Antonio Di Pietro nello stanzone del comitato acqua pubblica di Aprilia non ha mai messo piede. Non conosce le tante storie che sono cresciute dietro i tanti comitati spontanei nati negli ultimi cinque anni in Italia, per contrastare - spesso da soli - l'avvio della privatizzazione dell'acqua. Anzi, spesso l'Italia dei Valori - soprattutto in provincia di Latina - si è trovata dall'altra parte della barricata. Sarà forse per questo che sulla questione dei referendum per la ripubblicizzazione ieri ha sbattuto la porta in faccia al Forum italiano dei movimenti per l'acqua pubblica, presentando in Cassazione un proprio quesito referendario su due temi delicatissimi: acqua e nucleare.«Un vero scippo», commenta Paolo Ferrero. «Una cannibalizzazione dei movimenti», spiega un furioso Angelo Bonelli. E una spaccatura tutta interna all'Italia dei Valori, visto che la decisione Antonio Di Pietro l'ha presa il giorno prima di un esecutivo che - oggi - dovrà discutere del tema. Con una posizione dichiaratamente contraria di Luigi De Magistris e di Sonia Alfano, che hanno chiesto pubblicamente di rispettare l'autonomia del movimento per l'acqua pubblica.Ieri il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha ricevuto la risposta alla lettera che qualche giorno prima era stata recapitata al leader dell'Italia dei Valori, dopo l'annuncio della promozione di un secondo - e contrapposto - referendum sull'acqua. Una lettera dai toni glaciali, quasi formali, rifiutando l'incontro chiarificatore e confermando la presentazione di un proprio quesito. Il Forum aveva cercato nei giorni scorsi in tutti i modi di recuperare i rapporti con Di Pietro, inviando centinaia di email agli eletti nelle liste dell'Idv. Una prima risposta, positiva, era arrivata da De Magistris, contraddetto però da Di Pietro. La chiusura della lettera suona poi come una beffa: siamo disponibili ad ospitare anche i vostri moduli nei nostri banchetti.
Il tema dello scontro è in realtà molto profondo. I due quesiti referendari si differenziano sul modello di gestione delle risorse idriche che viene proposto. Per il Forum - e per il comitato di giuristi come Rodotà e Mattei - l'acqua dovrà ritornare pubblica, escludendo la gestione privata o quell'ibrido ancora più pericoloso che è la partnership pubblico-privata, elaborata nei think-tank delle multinazionali francesi alla fine degli anni '90. Con il quesito presentato ieri in Cassazione Antonio Di Pietro riconferma, invece, la sua posizione del 2006: nessuna preclusione alla gestione privata, va solo abolita l'obbligatorietà della scelta introdotta dal decreto Ronchi. «Ricordo bene la posizione di Di Pietro durante il governo Prodi - racconta Angelo Bonelli, presidente dei Verdi - quando in consiglio dei ministri, assenti i rappresentanti della sinistra - passò una prima bozza del decreto Lanzillotta, che prevedeva l'affidamento ai privati della gestione dell'acqua». Il progetto venne poi bloccato grazie all'opposizione di Verdi e di Rifondazione comunista, che imposero l'esclusione dei servizi idrici dalle liberalizzazioni.
È il senatore Paolo Brutti, responsabile ambiente dell'Italia dei Valori, a spiegare qual è il vero senso dell'iniziativa referendaria proposta da Di Pietro: «È vero, la nostra proposta è vicina a quella del Pd - racconta - perché per noi è prioritario respingere il decreto Ronchi». Ovvero l'obiettivo sembra essere più la politica anti Berlusconi che l'acqua pubblica. «Vogliamo riportare lo stato delle cose a prima del decreto Ronchi, lasciando scegliere i comuni tra le tre forme di gestione, quella pubblica, quella mista e quella privata, come aveva già stabilito il governo Prodi», spiega. Brutti va poi oltre nell'analisi dello strappo con i movimenti, spiegando quali saranno i prossimi passi: «La Corte costituzionale di fronte a due quesiti sullo stesso tema potrà convocare i due comitati per farli convergere su un unico referendum. E la nostra proposta è più vicina alla sensibilità del Pd, che sui referendum del Forum ha qualche perplessità». Dunque un assist a Bersani, con in mano lo scalpo del movimento per l'acqua pubblica, rafforzando così un'alleanza che Di Pietro oggi ritiene sempre più importante, soprattutto in vista delle elezioni del 2013. Una partita comunque aperta, dove i comitati e le associazioni del Forum potranno giocare un ruolo da protagonisti, soprattutto dopo la vittoria di Aprilia.
Il tema dello scontro è in realtà molto profondo. I due quesiti referendari si differenziano sul modello di gestione delle risorse idriche che viene proposto. Per il Forum - e per il comitato di giuristi come Rodotà e Mattei - l'acqua dovrà ritornare pubblica, escludendo la gestione privata o quell'ibrido ancora più pericoloso che è la partnership pubblico-privata, elaborata nei think-tank delle multinazionali francesi alla fine degli anni '90. Con il quesito presentato ieri in Cassazione Antonio Di Pietro riconferma, invece, la sua posizione del 2006: nessuna preclusione alla gestione privata, va solo abolita l'obbligatorietà della scelta introdotta dal decreto Ronchi. «Ricordo bene la posizione di Di Pietro durante il governo Prodi - racconta Angelo Bonelli, presidente dei Verdi - quando in consiglio dei ministri, assenti i rappresentanti della sinistra - passò una prima bozza del decreto Lanzillotta, che prevedeva l'affidamento ai privati della gestione dell'acqua». Il progetto venne poi bloccato grazie all'opposizione di Verdi e di Rifondazione comunista, che imposero l'esclusione dei servizi idrici dalle liberalizzazioni.
È il senatore Paolo Brutti, responsabile ambiente dell'Italia dei Valori, a spiegare qual è il vero senso dell'iniziativa referendaria proposta da Di Pietro: «È vero, la nostra proposta è vicina a quella del Pd - racconta - perché per noi è prioritario respingere il decreto Ronchi». Ovvero l'obiettivo sembra essere più la politica anti Berlusconi che l'acqua pubblica. «Vogliamo riportare lo stato delle cose a prima del decreto Ronchi, lasciando scegliere i comuni tra le tre forme di gestione, quella pubblica, quella mista e quella privata, come aveva già stabilito il governo Prodi», spiega. Brutti va poi oltre nell'analisi dello strappo con i movimenti, spiegando quali saranno i prossimi passi: «La Corte costituzionale di fronte a due quesiti sullo stesso tema potrà convocare i due comitati per farli convergere su un unico referendum. E la nostra proposta è più vicina alla sensibilità del Pd, che sui referendum del Forum ha qualche perplessità». Dunque un assist a Bersani, con in mano lo scalpo del movimento per l'acqua pubblica, rafforzando così un'alleanza che Di Pietro oggi ritiene sempre più importante, soprattutto in vista delle elezioni del 2013. Una partita comunque aperta, dove i comitati e le associazioni del Forum potranno giocare un ruolo da protagonisti, soprattutto dopo la vittoria di Aprilia.
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