«La scuola non ha soldi»
Studenti sul piede di guerra, genitori che hanno votato sì «perché non c'era alternativa», e un preside che si giustifica prendendo in mano il bilancio degli ultimi tre anni: «Dunque, i nostri crediti nei confronti dello Stato arrivano a 100 mila euro. Cos'altro posso fare?». Istituto Enrico Fermi di Verona, un tecnico professionale di solida tradizione, che ha sfornato provetti odontoiatri e preparati bio-chimici. Ma da qualche anno le cose stanno franando, tanto che la scorsa settimana i genitori si sono visti recapitare una circolare con cui si informa che i corsi di recupero estivi, per chi ne avrà bisogno, saranno a pagamento. E saranno cari: 100 euro a persona. «Non esiste, il preside sbaglia non può far pagare a noi il problema che ha con lo Stato - si indigna Alessandro Sorio della Rete degli studenti - E mi chiedo: ma quanto costano questi corsi? Come vengono gestiti i soldi?». Stamattina è previsto un volantinaggio in istituto, poi l'idea degli studenti è mettersi in contatto con le altre scuole. Perché a Verona come altrove i «contributi volontari» a carico delle famiglie lievitano di mese in mese. Sabato scorso genitori e studenti sono scesi in piazza per denunciare che «la scuola pubblica va a rotoli». Prima i soldi chiesti all'atto di iscrizione, ora anche per i corsi durante l'estate. Corsi che la scuola deve attivare, ma a cui non è obbligatorio partecipare: «Gli studenti però li frequentano, è il modo migliore per prepararsi all'esame di settembre», dice Alessandro. Ma, certo, 100 euro è una bella cifra, non è detto che tutti possano permettersela, anche perché i crediti accumulabili sono tre prima della bocciatura. «Il contributo rappresenta un motivo in più per gli studenti per impegnarsi a raggiungere la sufficienza», si augura il dirigente Antonio Ciampini nella circolare inviata ai genitori. Ma non è difficile capire che chi accumula più crediti, spesso, è anche lo studente più debole socialmente, probabilmente quello che meno può permettersi di pagare i corsi.« Abbiamo detto sì a malincuore ma non c'era alternativa. La scuola soldi non li ha e francamente pagare il corso di recupero è il minimo - dice Elisabetta Dell'Aera, presidente del Comitato genitori - la mia preoccupazione è un'altra: che succede se si rompe una macchina dei laboratori? Chi paga? Quest'anno ho chiesto che venisse messo nero su bianco quanto dovrebbe essere il contributo volontario dei genitori perché la scuola possa vivere con agio. La risposta è stata: 400 euro a persona. Ho detto tutto». All'inizio dell'anno, invece, i genitori del Fermi pagano 270 euro, 210 chi si iscrive alla prima classe. «In questo modo recuperiamo 140 mila euro all'anno, tutti soldi che utilizziamo esclusivamente per acquistare materiale per i laboratori. Faccio presente che tenere in piedi una coltura di batteri costa 16 mila euro. - spiega il dirigente Ciampini - I conti sono questi: un corso di recupero costa 900 euro, i ragazzi sono in media 9 a corso. Ecco spiegati i 100 euro». Non gli piace questa storia, chiedere soldi alle famiglie pesa anche a lui: «Ma sono un servitore dello Stato, non voglio esprimere giudizi». I bilanci però sono lì, e gridano vendetta: la scuola aspetta ancora i soldi per gli esami del 2008. «Non per vantarmi, ma questa è una scuola che ha sfornato eccellenze - dice Ciampini - E per garantirle i soldi servono. Fino all'anno scorso spendevamo anche 50 mila euro per i nostri laboratori. Quest'anno 10 mila».
La storia del Fermi mette in evidenza la vera emergenza dei tecnici e dei professionali: gestire una scuola che deve offrire una formazione anche pratica costa di più. Proprio questi istituti, che tradizionalmente intercettano un'utenza più difficile, finiscono per chiedere contributi più salati alle famiglie. «Una vera e propria tassazione indiretta, che dovrebbe essere calcolata quando il governo dice di aver tagliato le tasse», sottolinea la responsabile Flc Cgil di Verona Anna Paola Marconi. Il ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini aveva definito la pratica dei contributi volontari «lamentosa» e aveva annunciato per il prossimo anno lo stanziamento di 10 milioni di euro: peccato che i crediti delle scuole siano arrivati a circa 1 miliardo e mezzo.
La storia del Fermi mette in evidenza la vera emergenza dei tecnici e dei professionali: gestire una scuola che deve offrire una formazione anche pratica costa di più. Proprio questi istituti, che tradizionalmente intercettano un'utenza più difficile, finiscono per chiedere contributi più salati alle famiglie. «Una vera e propria tassazione indiretta, che dovrebbe essere calcolata quando il governo dice di aver tagliato le tasse», sottolinea la responsabile Flc Cgil di Verona Anna Paola Marconi. Il ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini aveva definito la pratica dei contributi volontari «lamentosa» e aveva annunciato per il prossimo anno lo stanziamento di 10 milioni di euro: peccato che i crediti delle scuole siano arrivati a circa 1 miliardo e mezzo.
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