che l’evasione contributiva annua è stimata in 50 miliardi ed i crediti “definiti” con le aziende e non riscossi dall’Inps sfiorano i 30 miliardi. I pensionati italiani versano di ritenute fiscali circa 28 miliardi, mentre negli altri Paesi le ritenute sulla pensione o non esistono o sono minime.
Va infine sgomberato il campo dalla tesi secondo cui il sistema pensionistico è troppo generoso anche se non supera il 9% del Pil e la spesa è minore di quella di quasi tutti gli altri paesi europei.Non potendo più agitare lo spauracchio del crollo finanziario del sistema pensionistico pubblico, lor signori versano lacrime sul futuro pensionistico dei giovani dato che il lavoro precario ed il sistema di calcolo contributivo condannano ad una pensione di natura pubblica inferiore del 50/60% di quella dei loro nonni e genitori. Contemporaneamente ignorano che 5 milioni di anziani vivono con pensioni inferiori a 500 euro al mese e che 10 milioni di pensionati (fondo lavoratori dipendenti privati) percepiscono mediamente meno di 1.000 euro al mese. Anche se l’Inps è in attivo le pensioni non vengono rivalutate e sono pesantemente erose dal costo della vita.Quello del futuro pensionistico dei giovani è un problema reale, figlio del lavoro precario che il governatore della Banca d’Italia, uomini esperiti e politici, dal Pdl al Pd, vorrebbero risolvere con la previdenza integrativa. Infatti lamentano che solo il 25% dei lavoratori è iscritto ai fondi. Fondi che continuano a produrre rendimenti inferiori a quelli del Tfr.
Noi continuiamo testardamente a difendere il sistema pensionistico pubblico in quanto solidale ed universale. Ci sono le risorse per migliorare le pensioni, per un aumento generalizzato degli importi e l’attivazione di un sistema di rivalutazione più aderente alla tipologia dei consumi degli anziani. Ci sono le risorse per ripristinare il minimo di pensione per quei lavoratori e quelle lavoratrici costretti ai lavori precari.
Quello delle pensioni e più in generale dello stato sociale, malgrado le affermazioni di Tremonti «se non ci fosse l’Inps» o di Sacconi «i conti sono in ordine», rimane questione centrale per il mondo del lavoro e la difesa dei diritti. Lor signori insistono sulla previdenza integrativa, insistono sulla diminuzione della contribuzione, varano misure che aumentano l’età per il diritto alla pensione, smantellano l’istituto delle pensioni di anzianità, mettono le mani sul Tfr conferito all’Inps, premiano gli evasori dei contributi con i condoni e le agevolazioni, usano gli avanzi del bilancio dell’Inps e dell’Inail come fossero denari dello Stato.
Le pensioni sono strettamente legate ai salari percepiti e sono salario differito. Rappresentano un legame reale tra occupati e disoccupati e l’unico vero patto solidale tra le generazioni. Un’opposizione alla destra si costruisce se sullo stato sociale e sulle pensioni matura una proposta forte, alternativa alle politiche assistenziali, familistiche, basate su forme assicurative personali sia per le pensioni come per la sanità e persino la disoccupazione.
Il singolo va responsabilizzato, non può continuare a contare sulla protezione dello Stato, è quanto sostiene il Ministro del Lavoro. Sulle pensioni è possibile costruire un grande movimento di lotta, ridare fiducia a milioni di uomini e donne, riaffermare il primato della persona sul profitto e la rendita finanziaria.
Sante Moretti, Liberazione 28.04.2010
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