Sabato 24 aprile, Roma, largo Argentina. Si ferma l'autobus, la signora Camilla scende. Si avvia sotto la pioggia. Con passo lento ma determinato. Rifiuta il volantino, sa già cosa fare. Muove verso il banchetto e firma i referendum per l'acqua. Poi si volta e ripercorre il cammino verso l'autobus. «Adesso posso tornare a casa» dice prima di salirvi. La signora Camilla ha 90 anni. Come lei, nel primo week end di raccolta firme, altre centomila fra donne e uomini di tutto il Paese, di diversa età e di differente storia personale, hanno firmato, dopo interminabili code, ai banchetti dei referendum per l'acqua.
In una conferenza stampa, il segretario del Pd, Bersani, dice di guardare con simpatia chi raccoglie le firme, ma annuncia una petizione e una proposta di legge per riaggiustare la legislazione sull'acqua. In un'intervista, il presidente dell'Italia dei Valori, Di Pietro, conferma che partirà con un suo referendum separato sull'acqua, per modificare l'ultima legge, lasciando inalterato il quadro di mercificazione dell'acqua e del servizio idrico in questo Paese.
C'è qualcosa che non funziona. Qualcosa che Bersani e Pietro si ostinano a non capire. Qualcosa che la signora Camilla e i centomila hanno capito benissimo. Perché qui non si tratta di «petire» perché qualcuno ascolti. Come non si tratta di agitare temi o bandiere da usare sul mercato della politica o della visibilità di partito. E non c'è nulla da aggiustare nell'esistente. Le donne e gli uomini, consapevoli e informati, che hanno riempito i banchetti del fine settimana dicono a chiare lettere che l'esistente non va per niente bene, che va cambiato radicalmente, che l'acqua dev'essere pubblica. Vogliono che un bene essenziale come l'acqua sia sottratto al mercato. Vogliono che sull'acqua nessuno faccia profitti.Senza se e senza SpA. Forse Bersani e Di Pietro dovrebbero ogni tanto disertare Porta a porta e aprire per una volta le finestre: scoprirebbero le migliaia di donne e uomini che sono impegnati in questa campagna. Molti di loro sono alla loro prima esperienza di attivismo sociale. Alcuni di loro, più che benvenuti, sono iscritti ai loro partiti. Scoprirebbero la straordinaria realtà di una grande coalizione sociale dal basso capace di intercettare, senza padrini politici e senza i grandi mass media, un'esigenza reale e diffusa di partecipazione, un bisogno reale di democrazia, una dignità non sopita.
La realtà che manca ai due onorevoli è quella di una grande narrazione sociale sull'acqua e i beni comuni che in questi anni ha attraversato i territori di questo Paese, ha mobilitato energie e intelligenze, ha costruito nuove relazioni e appartenenze. E una forte domanda di futuro.Ma facciano pure, l'On. Bersani e l'On. Di Pietro. Noi siamo altro e, dopo queste due straordinarie prime giornate di campagna, ne siamo ancor più certi e consapevoli. Loro sono il passato, quello che non lascerà tracce. Noi guardiamo al futuro e portiamo con noi la memoria migliore. La signora Camilla, appunto.
In una conferenza stampa, il segretario del Pd, Bersani, dice di guardare con simpatia chi raccoglie le firme, ma annuncia una petizione e una proposta di legge per riaggiustare la legislazione sull'acqua. In un'intervista, il presidente dell'Italia dei Valori, Di Pietro, conferma che partirà con un suo referendum separato sull'acqua, per modificare l'ultima legge, lasciando inalterato il quadro di mercificazione dell'acqua e del servizio idrico in questo Paese.
C'è qualcosa che non funziona. Qualcosa che Bersani e Pietro si ostinano a non capire. Qualcosa che la signora Camilla e i centomila hanno capito benissimo. Perché qui non si tratta di «petire» perché qualcuno ascolti. Come non si tratta di agitare temi o bandiere da usare sul mercato della politica o della visibilità di partito. E non c'è nulla da aggiustare nell'esistente. Le donne e gli uomini, consapevoli e informati, che hanno riempito i banchetti del fine settimana dicono a chiare lettere che l'esistente non va per niente bene, che va cambiato radicalmente, che l'acqua dev'essere pubblica. Vogliono che un bene essenziale come l'acqua sia sottratto al mercato. Vogliono che sull'acqua nessuno faccia profitti.Senza se e senza SpA. Forse Bersani e Di Pietro dovrebbero ogni tanto disertare Porta a porta e aprire per una volta le finestre: scoprirebbero le migliaia di donne e uomini che sono impegnati in questa campagna. Molti di loro sono alla loro prima esperienza di attivismo sociale. Alcuni di loro, più che benvenuti, sono iscritti ai loro partiti. Scoprirebbero la straordinaria realtà di una grande coalizione sociale dal basso capace di intercettare, senza padrini politici e senza i grandi mass media, un'esigenza reale e diffusa di partecipazione, un bisogno reale di democrazia, una dignità non sopita.
La realtà che manca ai due onorevoli è quella di una grande narrazione sociale sull'acqua e i beni comuni che in questi anni ha attraversato i territori di questo Paese, ha mobilitato energie e intelligenze, ha costruito nuove relazioni e appartenenze. E una forte domanda di futuro.Ma facciano pure, l'On. Bersani e l'On. Di Pietro. Noi siamo altro e, dopo queste due straordinarie prime giornate di campagna, ne siamo ancor più certi e consapevoli. Loro sono il passato, quello che non lascerà tracce. Noi guardiamo al futuro e portiamo con noi la memoria migliore. La signora Camilla, appunto.
Marco Bersani, Attac Italia - Forum italiano dei movimenti per l'acqua
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