I quesiti presentati dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua non riguardano solo provvedimenti adottati dall'attuale governo ma chiedono anche l'abrogazione di norme introdotte dal governo di centrosinistra.
Ne' di destra, ne' di sinistra, solo acqua fresca. Parafrasando uno slogan utilizzato dai giovani di Taranto contro l'inquinamento dell'aria in quella fetta di Puglia, i tre quesiti referendari contro la privatizzazione dell'acqua presentati questa mattina presso la Fnsi dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua, non riguardano soltanto provvedimenti adottati dall'attuale governo di centrodestra. I quesiti chiedono infatti l'abrogazione di norme introdotte anche dal governo di centrosinistra. Questo per dimostrare, spiegano gli organizzatori, che non si tratta di una battaglia tra fronti politici ma di una campagna per la difesa di un diritto dei cittadini. Questi i tre quesiti.
Primo quesito: fermare la privatizzazione dell'acqua Nel quesito presentato si propone l'abrogazione dell'art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
Si tratta, spiegano gli organizzatori, dell'ultima normativa approvata dal governo Berlusconi che stabilisce come modalita' ordinarie di gestione del servizio idrico l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o l'affidamento a societa' a capitale misto pubblico-privato, all'interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. "Abrogando questa norma - spiega il Forum -, si contrasta l'accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici di questo Paese".
Secondo quesito: aprire la strada della ripubblicazione Si propone l'abrogazione dell'art. 150 (quattro commi) del D.Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al sevizio idrico integrato.
L'articolo definisce come uniche modalita' di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Societa' per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale internamente pubblico. "L'abrogazione - spiegano gli organizzatori - non consentirebbe piu' il ricorso ne' alla gara ne' all'affidamento della gestione a societa' di capitali, favorendo il percorso verso l'obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunita' locali".
Si tratta, spiegano gli organizzatori, dell'ultima normativa approvata dal governo Berlusconi che stabilisce come modalita' ordinarie di gestione del servizio idrico l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o l'affidamento a societa' a capitale misto pubblico-privato, all'interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. "Abrogando questa norma - spiega il Forum -, si contrasta l'accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici di questo Paese".
Secondo quesito: aprire la strada della ripubblicazione Si propone l'abrogazione dell'art. 150 (quattro commi) del D.Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al sevizio idrico integrato.
L'articolo definisce come uniche modalita' di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Societa' per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale internamente pubblico. "L'abrogazione - spiegano gli organizzatori - non consentirebbe piu' il ricorso ne' alla gara ne' all'affidamento della gestione a societa' di capitali, favorendo il percorso verso l'obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunita' locali".
Terzo quesito: eliminare i profitti dal bene comune acqua Si propone l'abrogazione dell'art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico e' determinata tenendo conto dell' "adeguatezza della remunerazione del capitale investito".Con questo comma, spiega il Forum, si consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. "Abrogando questa parte dell'articolo - spiegano - si eliminerebbe il 'cavallo di Troia' che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici".
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