Rifondazione comunista di Perugia aderisce convintamente al Chernobyl Day, un’iniziativa promossa in Italia dalla Rete Nazionale Antinucleare che si terrà nelle giornate del 24-25-26 aprile in tutto il mondo con numerose iniziative e manifestazioni.
Pensiamo che l’esito del referendum dell'8-9 novembre 1987 che, di fatto, ha decretato l'abbandono del nucleare come risorsa energetica nel nostro Paese, vada non solo ricordato, ma anche rispettato. Invece il governo, guidato da meri interessi economici e speculativi, torna a riproporre, attraverso la definizione del proprio piano energetico, l’installazione di impianti nucleari sul territorio nazionale.
Ribadiamo che la presenza di centrali nucleari determinerebbe soltanto rischi pesanti per la salute della popolazione e per l'ambiente e un aumento significativo dei costi per la collettività.
In Umbria, a differenza dei nordisti padani che governano il Paese, siamo riusciti a determinare nel programma politico della coalizione di centrosinistra, che ha vinto le elezioni regionali, un “no” chiaro al nucleare e la necessità di lavorare sulle fonti rinnovabili. Ciò attraverso la valorizzazione delle risorse energetiche offerte dal territorio, promuovendo quindi la realizzazione di impianti di produzione di energia con tecnologia fotovoltaica, eolica, idroelettrica, solare termodinamica e impianti alimentati da biomassa.
I soggetti pubblici regionali devono contribuire all’individuazione dei siti idonei alla realizzazione dei grandi impianti, valutandone attentamente il loro impatto ambientale; devono rendersi fautori dello sviluppo e della diffusione di micro e mini impianti di produzione di energia. Devono, infine, essere responsabili dello sviluppo della green economy, contribuendo, anche attraverso investimenti pubblici alla creazione dei “green jobs”.
Questo è un dovere e non un’utopia, come dimostra lo sviluppo della green economy in Germania, con la creazione di più di un milione di posti di lavoro e di migliaia di nuove aziende ad alto contenuto tecnologico. Seguire altre strade significa perdere l’opportunità di uno sviluppo economico sostenibile, perdere un enorme quantità di posti di lavoro, mai così necessari a superare l’attuale crisi.
Pensiamo che l’esito del referendum dell'8-9 novembre 1987 che, di fatto, ha decretato l'abbandono del nucleare come risorsa energetica nel nostro Paese, vada non solo ricordato, ma anche rispettato. Invece il governo, guidato da meri interessi economici e speculativi, torna a riproporre, attraverso la definizione del proprio piano energetico, l’installazione di impianti nucleari sul territorio nazionale.
Ribadiamo che la presenza di centrali nucleari determinerebbe soltanto rischi pesanti per la salute della popolazione e per l'ambiente e un aumento significativo dei costi per la collettività.
In Umbria, a differenza dei nordisti padani che governano il Paese, siamo riusciti a determinare nel programma politico della coalizione di centrosinistra, che ha vinto le elezioni regionali, un “no” chiaro al nucleare e la necessità di lavorare sulle fonti rinnovabili. Ciò attraverso la valorizzazione delle risorse energetiche offerte dal territorio, promuovendo quindi la realizzazione di impianti di produzione di energia con tecnologia fotovoltaica, eolica, idroelettrica, solare termodinamica e impianti alimentati da biomassa.
I soggetti pubblici regionali devono contribuire all’individuazione dei siti idonei alla realizzazione dei grandi impianti, valutandone attentamente il loro impatto ambientale; devono rendersi fautori dello sviluppo e della diffusione di micro e mini impianti di produzione di energia. Devono, infine, essere responsabili dello sviluppo della green economy, contribuendo, anche attraverso investimenti pubblici alla creazione dei “green jobs”.
Questo è un dovere e non un’utopia, come dimostra lo sviluppo della green economy in Germania, con la creazione di più di un milione di posti di lavoro e di migliaia di nuove aziende ad alto contenuto tecnologico. Seguire altre strade significa perdere l’opportunità di uno sviluppo economico sostenibile, perdere un enorme quantità di posti di lavoro, mai così necessari a superare l’attuale crisi.
Enrico Flamini, segretario provinciale PRC Perugia
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